Giuseppe Maurizio Piscopo
Lino Buscemi, avvocato, giornalista pubblicista, è professore a contratto di Teoria e tecnica della comunicazione pubblica presso l’Università degli studi di Palermo. E’ autore di numerosi testi, saggi, monografie e articoli su argomenti di carattere storico, giuridico, antropologico, di costume, sociale. E’ esperto di diritti umani e di cittadinanza. Collabora con diversi quotidiani, settimanali e mensili a diffusione nazionale e regionale. E’ autore della rubrica settimanale “Palermo scoperta” pubblicata su “La Repubblica”. Opinionista di diverse testate televisive di Palermo e provincia. Ama la natura e la città dove risiede (Palermo). Si batte da anni per una Sicilia libera da tutte le mafie, contro il clientelismo, il favoritismo e il sottosviluppo. E’ felicemente sposato e padre di due bellissimi bambini.
Lino Buscemi nella vita è più avvocato o scrittore?
La mia formazione giuridica e gli studi compiuti, hanno sempre costituito la “bussola” che mi ha orientato per impegnarmi sul “fronte” della legalità, per l’affermazione del diritto e per la tutela dei diritti umani e di cittadinanza. Nella pubblica amministrazione regionale mi sono battuto, per oltre 20 anni, per la trasparenza e la pubblicità amministrativa contro il clientelismo e il favoritismo. Una scelta di campo, senza “se” e senza “ma”, che se da un lato ha prodotto positivi risultati, dall’altro mi ha procurato “ l’ostracismo” di quanti, fra il ceto politico, nuotano nella torbida acqua delle clientele e della mediazione affaristica. Per il momento vivo un’esperienza unica ed entusiasmante: sono docente a contratto di Teoria e tecnica della comunicazione pubblica presso l’Università degli Studi di Palermo. L’insegnamento di una disciplina importante e attualissima che determina molto entusiasmo fra gli studenti per i suoi contenuti innovativi e moderni. L’impegno è totale e sono molto contento di dare il mio piccolissimo contributo per formare giovani che avranno certamente un futuro in un Paese dove, malgrado tutto, le competenze e i saperi conteranno molto. Infine, scrivo molto. Per me è un esercizio quotidiano che mi gratifica tanto. Ho in cantiere un saggio storico e una pubblicazione su Palermo. Inoltre collaboro con il quotidiano La Repubblica (sono titolare della rubrica “Palermo scoperta”) e con un paio di giornali on line. La mia attività giornalistica non si ferma qui: collaboro con una decina di emittenti televisive a carattere regionale (canale 33, TRS, Telereporter, Video2, Video Italia 1, V. Italia 2, Video Italia 3, Tv 7 Partinico 1 e TV7 Partinico 2) dove svolgo la mia attività di opinionista e curatore di rubriche settimanali.
Hai scritto dei libri molto particolari con Antonio Di Stefano: “Signor giudice mi sento tra l’anguria e il martello”, “Lo stupidario di cosa nostra”, “Vincoli d’amore”, “Sconosciuti e dimenticati”. A quale libro ti senti più legato?
Non ho scritto “Vincoli d’amore”. Sono invece autore degli altri due testi che citi. Peraltro lo “stupidario” di Cosa nostra è un lavoro a quattro mani con l’umorista Antonio Di Stefano. E’ stato pubblicato dalla Mondadori negli anni ’90 ed ha avuto un successo straordinario. E’ diventato perfino “Oscar Mondadori”. Poi ho dato alle stampe quattro testi, molto apprezzati dal pubblico, su trasparenza amministrativa e diritti del cittadino. “Sconosciuti e dimenticati” costituisce un vero e proprio atto d’amore verso la città dove vivo ed opero: Palermo, pur con tutte le contraddizioni che talvolta mi rattristano non poco. Un libro che è andato letteralmente “ a ruba” segno che c’è un’alta percentuale di palermitani che amano e vogliono conoscere in profondità la loro città.
Nel libro dal titolo: “Sconosciuti e dimenticati” viene fuori la disattenzione che hanno i palermitani sui segreti della loro città. Personaggi come Mortillaro dimenticati, chiese e Santi dimenticati. Ma quale idea hanno i cittadini di Palermo?
Diceva un rammaricato Leonardo Sciascia che la Sicilia va presa a “ baci e morsi”. Anche la città di Palermo merita, a mio parere, un simile giudizio: “baci” per le sue bellezze naturali, per i suoi beni culturali, il suo clima e i suoi profumi; “morsi” per le tante cose che non vanno: disservizi, sporcizia, traffico caotico, allergia alle regole , scarso senso civico ( purtroppo questo non è un difetto solo palermitano), mancanza di lavoro, e una diffusa povertà che si “annida” soprattutto nei quartieri-ghetto della periferia dove, non a caso, la criminalità, mafiosa e non , è ben presente. I palermitani, in una percentuale molto elevata, amano la loro città. Solo che quelli che s’impegnano a fondo per “cambiare le cose” sono una sparuta minoranza. Tuttavia sono molto interessati a conoscere storia, luoghi, monumenti e personaggi della capitale dell’Isola. Una nota di speranza che fa ben sperare. La “disattenzione” più preoccupante è quella riferita a chi ha governato la città nell’ultimo mezzo secolo: amministratori privi di spessore, al netto di qualche esempio positivo, si sono “girati” dall’altro lato in quanto “interessati” soltanto a consolidare posizioni di potere e clientele. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Ti batti sempre per la difesa dei diritti umani: vuoi parlarcene?
