“Tempi Nuovi” è un libro da leggere, scritto da chi dove è, ci è arrivato da solo. Ha percorso tutte le tappe nel sindacato e in politica arricchendosi di esperienze che si sono trasformate in preziosa guida. A Portanova, che ho avuto il piacere di conoscere ad inizio degli anni novanta, nessuno ha regalato nulla e non ha ricevuto sconti. Spettinato all’inverosimile, jeans e maglietta, lui sindacalista, in contrasto con giacca e cravatta dei dirigenti dell’azienda nella quale lavoravamo, mi ha fatto capire come la perfetta preparazione professionale sia la migliore espressione dell’eleganza e la vera grande forza di chi è chiamato a, vario titolo, a rappresentare gli altri. Ho visto jeans e maglietta fare paura e mettere in fuga giacca e cravatta.
Sui particolari del libro Tempi Nuovi e sul suo autore vi lascio, adesso, all’introduzione della stessa opera.
Franco Pullara
“Autore di studi meticolosi e apprezzati sulla storia del sindacato, di Pamphlet sugli opposti estremismi e con la capacità di sapere intervistare molti dei protagonisti di quella stagione specie (di estrema destra), Agostino Portanova è un protagonista fuori dai conformismi e del “politicamente corretto”.
Egli è stato ed è attivo su più fronti: nel sindacato, nei partiti politici, nelle istituzioni da combattivo consigliere comunale, da dirigente d’impresa ed organizzatore del lavoro, dirige giornali, scrive libri. Si interroga e riflette alla luce di posizioni che si sono sempre aggiornate non senza ripensamenti ed anticonformistiche valutazioni.
Portanova è quindi un uomo autenticamente libero, attento alle cose della politica perché assai consapevole delle cose dell’economia e della finanza, senza per questo rinunciare a quelle ideazioni liberanti utopiche, che ne connotano il carattere e l’azione.
Questa premessa per introdurre il nuovo mosaico che Portanova ci consegna sugli anni ’80 del trascorso Novecento, alla fine della prima Repubblica e gli avvenimenti del 1993/94 col primo Governo Berlusconi, frutto di una “discesa in campo” clamorosa quanto, forse, pretenziosa visti gli sviluppi del ventennio berlusconiano.
Dicevamo un mosaico è quello di Portanova che , partendo dalla sua stessa introduzione al volume, ricca di spunti è capace in poche , essenziali considerazioni, di porre le basi per attraversare gli anni che si è proposta di esaminare, usando e verificando molte schede, documenti, interviste e rileggendole in mko0do organico, tenendo conto di una vicenda complessiva che anche di costume e che interagisce, nelle radici complesse della geopolitica.
La grande presenza dei comunisti italiani nello scenario italiano, è stato certamente connotato da un sorte di egemonia, unica per tanti versi, non solo di peso elettorale, nell’Occidente del mondo. Il P.C.I. e gran parte del sindacato, egemonizzavano le questioni sociali e del lavoro, con in più l’egemonia culturale, “giusta la lezione di Antonio Gramsci”.
A questi dati numerici e di piazza intervenne una reazione, con la marcia dei 40.000 colletti bianchi Fiat a Torino, che segnarono un segnale e determinarono insieme alla legge 190, uno spartiacque per altrettanti momenti di quegli anni nodali che non fanno dimenticare la lunga vicenda criminale delle Brigate Rosse (senza dimenticare i crimini di quelle nere e dei servizi deviati). Con documenti di prima mano che convergono con le più ardite riflessioni, Portanova affronta la stagione più dura della presenza oppressiva e sanguinaria della mafia in Sicilia. Ci fa percorrere in fatti i tragici delitti “eccellenti” (Mattarella, La Torre, Dalla Chiesa, Fava), ma non dimentica di indicare trame più o meno occulte della storia italiana, e alcune “eminenze” agenti nello scenario articolato che l’Italia, non da ora, propone, con l’incidenza di poteri svariati. È un momento della storia italiana che Portanova ci consegna, per decifrarlo senza pregiudizi, ben conoscendo direttamente talune dinamiche che presiedono a tale nodale contingenza che ha avuto ripercussioni metapolitiche e di costume di vasta portata.
Se si introducono tali temi ed argomenti ad altri fondamentali (la uccisione di Kennedy, la New Economy, la caduta del Muro di Berlino, ampiamente tratteggiati nel volume) si comprenderà la crisi della Democrazia Cristiana più politica che elettorale e l’ascesa di due uomini di diverso profilo come Giovanni Spadolini e Bettino Craxi. Coraggiosamente, contro la vu7lgata dei moralisti senza spessore e prospettive , Portanova non si esime dal considerare il peso del disegno riformista di Craxi, il modernizzatore senza esclusioni politiche preconcette (storico il primo incontro ufficiale del leader del P.S.I. con i missini di Giorgio Almirante), rivalutando la componente “patriottica del socialismo nazionale, ed introducendo delle sostanziali novità nel quadro degli interessi e degli accordi internazionali, facendo valere una dignitosa resistenza nazionale, specie nella vicenda di Sigonella. Tutte cose che proprio in un importante convegno su Craxi ed il craxismo, presente il figlio Bobo Craxi, Portanova ha saputo, non da ora, mettere a fuoco, non senza evidenziare la corruzione e le “delusioni” per il disegno incompiuto con una limpida capacità di rettificazione stesso concetto vale per l’emblematica tragedia toccata ad Enzo Tortora, vittima tardivamente riabilitata di infami meccanismi persecutori di certa “giustizia”.
Il libro si chiude con il capitolo dedicato agli anni a cavallo fra gli Ottanta e i Novanta, soffermando la propria attenzione sui movimenti come la “Pantera” e soprattutto analizzando la stagione di Tangentopoli, fino al già citato Berlusconi esaminando che in pochi mesi questi sarà in grado, piaccia o meno, di frenare l’avanzata della “macchina da guerra” di Achille Occhetto, dopo la marginalizzazione e criminalizzazione dei socialisti e di altre forze minori, giungendo con i missini e i democristiani di Buttiglione e Casini, infine al Governo.
Come possiamo avere constatato dagli elementi che i capitoli ci propongono, Portanova usa l’evento, anche di cronaca (come i mondiali di calcio del 1982), per raccontarci in sintesi una ancora poco esplorata realtà fatta di connessioni plurali ed internazionali (non tanto dalle messe di volumi pubblicati, quanto dall’ideologia che li caratterizza) specie nel mettere a confronto le realtà che stanno alla base o a latere, di un processo complesso che ha forti i connotati dell’accelerazione.
La “democrazia difficile” in cui si sofferma come nocciolo del suo argomentale) Agostino Portanova ha tutte le caratteristiche precipue di una indagine storiografica che si risolve in ammaestramento per una transizione che sembra più che altro stallo e in definitiva decadenza.
La passione civile e culturale di Agostino Portanova ed il carattere stesso che lo contraddistingue nell’azione e nella riflessione, sono importanti e distintivi punti veritativi, a cui questo libro certamente con centralità e chiarezza, contribuisce a dipanare e chiarire.
1 commento
grazie Franco sei sempre un vero amico