Giuseppe Moscato
Ho sempre voluto un bene viscerale a mio padre. Non solo amore, orgoglio, stima, gratitudine che un figlio naturalmente manifesta per il proprio genitore. Ma anche ammirazione personale per quello che è stato, che ha fatto, che ha profuso e trasmesso agli altri, a me, non tanto in quanto suo figlio ma come persona che gli stava accanto, come amico, conoscente. Per il suo modo di essere persona, lavoratore, cittadino attivo e non ultimo partigiano e patriota.
Vorrei partire proprio da qui questo mio ricordo, questa riflessione su Gaetano Moscato, mio padre.
Tutto inizia da una chiacchierata con l’eccezionale Pasquale Cucchiara il quale mi racconta del lavoro di ricerca che sta portando avanti sulla Resistenza, sui valori di questo importantissimo momento storico per l’Italia, ma soprattutto sugli uomini e sulle donne di Favara che hanno contribuito a liberare l’Italia dal nazi-fascismo. Non solo e non tanto quelli già noti, i morti in battaglia o comunque già riconosciuti, ma quelli, e a suo dire sono parecchi, che hanno combattuto per la Patria senza avere un pubblico riconoscimento.
Mi chiede se io sia venuto a conoscenza nel corso dei miei tanti anni di giornalista di nomi di persone che possono essere inseriti in questa sua ricerca.
Mio padre, rispondo subito.
Ricordo che mi diceva sempre di avere fatto la II Guerra mondiale in Albania e sul fronte greco nel Genio guastatori e che appena saputo dell’armistizio aveva fatto ritorno in Italia a piedi, e che arrivato in Emilia si fermo a fare il partigiano. Un racconto che mi ha sempre affascinato, ma che si è fermato li.
Vedo Pasquale Cucchiara interessato, mi invita a proseguire.
Mi viene in ricordo il mio primo viaggio in Continente che, dopo una tappa a Napoli per le nozze di mio cugino, mi vede insieme a papà in quel di Bologna proprio per cercare traccia dei suoi trascorsi da partigiano. Ero troppo giovane, affascinato dalla grande città, interessato a vedere i monumenti e la gente e non mi ha coinvolto più di tanto sapere che cosa mio padre avesse trovato, chi abbia incontrato e che risultato ha avuto la sua ricerca documentale sulla sua attività di partigiano.
Pasquale Cucchiara mi dice che questi elementi potrebbero bastare e che effettuerà le sue ricerche. Lo vedo appassionato alla figura di mio padre, i suoi occhi gli brillano nell’apprendere che era un compagno comunista e mi invita a tracciare un suo profilo, diciamo pure un curriculum vitae per inquadrare la persona nella sua totalità.
Tra ricordi personali e l’affiorare alla mente delle cose che mio padre mi ha raccontato della sua vita, inizio a tracciare la sua storia.
Sono un fiume in piena.
E’ stato “carusu” nella miniera di zolfo dove mio nonno aveva una gabella; poi giovanotto e vero e proprio minatore. Inizia a prendere coscienza della lotta per i diritti dei lavoratori e le prime simpatie politiche per il socialismo. Quindi la guerra e la partenza per il fronte in Albania e Grecia. La Resistenza e la lotta partigiana lo ha visto partecipe e volontario nelle SAP, squadre di Azione Patriottica della Sezione di Forlì. Circa nove mesi nella campagna emiliana partecipando a diverse azioni di guerra e dando un contributo fattivo alla Liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo. Quindi il ritorno a casa e la ricostruzione.
Riprendere a lavorare in miniera o cercare altre strade. Papà sceglie la seconda ipotesi e così fa alcune esperienze lavorative in imprese impegnate nella realizzazione di strade e infrastrutture sfruttando la sua dimestichezza con gli esplosivi. Poi la decisione di intraprendere il suo “Cammino della speranza”, l’emigrazione in Belgio dove per qualche anno lavora in una miniera di carbone. Quindi la decisione di ritornare nella sua Sicilia, nella sua Favara al suo primo amore, la miniera di zolfo. Ma fare il minatore semplice gli sta stretto, così il far niente una volta ritornato a casa. Si iscrive al Partito Comunista e partecipa alla vita politica con passione e amore. Prende la tessera della Cgil e partecipa con forza alle lotte per la conquista dei diritti dei lavoratori. Il minatore semplice, come dicevo, gli va stretto e decide di andare a Caltanissetta a frequentare il corso per diventare “capomastro”. Qui conosce e diventa amico del compagno Emanuele Macaluso e con lui condivide anche le successive scelte politiche all’interno del Pci. Nella sezione di Favara è amato da tutti, specialmente dai più giovani, per tutti e “U zi Tanu cu i baffi”. Per conoscere il comunismo reale agli inizi degli anni ’70 fu tra i primi ed i pochi ad andare in Russia, a Mosca e Leningrado. Ne parlava sempre con orgoglio ed entusiasmo, ma alla domanda “Zi Tà .. com’è a Russia” prima di dare la risposta, rifletteva un po’.
La sua sete di sapere, di conoscere, di cultura lo porta, subito dopo la pensione, ha iscriversi e frequentare il corso serale presso il neonato Istituto commerciale “Nicolò Gallo” del preside Giuseppe Liotta. Sarà il più vecchio alunno della scuola, il più volenteroso e partecipe ed anche tra i più bravi e riesce a conseguite la qualifica triennale.
L’ultima battuta sulla “Svolta della Bolognina” ed il successivo passaggio dal Pci a Pds.
Mi disse: “Questo non è più il Partito per il quale io avrei dato anche la vita”.
Con Gaetano Moscato, mio padre, grazie allo studio e alla ricerca dell’eccellente Pasquale Cucchiara voglio tributare il giusto riconoscimento anche altri partigiani, patrioti figli di Favara che si sono battuti per la libertà.
Calogero Criminisi, partigiano nella Brigata Val Ellero nel cuneese; Antonio Zambito Brigata Belbo nelle Langhe; Antonio Lombardo combattente nella divisione Garibaldi in Jugoslavia; Giuseppe Lombardo che fece parte della 3^ brigata Gallarate; Carmelo Milioti della brigata Gramsci in Albania; Gaetano Montalbano della 99^ brigata; Pietro Presti benemerito della brigata Val Mongia. Giovanni Gallo catturato ed ucciso dai tedeschi proprio mentre si stava arruolando con i partigiani di Albenga, insignito di medaglia d’oro alla memoria.
Ricordati unitamente ad altri figli di Favara nel libro di Pasquale Cucchiara “Altri uomini – Storie di antifascisti e partigiani favaresi” che sarà presentato martedì 19 maggio 2015 presso la Camera dei Deputati a Roma.
3 commenti
Non solo l’ho conosciuto. Ho avuto il privilegio di essere suo amico. Lui arcigno comunista, stimava un irregolare della sinistra sociale cattolica e lo sosteneva. Mi manca e non finirò di essergli riconoscente.
Gli uomini di grande valore sono sempre ricordati dalle persone che sanno apprezzare le loro buone opere compiute per il bene della collettività umana
Grazie Domenico so quanto eravate veramente amici ex quanto mio papà ti voleva bene