“In un momento di forte crisi economica noi abbiamo deciso di raccontare la verità dei fatti. Abbiamo deciso di dire all’opinione pubblica che i tanto magnificati finanziamenti non arrivano e noi siamo, da imprenditori, i più titolati a dirlo. Dal 2007 al 2014 a livello Sicilia, in riferimento al secondo quadrimestre, si registra un meno 76,24 % di gare e un meno 78,97% di importi. Sono cifre allarmanti che denunciano la morte dell’economia siciliana. Non solo. Il poco che arriva, dicevo, viene vanificato dai ritardi della burocrazia degli Enti”. Era il mese di Ottobre del 2014, otto mesi fa, quando Carmelo Salamone presidente dell’Ance, l’associazione che riunisce i costruttori della provincia di Agrigento, aveva deciso di dare uno scossone alla politica smentendone le promesse e i proclami. Lo aveva fatto citando numeri e cifre sul disastro nel settore economico delle costruzioni. Nessuna risposta in otto mesi.
Del resto, manco a dirlo, la capacità di risposta da parte della politica regionale è peggiorata, presa come è dall’affrontare una crisi all’altra fino alla recente con le dimissioni dell’assessore Borsellino. E’ uno strano balletto che mortifica i siciliani e le loro aspettative.
Salamone ha cercato il confronto tra la classe dirigente politica e i costruttori per trovare le soluzioni migliori e rilanciare l’economia locale. A distanza di otto mesi è arrivata una sola risposta, quella del segretario della Cgil agrigentina, Massimo Raso, che ha offerto la disponibilità del sindaco nella formazione di tavoli tecnici. Mentre i diretti interessati hanno preferito il silenzio assordante. Un fatto inimmaginabile in altri territori normali. Se Carmelo Salamone avesse detto le stesse cose da rappresentante dell’Ance di Varese ci sarebbe stata la corsa al confronto con la politica. Ma siamo ad Agrigento, regno della rassegnazione, dove buona parte dei politici ha un suo orticello da curare e difficilmente è disponibile all’analisi del territorio e all’ascolto degli amministrati. C’è una sorta di pretesa ad amministrare privi di qualsiasi conoscenza del cittadino amministrato. I voti non si conquistano con la ricerca delle migliori soluzioni per la gente, ma curando, dicevamo, ognuno il suo piccolo orticello, salvo una volta eletti a flagellare gli ortolani di tutti gli orti dell’Isola.
Resta in piedi l’invito di Carmelo Salamone alla politica. Gli investitori hanno bisogno di leggi piuttosto di vaghe promesse. Leggi in grado di dare certezze all’economia del territorio, iniziando con il non disperdere le risorse finanziarie.
Diceva Salamone, otto mesi fa “Al punto nel quale siamo non si può fare finta di nulla mentre la nave affonda. E’ necessario dare uno scossone alla politica, che dovrebbe avere le stesse scadenze degli imprenditori, dei lavoratori, delle mamme e dei padri di famiglia. Non è più il tempo della casta e dei privilegi. Aspettiamo risposte immediate e certe da una classe dirigente politica capace e professionale. Il tempo deve avere lo stesso valore per il politico come per l’imprenditore e per il lavoratore. E’ un valore che non si può e non si deve sprecare. Noi, imprenditori, non possiamo sprecarlo e allo stesso modo i padri e la madri di famiglia, perché dobbiamo dare quotidiane risposte e non semplici promesse ai dipendenti, per quanto ci riguarda, e i genitori ai figli”.