E’ stato un incontro fuori dai normali canoni della politica. Un momento di riflessione, una pausa dallo scontro elettorale in atto, lontano dai riflettori, dai comizi o dai dibattiti televisivi. Un confronto soprattutto e non uno scontro. Fra Giuseppe ha chiamato in Convento i sette candidati a sindaco di Favara, e loro hanno risposto. Anna Alba, Gabriella Bruccoleri, Gaetano Airò, Angelo Messinese, Gerlando Nobile, Antonio Palumbo e Antonio Valenti. Tutti sono saliti sulla collina San Francesco, se non proprio per un breve ritiro spirituale, sicuramente per un momento personale e anche interiore, che ha tenuto fuori dalla porta del Convento, sempre aperta e accogliente, le asperità a vantaggio di momenti di riflessione.
All’appello hanno risposto con entusiasmo forse per essere gentili considerata la campagna elettorale, oppure incuriositi da che cosa quel frate, che certamente non ha peli sulla lingua, volesse comunicare loro, oppure perché convinti che qualsiasi cosa riservasse quell’incontro, potesse tornare utile e prezioso per il prosieguo della loro corsa verso la conquista della poltrona più importante ma anche scottante del Municipio di Favara. L’arrivo, i saluti, i convenevoli, poi il caffè con la crostata, e quindi un piccolo giro conoscitivo di quel convento, da sempre luogo di incontro, punto di riferimento dell’intera città, Ad accogliere i candidati anche il sorriso sereno e gentile dei ragazzi ospiti della Tenda del Padre Abramo, simbolo dell’accoglienza vero dello straniere, del fratello che ha bisogno, con Fra Giuseppe e i suoi fratelli francescani che sono stati i precursori dell’invito rivolto da Papa Francesco ad aprire le Chiese ai bisognosi. Qui a Favara i Francescani lo hanno fatto da tempo. Inizia l’incontro “ufficiale” nello splendido chiostro grazie alla splendida giornata si sta bene fuori.
Fra Giuseppe ha preparato la sua riflessione, l’ha scritta e meditata. Ha letto i programmi dei candidati, fa riferimenti specifici ai loro contenuti, inserisce citazioni e pensieri dei grandi cristiani ma anche di grandi politici, analizza la reale situazione di Favara, i suoi eccessi, le sue gioie ma i grandi dolori. L’attenzione è massima, azzeccate le citazioni. “ La politica è una maniera esigente di vivere l’impegno cristiano al servizio degli altri” (Paolo VI). “ La politica è l’attività religiosa più alta dopo quella dell’unione intima con Dio. L’impegno politico, è un impegno di umanità e di santità: è un impegno che deve poter convogliare verso di sé gli sforzi di una vita tutta tessuta di preghiera e meditazione, di prudenza, di fortezza, di giustizia e di carità” (Giorgio La Pira). Fra Giuseppe riesce a convincere, e alla fine la riflessione del francescano viene sottoscritta e condivisa da tutti i candidati sindaco. Ognuno di loro fa la propria riflessione, non sembrano solo parole e frasi di rito, di circostanza che già il primo comizio saranno dimenticate, vanificando il senso dell’incontro in convento. I tutti ci è parso di vedere la reale volontà di affrontare il “caso Favara” con occhi e soprattutto con azioni diverse.
Come sempre accade da noi in Sicilia, tutte le cose belle si concludono a tavola. I sette candidati hanno consumato un ottimo pasto preparato da Fra Salvatore e dai ragazzi della Tenda di Abramo, in un vero momento di comunione e condivisione. Non vogliamo essere buonisti, sappiamo bene che già da domani, la campagna elettorale prenderà di nuovo il sopravvento, che forse i buoni propositi resteranno solo tali e lo scontro sarà inevitabile. Ma lo scopo di Fra Giuseppe (ve ne renderete conto direttamente leggendo la sua relazione) non era quello di ovattare la campagna elettorale, di snaturarla. Piuttosto di far riflettere sulla realtà sociale di Favara e quindi programmare l’azione amministrativa di conseguenza. Magari qualcuno storcerà il naso; qualche altro non ne condividerà l’azione. Noi l’abbiamo vissuta direttamente e, non essendo candidati, magari analizzata con quel minimo di distacco ma anche di obiettività giornalistica che ci porta a considerarla una gran bella iniziativa, la prima nel suo genere, non solo a Favara, che ha arricchito i partecipanti non solo e non tanto nella loro veste di candidati ma certamente come cittadini.
