Il cittadino critica pesantemente, l’amministrazione lo querela.
Senza entrare nei fatti, considerato che è stato chiesto il giudizio del magistrato, mi chiedo se in questa storia il contesto nel quale si verifica abbia un valore. Mi spiego meglio. Li vedo io e li vedono tutti come si danno da fare i giovani imprenditori che hanno investito nel centro storico della nostra città. Si danno da fare inventandosi sempre nuovi eventi per tenere viva piazza Cavour.
Hanno fatto e fanno tutto da soli. Hanno restaurato gli immobili, senza l’aiuto della politica che da decenni promette il rilancio del centro storico, hanno aperto le loro attività con significativi investimenti economici, hanno generato nuovi posti di lavoro e la possibilità di allargare la nuova economia in tutto il territorio.
Per la festa della birra, non si trovava un solo posto in tutte le pizzerie, trattorie e ristoranti del paese. Favara ha fatto il pieno di visitatori. Lo stesso fenomeno si è ripetuto in altre occasioni. Sanno i gestori dei locali che devono mantenere viva la piazza per consolidare la clientela che arriva dalle vicine città. Viva, in particolare, nella stagione invernale, che non è una cosa facile.
L’amministrazione comunale, dal canto suo, non ha risorse finanziarie per sostenere, in qualche modo l’imprenditoria privata. Fa quello che può. C’è lo sforzo del sindaco e degli assessori, ma non è abbastanza. Occorrerebbe fare di più, ma le finanza comunali, dicevamo, non lo permettono.
E’ chiaro che il merito delle presenze, del successo degli eventi è degli imprenditori che si fanno carico dei rischi. Sono loro che si incontrano, organizzano e finanziano le manifestazioni.
Questo, a mio parere, è il contesto nel quale matura “l’offesa”. Se ne dovrebbe tenere conto, ché una cosa è l’offesa finalizzata a se stessa e una cosa diversa è se nasce da una reazione, figlia dell’esasperazione di pagare le tasse senza un effettivo corrispettivo in termini di sostegno e di collaborazione. Non sto e non voglio giustificare nessuna forma di violenza, neanche quella verbale. Il cittadino poteva utilizzare altre forme, fare una sorta di gimcana di parole, avrebbe raggiunto lo stesso risultato e, nello stesso tempo, avrebbe evitato la querela. Invece, è andato dritto come un treno, stanco e irritato dal “contesto”. Genuinamente dritto come un treno, quando altri hanno fatto di peggio e difficilmente potranno essere portati davanti ad un giudice. E non manca il paradosso, con gli altri che continueranno a fare di peggio, mentre al nostro protagonista è passata la voglia.
L’errore è nella diretta offesa e nelle crude parole utilizzate. Merita la querela o si possono trovare altre forme per condannare la particolare azione? La risposta alla domanda appartiene all’amministrazione comunale.