venerdì, 14 Novembre 2025
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    Ordinanza Cga in favore di ‘Ted Formazione professionale’ chiude epopea posto transitorio al Ciapi e monopolio pubblico

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    Si profila la revoca in autotutela del finanziamento di 35 milioni di euro per evitare il danno erariale?
    L’Ordinanza n.23 pronunciata il 14 gennaio scorso dal Consiglio di giustizia amministrativa (Cga) per la Regione siciliana in sede giurisdizionale è la pietra tombale su due anni di scelte folli e scellerate del Governo regionale guidato dal presidente Rosario Crocetta nel settore della formazione professionale. Un effetto domino, difatti, potrebbe abbattersi sul settore ed aggravare il fronte del dramma sociale. Circa 700 lavoratori potrebbero ritrovarsi senza lavoro.
    Adesso si aprirà una nuova partita e sarà dura per i lavoratori coinvolti nel progetto ‘Prometeo’ perché l’amministrazione regionale potrebbe valutare di revocare il finanziamento in autotutela per evitare il danno alle Casse dell’Erario pubblico. Infatti, riconoscendo le ragioni dell’ente “Ted Formazione professionale”, rappresentato ed assistito dall’avvocato Carlo Comandè del Foro di Palermo nel ricorso n.811 del 2014 e accogliendo l’istanza cautelare di primo grado, i giudici amministrativi hanno, evidentemente, sancito ‘il comportamento contraddittorio tenuto dall’amministrazione regionale’.
    Questo significa, in poche parole, che i 35 milioni di euro, rastrellati attraverso le revoche ed le rinunce di taluni enti a valere sulla prima annualità dell’Avviso 20/2011, destinati dal Governo regionale al Ciapi di Priolo con delibera di giunta n.374 del 18 novembre 2013, dovrebbero, invece, essere assegnati, attraverso lo scorrimento della graduatoria del citato Avviso – secondo quanto previsto dagli articolo 4 e 8 – dall’amministrazione regionale in favore degli enti formativi utilmente collocati nella graduatoria dei soggetti idonei ma non finanziabili. E per farlo, il dirigente generale del dipartimento Formazione professionale potrebbe decidere di revocare, come dicevamo in autotutela il finanziamento di 35 milioni di euro al Ciapi, sospendendo così le attività corsuali. Il dilemma adesso è danno erariale o danno agli allievi che stanno frequentando i corsi di formazione professionale ed ai circa 700 operatori che da metà ottobre del 2014 hanno ripreso a lavorare. La questione sarà definita in sede di merito dal Tribunale amministrativo regionale, che avrà il compito di fissare una data per la discussione della questione, così come stabilito nella citata ordinanza n.23/2015 del Cga. Ed intanto l’amministrazione regionale dovrà decidere sul da farsi. Se si tiene conto della natura di “lex specialis” dell’Avviso 20, come abbiamo già sottolineato in altra parte del giornale, la violazione da parte dell’assessorato alla Formazione professionale sarebbe grave, atteso che è obbligo anche dell’amministrazione appaltante il rispetto delle norme contenute nel bando pubblico. cosa che non è avvenuta con gravissimi risvolti anche dal punto di vista sociale in un settore oramai alla deriva amministrativa oltre che sociale.
    Ed allora senza fronzoli e giri di parole è giunto il momento di affrontarle alcune amare e scomode verità.
    È fallita la legalità, il rispetto delle leggi e prima o pio, fortunatamente, la giustizia arriva.
    Questo è il grande insegnamento di questa ordinanza.
    Troppi apprendisti stregoni, non si persegue più la cultura del ragionamento ma solo quello della soluzione pret-a-porter. Da questa consuetudine non si sono sottratti i sindacati che, con il dovuto distinguo per taluni, si sono prestati alla liturgia da apprendisti stregoni. Ragionamento che vale anche per tanti lavoratori che si sono messi a inseguire neo sindacati, neo comitati di base e non solo, che si sono dilettati a scrivere su blog, giornaletti online, su chat, con commenti al limite dell’inverosimile, provocando in taluni casi il fallimento di enti formativi dove lavoravano, non rendendosi conto del danno che andavano a provocare a loro stessi: diciamocelo chiaro ma di queste persone chi ne vorrà più sapere?
    Operatori divenuti oggetto-ostaggio di strumentalizzazioni altrui che affondando i colpi sul dramma della ricerca di un lavoro sicuro hanno contribuito a destabilizzare il sistema nell’intento di distruggerlo danneggiando proprio tali lavoratori.
    E gli unici a pagare, purtroppo,le conseguenze di tutto questo sfascio sono stati proprio i lavoratori, oggi abbandonati a se stessi. E la riprova è che su questo tipo di lavoratori regna l’ipocrisia politica e la distanza dal dramma sociale. Oggi si trovano i soldi e le soluzioni per tutti, precari e bacini vari, meno che per i lavoratori della Formazione professionale. Cruda verità che trova conferme nel mondo politico.
    Si sa oramai con chiarezza che la politica non ne vuole sapere più nulla perché i soggetti che hanno affossato gli enti dove lavoravano li considerano oramai inaffidabili.
    Qualche voce si è levata di recente nel mondo politico in tal senso con un tenore tanto drastico quanto incontrovertibile: di gente che tradisce il proprio datore di lavoro non ne vuole sapere niente nessuno.
    È amaro da digerire, è pesante da raccontare, ma è la sacrosanta verità che abbiamo il dovere di riferire così com’è. Quella verità che spesso è emersa passeggiando nei corridoio di Palazzo dei Normanni ogni qual volta si è cercato di sensibilizzare la politica regionale ad intervenire legislativamente per risanare il settore oramai in caduta libera.
