“Nous sommes”, la straordinaria manifestazione per la pace e la fratellanza tra i popoli di diversa religione e cultura voluta dai frati francescani , da fra Giuseppe e dalla collettività dei migranti, dagli imam Rhaziane e Driss, si è chiusa con momenti di gioia condivisa, di interventi e di testimonianze. Una più di ogni altra ha conquistato l’attenzione della sala affollata del Boccone del povero, quella della ragazza con il velo. Siamo andati a cercarla e abbiamo ottenuto dai genitori le dovute autorizzazioni a pubblicarne la foto, trattandosi di una minorenne. Desideriamo far rivivere a chi c’era e far conoscere ai lettori l’emozione di quel momento.
Sono trascorsi sei giorni dall’indimenticabile e irripetibile 26 Febbraio scorso, ma vale ancora la pena di “ascoltare” il messaggio di Hind.
“Prima cosa, grazie a Dio per avermi dato l’opportunità di essere davanti ai miei fratelli, italiani e musulmani. Seconda cosa, grazie a mamma e papà che non mi obbligano ad indossare il velo. E’ stata una mia scelta.
Non nascondo che ho provato un po’ di disagio il primo giorno di scuola, andando con il velo. Alcuni miei compagni hanno iniziato a provocarmi e ad allontanarmi, non mi volevano tra di loro. Stavo per essere vittima del bullismo a causa del mio velo. Ringrazio i professori e soprattutto la preside per avermi aiutato a superare il mio problema, spiegando che ognuno deve rispettare la religione degli altri, perché siamo tutti uguali.
Insomma, voglio dire che il velo non è terrorismo. Il velo è un simbolo religioso.
La donna in Islam è considerata come una perla religiosa che va custodita come la purissima Maria, Madre di Gesù, pace e benedizione su di loro. Ed è stato proprio grazie alla mia religiosità che ho conquistato la fiducia dei miei compagni”.