Ieri, dopo qualche ora dalla pubblicazione dell’articolo “Una donna si è umiliata in piazza Cavour”, una persona ha chiesto di avere la bolletta per andarla a pagare e liberare dall’angoscia la protagonista della nostra storia, a questo punto, a lieto fine. A proposito, vi lascio immaginare la reazione della signora che ha “supplicato” senza piangere, ma alla buona notizia il pianto è stato incontenibile.
Tutto è bene quel che finisce bene, con qualche considerazione. Nel fatto raccontato ci sono personaggi principali, ci sono la donna, il marito e il figli, c’è il “benefattore”, ma ci sono anche figure meno visibili che non vogliono guadagnare la scena, c’è l’amministrazione e il consiglio comunale e i diritti dei cittadini, primo tra tutti, quello, scritto e non scritto, alla solidarietà.
Non è la prima volta che riporto sulla pagina del giornale gli appelli dell’arciprete, don Mimmo Zambito, o le notizie sulla Tenda del Padre Abramo. Storie dolorose che hanno trovato sempre una risposta generosa tra i lettori.
Ovviamente, la solidarietà dei cittadini soddisfa singoli casi, mentre sarebbe utile aggredire il fenomeno nella sua interezza. Favara ha un milione di problemi ai quali la politica ne aggiunge nuovi senza mai toccare la sorte capitale. Oggi il problema principe è la povertà, che bisogna affrontare. Nessuno si illude sulle facili soluzioni, ma si può iniziare a discutere di servizi e dei relativi costi, di pesatura della povertà come suggerisce l’assessore Pullara, di destinare una parte di compensi politici ad un fondo in favore della fascia debole, come ha annunciato il sindaco senza che ci sia stato un seguito.
Sarebbe auspicabile che la politica parlasse del particolare fenomeno, così come ne parla tutta la città.
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