    Con quest’ultima ordinanza emessa dal Cga in favore dell’ente formativo ‘Ted Formazione professionale’ la grande epopea del Ciapi appare davvero conclusa miseramente. Così come appare definitivamente tramontato il sogno di un datore di lavoro pubblico che potesse assorbire, anche temporaneamente, i lavoratori dopo il fallimento dei propri enti.
    Ed intanto, in tanti hanno dimenticato (volutamente?) il procedimento amministrativo che è regolamentato dalla legge n.241 del 7 agosto 1990 e successive modifiche ed integrazione e in Sicilia dalle legge regionale n.10 del 30 aprile 1991.
    Nonostante fosse stata emanata a suo tempo una disciplina sulla tempistica nell’azione dell’amministrazione regionale, né per tempi, né per modi, né per forme, nulla è stato rispettato.
    Basta vedere il cittadino come viene trattato il giorno di ricevimento in assessorato regionale alla formazione professionale dagli uffici. Funzionari che spesso capita di riscontrare che non sono presenti perchè impegnati ed affaccendati ad altro. Oppure si assiste, mal volentieri, al rimpallo di competenze e responsabilità tra un piano e l’altro e tra diversi servizi. Fascicoli stipati tra corridoi, antibagni, scale e balconi. Senza dimenticare che il dipartimento Formazione professionale è inondato costantemente da nuovi volti di cui non si conosce la provenienza né la funzione.
    Quello appena descritto non è altro che il contenuto di un modo per certi versi perverso che spiega il modo di agire degli ultimi anni del Governo regionale e dell’amministrazione nel settore della Formazione professionale.
    La richiamata ordinanza n.23/2015 chiama in causa, questa volta, non solo il presidente della Regione Rosario Crocetta, non solo l’assessore al ramo pro tempore e quindi il dirigente generale del tempo ma anche l’intera giunta che all’epoca dei fatti ha deliberato l’assegnazione di 35 milioni di euro al Ciapi di Priolo per la realizzazione del progetto Prometeo.
    Quale soluzione si prospetta per i lavoratori? La verità è che tutto questo casino è stato messo in piedi per massacrare gli enti, forse. Quello che è accaduto invece è il massacro dei lavoratori e non degli enti alla luce della lettura dell’Ordinanza del Cga. E poi va detto senza timore che il Governo regionale ha fallito perché non è riuscito a garantire l’offerta formativa, che ricordiamo è servizio di rilievo pubblico.
    L’esecutivo guidato dal Governatore Crocetta ha fallito perché non è riuscito a garantire un’altra opportunità ai lavoratori che avevano prestato nel posto pubblico al Ciapi rinunciando agli incarichi presso gli enti formativi nella speranza di restare all’ente di formazione della Regione siciliana.
    Lavoratori ex dipendenti di Cefop, per esempio, o dello Ial per citare gli enti più grandi che operavano in Sicilia, senza dimentica Anfe Catania e la galassia degli enti formativi che ruotava intorno al personaggio politico Francantonio Genovese, un esercito di oltre 2000 lavoratori che avevano inseguito il pifferaio magico che l’aveva illusi con il posto pubblico al Ciapi. Ed adesso che succederà? Questi lavoratori hanno patito abbastanza il dramma della mancata retribuzione e dell’incertezza sul futuro lavorativo, adesso basta. Si facci qualcosa per evitare danni peggiori.
    E c’è di più. Va ricordato che i primi stipendi i lavoratori, impegnati nel progetto Prometeo, li hanno ricevuti nel mese di dicembre 2014 a valere sull’attività prestata a partire da metà ottobre scorso. Pagamenti autorizzati dall’attuale dirigente generale del dipartimento Formazione professionale, Gianni Silvia. Questo significa anche che gli effetti del provvedimento della magistratura amministrativa di secondo grado potrebbero interessare anche l’operato dell’attuale vertice amministrativo del dipartimento Formazione professionale per l’eventuale presunto danno erariale che potrebbe consumarsi.
    È fallita la legalità, il rispetto delle leggi e prima o poi, fortunatamente, la giustizia arriva. Ed è arrivata, questa ordinanza difatti, lascia un grande insegnamento.
    Con quest’ultima ordinanza la grande epopea del Ciapi appare davvero conclusa miseramente. Così come appare definitivamente tramontato il sogno di un datore di lavoro pubblico che potesse assorbire, anche temporaneamente, i lavoratori dopo il fallimento dei propri enti.
    È chiaro a questo punto il fallimento del Governo regionale e dei partiti che lo sostengono all’Ars e del piano volto a cancellare il sistema formativo senza un progetto serio di riforma legislativa ma semplicemente trasformando il modello misto in monopolio pubblico del settore.
    Potrebbe rivelarsi addirittura una norma inutile l’articolo 14 della legge regionale 11 giugno 2014, n 14 , accolta con applausi e sorrisi, che ha assegnato competenze in ‘house providing’ sulla gestione dell’offerta formativa e delle politiche attive del lavoro al Ciapi di Priolo. Norma inutile perché resta un fiume di licenziati, il Cga non l’ha citata e, semmai, ha avuto l’unico effetto di sottrarre agli enti formativi la gestione delle politiche attive del lavoro costringendoli a sospendere o licenziare lavoratori dipendenti. E comunque la si voglia considerare anche questa norma, come le altre scelte del Governo regionale, ha avuto il solo effetto di ricadere sui destini dei lavoratori che sono stati relegati al margine del mercato del lavoro.
    Una norma che ha avuto mille padri ma che oggi non riconosce più nessuno. Il contentino per placare gli animi che nulla ha a che spartire con la soluzione al problema occupazionale del settore che resta drammaticamente in piedi.
    Per 5000 lavoratori, di cui la gran parte ultra cinquantenni, è quasi scontata la definitiva fuoriuscita dal mercato del lavoro.

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