QUESTO IL TESTO DELLA RIFLESSIONE DI FRA GIUSEPPE SOTTOSCRITTA E CONDIVISA DA TUTTI I SETTE CANDIDATI A SINDACO DI FAVARA
Intanto inizio col dirvi grazie per avere accettato il mio invito. Non mi preoccupo se tutti siete cattolici praticanti o atei o altro perché parto dal fatto che possediamo radici comuni, come citava una frase sessantottina “ il futuro è nelle radici”. Benedetto Croce affermava “ noi non possiamo non dirci cristiani” proveniamo dall’unico ceppo cristiano che ci deve unificare tutti al di la della fede o non fede che professiamo. Nel Vangelo Gesù chiama i suoi e dice “venite in disparte riposatevi un poco”. Prendersi del tempo per se è necessario. Questo è un luogo che da quando è stato costruito si è distinto per l’accoglienza e la formazione. Nasce come collegio internazionale della Custodia dei frati di Terrasanta, nel dopo guerra sia della prima che della seconda ospita i reduci di guerra e alimenta i poveri della città, come ben sapete ancora oggi ha un ruolo importante nel sociale, diventando punto di riferimento per ogni istituzione. Questo è un luogo dove al primo posto oltre Dio c’è l’uomo che è il volto e l’immagine di Dio. Qui come nella Chiesa tutta (basti pensare i luoghi di missione) si esercita l’arte di costruire il futuro… quindi possiamo dire che facciamo politica, ( Cfr Comp. Dottrina sociale Chiesa Cattolica) solo che la esprimiamo prevalentemente con le opere anziché con le parole. E’ la politica essenzialmente l’arte di costruire il futuro.
Perché oggi questo incontro con voi? Semplice, perché amo il genere umano e voi siete chiamati ad essere per volontà del popolo le guide di questa città. Purtroppo dobbiamo ammettere che buona parte del popolo non ha una coscienza formata politicamente, manca la formazione politica vera , è formato al clientelismo e a ricevere acqua al proprio mulino. Si fa trincea attorno al parente o amico e non importa se sono preparati a gestire e sopportareil peso della cosa pubblica.
Come dovrebbe essere il popolo lo descrive il magistero nel compendio della dottrina della Chiesa Cattolica “Il popolo non è una moltitudine amorfa, una massa inerte da manipolare e strumentalizzare, bensì un insieme di persone, ciascuna delle quali — « al proprio posto e nel proprio modo »781 — ha la possibilità di formarsi una propria opinione sulla cosa pubblica e la libertà di esprimere la propria sensibilità politica e di farla valere in maniera confacente al bene comune”.
In questi giorni pensavo: perché incontrarvi tanto non servirà a nulla.Confrontandomi col compendio della dottrina sociale della Chiesa ho capito che è compito del consacrato annunciare la Parola a tutti anche a chi fa politica. Poi prendendo gli scritti di un santo vescovo leggo “ i politici ministri dei poveri” ministro sta per servo. Dato che io amo i poveri non potevo non incontrarvi.
Il sindaco deve essere un ministro dei poveri, un operatore di pace. Pace è giustizia, libertà, dialogo, crescita, uguaglianza. Pace è riconoscimento reciproco della dignità umana, è accoglienza e integrazione dello straniero è prendersi cura delle famiglie povere del centro storico e dei loro bambini. Pace è convivialità delle differenze, è solidarietà che noi credenti chiamiamo comunione. Pace è deporre l’io della sovranità e operare per il bene dell’altro senza altri fini. Pace non è semplicemente assenza di guerra ma è dire le cose in faccia in modo che il diritto scorra come acqua e la giustizia come un torrente sempre in piena.
L’ideologia dei partiti anche se in parte non esiste più è un buon strumento ma attenzione a farlo diventare fine. Il fine è il bene dell’uomo, se è il caso bisogna andare oltre le indicazioni e le logiche di partito. Il fine ultimo della politica è il bene comune “ i partiti devono promuovere ciò che, a loro parere, è richiesto dal bene comune; mai però, è lecito anteporre il proprio interesse al bene comune” ( Gs 75)
Credo che un buon sindaco innanzitutto deve avere un’ottima maturità umana deve essere un buon cristiano e quando dico questo voglio dire che deve avere dentro quei valori che facilitano il concetto di pace espresso pocanzi . Non si può pretendere di essere un buon frate nel vostro caso un buon politico se prima non si è uomini, poi un buoni cristiani.
