Trovo sinceramente immeritato l’attacco che ricevo sulla nomina di Antonio Fiumefreddo come amministratore unico di Riscossione Sicilia”. Lo dice in una nota il presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta. “La scelta dell’amministratore unico, deriva da una disposizione di legge che io ho proposto di modificare più volte, anche con uno specifico articolo in finanziaria che è stato stralciato. Il governo ha già provveduto a depositare tale articolo per inserirlo nella legge stralcio. Sta da sé che nel
momento in cui verrà ripristinato con legge un cda che preveda componenti, l’amministratore unico decadrà e si insedierà il nuovo cda.
Ho assistito in questi mesi a tante polemiche politiche su questa vicenda, senza che io intervenissi mai nel dibattito. Nella rappresentazione politica che si è voluta dare sia a livello regionale che nazionale, anche da parte delle opposizioni che ne chiedevano la testa, si insinuava l’idea falsa di un presidente della Regione che aveva fatto dimettere il cda per far cadere Fiumefreddo e scaricarlo. Molti gli esponenti politici di vari schieramenti che nei talk show imputavano tale responsabilità al presidente e mi invitavano apertamente a riconfermare Fiumefreddo. La politica non può fare due parti in una commedia e io non intendo fare da parafulmine per scelte che fanno altri.
Pertanto invito tutti gli esponenti politici siciliani, critici su questa scelta, a fare tale critica nei confronti degli esponenti politici nazionali.
Per quel che mi riguarda non vi è alcuna ragione per non riconfermare tale nomina. L’Ars ci ha dato il mandato di presentare un nuovo piano e una nuova legge e io sto già procedendo in tal senso, di intesa col governo nazionale, vagliando diverse ipotesi. Ieri oltre ad aver incontrato De Vincenti, ho incontrato la Montepaschi che è la banca creditrice nei confronti di Riscossione Sicilia per ben duecento milioni di euro ed Equitalia, per verificare anche la possibilità che tale agenzia nazionale possa dare un supporto per l’abbattimento dei costi e per rendere tutto più efficiente.
In assenza di scelte strategiche non ancora definite, mi sembra naturale garantire una continuità gestionale, in un momento di difficoltà aziendale. Non c’è alcuna sfida al Parlamento, che sicuramente di norma non decide sulle nomine, anche perchè voglio rappresentare che, in merito alle situazioni emerse
in materia tributaria, non sono finiti nel tritacarne mediatico soltanto gran parte dei parlamentari, ma io stesso sono stato chiamato in causa, nonostante avessi da tempo rateizzato il pagamento di tributi su cui esiste il ragionevole dubbio che mi potessero essere imputati, in considerazione del fatto che io non
ho alcuna attività lavorativa, non ho aziende o studi professionali che possano giustificare altre entrate oltre a quelle previste per il mio mandato.
Lascio alle persone intelligenti tali valutazioni, ma da buon cittadino ho cominciato a pagare, riservandomi di adire nei confronti di quei soggetti che hanno portato l’iscrizione a ruolo di tali tributi.
Un cittadino corretto credo debba comportarsi in questo modo.
Non ho l’abitudine di perseguitare alcuno per ragioni politiche, anche quando potrei trovarmi in dissenso. Se il Parlamento si ritiene offeso, sarà un magistrato a stabilire la portata dell’offesa stessa e non un presidente di Regione che nella nomina degli amministratori pubblici deve verificare solo
onestà e competenza.
Ovviamente non posso che dissentire sulle polemiche, ma invito tutti a riportare la questione agli interessi della Sicilia che oggi deve salvaguardare le risorse finanziarie che appartengono al popolo siciliano. Probabilmente abbiamo una logica diversa di come si governa la cosa pubblica, ma io non
contrasterò mai qualcuno per le sue opinioni, anche se dovessi esserne vittima.
Non occorre certamente citare Voltaire per ricordare che si può anche condividere niente delle critiche espresse da qualcuno, ma io lotterò fino in fondo perchè ognuno possa liberamente esprimere quelle critiche.
Ribadisco, pertanto, che la nomina è un fatto tecnico, riconducibile alla necessità di dare continuità a un’esperienza in una fase di transizione e di riassetto organizzativo aziendale, nelle more – conclude Crocetta – che il Parlamento approvi la legge che io ho proposto fin dal mese di dicembre”.
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