Aliquote Tari e piano economico gestione rifiuti, le ragioni del no del gruppo Mpa che annuncia il voto contrario anche sul consuntivo
“Tante, troppe le incongruenze, le anomalie e le criticità riscontrate all’interno del quadro economico e finanziario sulla gestione dei rifiuti, per poterlo condividere ed approvare”. Il gruppo consiliare Mpa spiega le ragioni per le quali lunedì scorso ha contribuito, col proprio voto contrario, a bocciare un piano arrivato in Aula blindato, predisposto dagli Uffici competenti di Palazzo dei Giganti, e a non esitare positivamente la conseguente proposta, anche questa senza margini di manovra, per la determinazione delle tariffe Tari per il 2014.
“I dubbi e le perplessità – spiegano Aurelio Trupia, Alfonso Vassallo e Riccardo Mandracchia – riguardano numeri e pianificazioni, a nostro giudizio, avvolti da nubi e ombre, impossibili, tra l’altro, da allontanare dal momento che gli atti deliberativi, come sempre, arrivano in Aula il giorno prima della scadenza, quasi fosse una strategia, un metodo per metterci con le spalle al muro. Come di consueto, lo denunciamo, il Consiglio comunale non viene messo nelle condizioni, ci riferiamo alla tempistica, di potere svolgere con efficacia e serenità le proprie funzioni istituzionali. Dando uno sguardo al prospetto dei costi – affermano i tre consiglieri del Movimento per l’Autonomia – saltano subito agli occhi voci e passaggi a dir poco chiari. Rispetto, ad esempio, al piano del 2013, in quello per l’anno in corso non trova posto la spesa di 540 mila euro relativa al servizio per il potenziamento estivo. E siamo così al primo punto di contestazione: perché, in assenza di questo esborso, il costo generale del servizio resta invariato? La somma complessiva continua infatti a segnare 14 milioni e 500 mila euro. Ed ancora, nel 2013 è stata inserita una cifra pari a 400 mila euro per fronteggiare eventuali somme non introitate relative al pagamento del tributo. Quest’anno è di 700 mila euro. Che senso ha, ci interroghiamo noi, attivare un fondo così limitato, che risulta assolutamente inadeguato rispetto al buco già venutosi a creare. Su 10 milioni di euro già bollettati in acconto, con scadenze luglio e settembre, sono stati incamerati appena 4 milioni di euro. E allora la logica suggerirebbe una seria riflessione: o si stanzia una “riserva” consistente, oppure i 700 mila euro, assieme ai 540 mila euro, si sarebbero potuti utilizzare per ridurre il costo del servizio e quindi per intervenire a ribasso sulle aliquote da applicare a carico dei contribuenti. E le nostre osservazioni non finiscono qui – sottolineano Trupia, Vassallo e Mandracchia – non ci convince la questione legata agli ammortamenti degli automezzi. Nessuno ci sa dire quanti sono? E poi dopo 4 anni il processo si esaurisce. Qui invece la storia va avanti dal 2005. Parliamo di una cifra di oltre 900 mila euro. Anche sulla revisione dei prezzi ci sarebbe da soffermarsi. Un altro passaggio non coerente riguarda il numero delle utenze: si parte da una base di 20.412 di 9 anni fa, oggi superiamo le 35.500. Eppure la tariffa non subisce alcuna diminuzione a fronte anche di una riduzione nella quantità dei rifiuti raccolta: si è passati dalle 34.588 tonnellate del 2007 alle attuali 31.827. Non comprendiamo neppure in virtù di quale normativa sia stata stabilita, per la distribuzione del costo del servizio, la percentuale a carico delle utenze domestiche e di quelle non domestiche, penalizzando di fatto pesantemente le seconde. Troviamo infine non in linea il costo sostenuto per attuare la raccolta differenziata, che in città raggiunge appena l’8%. Per provvedere alla raccolta differenziata di 3.204 tonnellate di rifiuti la spesa in un anno ammonta a quasi 1 milione e mezzo di euro, mentre il conferimento in discarica di 28.000 tonnellate di RSU ha un onere che si aggira sui 2 milioni di euro. Fermo restando che noi siamo per la differenziata – chiariscono i tre consiglieri autonomisti – evidentemente le proporzioni non reggono”.
E a proposito di numeri, il gruppo consiliare Mpa stringe l’obiettivo anche su quelli che compongono il conto consuntivo 2013 che si trova all’esame di aula Sollano. “Non rispecchiano la realtà effettiva in cui versa l’Ente sotto l’aspetto finanziario ed economico – tuonano Trupia, Vassallo e Mandracchia – siamo di fronte ad un bilancio dopato: a determinarlo in particolare concorrono i residui attivi. I crediti inesigibili vanno eliminati, anche perché a partire dal prossimo anno entrerà in vigore una nuova normativa che impone di avviare una seria scrematura con la sola inclusione di quelle poste in entrata che si potranno incassare nell’esercizio corrente. Per non parlare della pratica per il riconoscimento dei debiti fuori bilancio, diventata al Comune di Agrigento incredibilmente una procedura ordinaria di pagamento. E infine le indicazioni e le raccomandazioni della Corte dei Conti – concludono Trupia, Vassallo e Mandracchia – non hanno fin qui trovato alcun riscontro nelle azioni correttive da dovere applicare”.
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Mpa: Le ragioni del nostro no all'aliquota Tari e piano economico rifiuti
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