Se ho raggiunto davvero la maturità umana e cristiana metterò al centro la persona, adottandola come misura di ogni impegno; come principio di ogni scelta. La persona e no ciò che potrò ricavare da ciò che faccio. La persona e non le astuzie di potere o gli inciuci per scalare la vetta. La persona e non il prestigio delle fazioni e il salvaguardare la poltrona o il gettone di presenza.
Vi ho ascoltato quasi tutti, ho letto i vostri programmi, ho l’impressione che qualcosa del passato sta per morire, c’è voglia di rinascita. Mi ricordo che cinque anni fa Favara era diversa, oggi c’è voglia di rialzarsi, di risorgere, c’è aria di rigenerazione dal di dentro. Spero che si cominci a dare picconate quelle buone e salutari al sistema granitico del clientelismo. Spero che siano voci infondate quelle che dicono di promesse di posti di lavoro nei supermercati, o nelle imprese, o licenziamenti se non compaiono i voti in determinate sezioni. Promesse per licenze edilizie, per concessioni commerciali, favoreggiamento all’occupazione del suolo pubblico abusivo e favori di ogni genere. Permettere tutto ciò sarebbe uccidere ancora una volta una realtà nobile come la politica che si trasformerebbe ancora una volta in realtà ignobile e facile.
L’aggettivo meno offensivo che la gente appone alla parola “politica” è quello di sporca, c’è invece chi dice che “ La politica è una maniera esigente di vivere l’impegno cristiano al servizio degli altri” (Paolo VI). Giorgio La Pira la definisce così: “ la politica è l’attività religiosa più alta dopo quella dell’unione intima con Dio”. Sempre il sindaco di Firenze attestava “Non si dica quella solita frase poco seria: la politica è una cosa brutta! No: l’impegno politico, è un impegno di umanità e di santità: è un impegno che deve poter convogliare verso di sé gli sforzi di una vita tutta tessuta di preghiera e meditazione, di prudenza, di fortezza, di giustizia e di carità”.Uno dei più importanti documenti del concilio Vaticano II, la Gaudium et Spes definisce la politica “arte nobile e difficile”
Significa che chi la pratica deve essere un artista. Un uomo o una donna di genio. Una persona di fantasia, capace di non scendere a compromessi con logiche di una politica mal fatta, capace di saper condividere le gioie, le speranze, le angosce e le sofferenze di ogni uomo che bussa alla porta del cuore ( cfr Gs1). È necessario che gli uomini impegnati in politica al di la del loro credo, siano contemplativi; diano spazio al silenzio e all’invocazione, non fatevi prendere dalle manie di grandezza, dalla frenesia dalla sete di conquista. Chi fa politica deve essere preparato, è un delitto lasciare la politica in mano agli avventurieri. Ci sono tanti giovani candidati, mi chiedo sanno, conoscono le leggi, sanno cosa sia un consiglio comunale? Spesso ho partecipato ai consigli il 99% di questi giovani non li ho mai visti. Mi chiedo ancora e ve lo chiedo, interessa davvero la sorte di 33.000 fratelli e sorelle favaresi o l’obbiettivo è lo stipendio di consigliere comunale?
Dicevamo che la politica è un’arte nobile perché ha come fine il riconoscimento della dignità della persona umana, nella sua dimensione individuale e comunitaria.
Arte difficile. Sapete che chi di voi sarà eletto dovrà fare i conti con la realtà che è difficilissima e non solo dal punto di vista economico. Occorrono scuole di formazione politica, nuova mentalizzazione, far capire che la città appartiene al favarese e no al sindaco o alla giuntao al consiglio. Bisogna urgentemente mentalizzare gli studenti, i giovani. Bisogna capire e prendere coscienza che la povertà e la sofferenza non sono soltanto un oggetto da eliminare, anche perché non si può, bensì una realtà di cui farsi carico come il servo sofferente di Javhè , Gesù. Impariamo da Dio che non ha mai perso fiducia nei poveri e che non li ha mai trattati da straccioni, ma li ha amati sempre con viscere di misericordia, finche anche Lui da ricco che era, si è fatto povero. Vi assicuro che battersi per i poveri non solo è bello ma avrai sicuramente la ricompensa “ venite a me benedetti dal Padre mio, perché qualunque cosa avete fatto ad uno di questi miei piccoli l’avete fatto a me”
La sera non sarebbe male prendere in mano il vangelo e leggerlo per trovare il coraggio che ebbe Gesù che capovolse il sistema socio-politico e religioso del suo tempo. Il coraggio con chi si impegna lealmente a rimuovere situazioni di violenza e di ingiustizia, il coraggio di denunciare profeticamente le gravi forme di sopraffazione presenti nel territorio. Il coraggio di far rispettare il lavoro statale e di farlo compiere giustamente, di far rispettare i ruoli, di far rispettare le regole. Abbiate il coraggio di accogliere il diverso, il povero, il fallito, dategli speranze certe e non speranze illusorie. Non rubate la speranza e non lasciate che vela rubino
I programmi politici sono stai fatti ponendo lo sguardo paterno o materno sulle vere necessità della gente in maniera particolare sui più poveri o sono stati fatti su altri modelli appartenenti ad altre realtà? Sono stati elaborati dopo un attento studio del territorio o si sono fatti progetti futuristici che non hanno nulla da vedere con il contesto in cui viviamo. Si punta spesso sull’apparire, sull’immagine, su programmi lontano dalla realtà e la realtà è che ci sono 33milioni di debiti e non possiamo prenderci in giro mettendo sul tavolo progetti che non si potranno mai realizzare. Non prendiamo in giro i nostri fratelli e le nostre sorelle. Ci sono impianti sportivi chiusi, villette abbandonate e altri luoghi che si potrebbero realizzare… iniziamo da li.