Continuo a farlo perché in materia di difesa dei diritti umani non bisogna mai abbassare la guardia. Bisogna battersi, proprio in questa fase assai delicata che il mondo attraversa, perché venga rispettata da tutte le nazioni la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948 e, per noi europei, anche la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo. Il diritto alla vita, alla libertà, alla sicurezza personale, all’uguaglianza di fronte alla legge, alla libertà di movimento, all’emigrazione, all’asilo, a non essere discriminati per motivi razziali, di lingua, sesso, religione ecc., sono questioni fondamentali e conquiste faticose di gran parte dell’umanità. Nessuno si può permettere di agire per “cancellare” un millenario percorso di riscatto e di crescita dei diritti dell’uomo. Rinunciare a difendere e diffondere i diritti umani significa mettere indietro le lancette dell’orologio della storia. Un “lusso” che francamente non possiamo permetterci visto quello che succede in tutti i continenti della terra.
Da tempo collabori con i principali giornali della città. Come vivi questa esperienza?
Molto positivamente. I giornali svolgono un ruolo fondamentale per la crescita civile e per migliorare la qualità della democrazia e delle civiche libertà. Auspico che si consolidi la sintonia con la gente e mondo dell’informazione, per denunciare le cose che non vanno e controllare un potere sempre più autoreferenziale ed inquinato. Ma anche per accrescere senso civico, cultura e partecipazione.
Perché i cittadini non vengono informati pienamente di quello che succede in Sicilia?
In Sicilia, fortunatamente, esiste il pluralismo dell’informazione. Il lettore, anche con riguardo ai new media, deve “premiare” le testate che fanno informazione libera e indipendente. Ci sono molte criticità (superabili), ma non penso che i cittadini “non vengano informati pienamente”.
Che cosa bisogna fare per richiamare più turisti in Sicilia, nei luoghi e nelle città d’Arte?
Come richiamare più turisti? C’è bisogno, prioritariamente, di una buona politica turistica. Oggi, come ieri, non c’è. Solo vaniloquio, scarsissimi investimenti e nessuna idea. Eppure il turismo, con i beni culturali e ambientali, potrebbe costituire una vera occasione di sviluppo della Sicilia. Lo dicono tutti, ma la politica è assente e non ascolta. Pensa ad altro.
Lo scrittore Leonardo Sciascia ha scritto, che Palermo e la Sicilia è irredimibile. Qual è la tua opinione?
Quella di Sciascia è una frase amara, non intrisa di pessimismo. Lui era un letterato laico che si lasciava guidare dalla “ragione”, e dunque, convinto che la irredimibilità non può avere carattere di definitività. Deve prevalere oltre alla ragione l’ottimismo della volontà. Le cose potrebbero cambiare se tutti provassimo a darci una “regolata” governati e governanti. Palermo e la Sicilia non sono “irredimibili” perché hanno un futuro e i giovani che credono nel cambiamento. I danni provocati dai governi DC appoggiati dal PCI, e poi dai vari governi Cuffaro, Lombardo e Crocetta, sono incalcolabili sotto ogni profilo. Tuttavia sono fiducioso nel “risveglio”, civile e democratico, dei siciliani. Il cittadino protagonista salverà la Sicilia.
Qual è il tuo Autore siciliano preferito?
Senza dubbio Pirandello, Sciascia e Bufalino.
Alt! Il siciliano non è un “dialetto” ma una “lingua” con diversi accenti e parlate locali. Non mortifichiamola riducendola a dialetto, con tutto il rispetto per il dialetto. Segnalo che la Regione Siciliana con legge regionale n.9 del 31 maggio 2011 ha disciplinato la “ promozione, valorizzazione, e insegnamento della storia, della letteratura e del patrimonio linguistico siciliano nelle scuole”. Cosa hanno fatto, in tal senso, gli ultimi due presidenti della Regione, Lombardo e Crocetta? Perché non si attua la predetta, semplice e chiara, legge regionale? Chi rema contro? Siamo alle solite: tra il dire e il fare c’è sempre di mezzo il …….mare! La cosiddetta politica siciliana non si smentisce mai.
Quali sono i tuoi progetti?
Quelli che mi riserva il futuro. Come sempre ci metterò del mio, con l’entusiasmo e la voglia di fare che hanno sempre contraddistinto il mio percorso di vita e professionale.