Ho letto in qualche programma il desiderio di impegnarsi nella lotta alla povertà. Una cosa che non ho mai amato fare è dare spesa, costituire una mensa per i poveri e distribuire vestiti e vi spiego perché. Più che allestire mense credo che sia bello aggiungere posti a tavola. Per l’esperienza che ho dico che è incrementare l’assistenzialismo e non risolvere il problema povertà anzi lo aumenti. Bisogna puntare sulla promozione umana, inventarsi i lavori e so benissimo che i fondi europei per lavori vari ci sono. Quante aeree verdi possono essere rivalorizzate e fare coltivazioni di aromi, asparagi, lumache ecc.
Ho accennato all’ accoglienza del diverso e per diverso intendo il diversamente abile che in città non ha i servizi adeguati, mi riferisco all’extra comunitario che di diverso a noi ha il conto in banca e il colore della pelle oltre che ad essere sfortunato e non accolto. Una tematica molto cara a Papa Francesco e al nostro vescovo Francesco.
Favara è piena di extracomunitari, l’Itria la mattina e popolata di giovani africani che per venti euro lavorano dieci o dodici ore. Molti vivono nei così detti centri di seconda accoglienza e non hanno i servizi che gli spettano. Altri vivono in varie zone del centro storico in case abbandonate, senza acqua e senza luce.
Noi ci reputiamo un popolo accogliente ma accogliere significa anche occuparsi e preoccuparsi dell’altro. Non ho letto e ascoltato a parte qualcuno un progetto di integrazione dell’immigrato. Vedete che la questione e seria perché la prostituzione incoraggiata dai nigeriani sta aumentando, lo spaccio pure… la soluzione non è cacciarli ma saperli integrare ed educare. In questi anni ho cercato di stare accanto a questi fratelli che dopo mesi in casa di accoglienza erano ancora privi di documenti, il motivo lo potete immaginare. Altri, ammalati lasciati in ospedale da soli, altri in agonia e poi morti in tuguri del centro storico…
E poi ci sono gli ultimi che abitano in catapecchie, bambini che non hanno luoghi dove studiare… non può pesare tutto sui frati o su sorella Caterina. Noi stiamo lavorando per il Vangelo e stiamo puntando sulla promozione umana, spero che l’istituzione civile faccia tanto. Sono contento che in voi c’è la voglia di interagire con la chiesa locale. La risposta che molte volte mi sono sentito dare è Il comune è in dissesto non possiamo far nulla. Una cosa si può fare iniziare ad amare la persona in quanto essere umano e se credi in Dio Padre lo amerai come fratello o sorella. E chi ama la soluzione la trova. Individuiamo con analisi puntuali le cause che provocano ingiustizia, sfruttamento, emarginazione e degrado e poi operiamo, stare con i poveri attenzionarli, interessarsi di loro, donare semplicemente un sorriso non costa nulla. Ma ripeto se li ami trovi la soluzione, certamente non a tutti i problemi ma riesci ad allievare qualche sofferenza. A volte ho l’impressione che il povero o l’immigrato sia il nemico da combattere.
Vi lascio un pensiero di Alcide De Gasperi “Quello che ci dobbiamo soprattutto trasmettere l’un l’altro è il senso del servizio del prossimo, come ce lo ha indicato il Signore, tradotto e attuato nelle forme più larghe della solidarietà umana, senza menar vanto dell’ispirazione profonda che ci muove e in modo che l’eloquenza dei fatti tradisca la sorgente del nostro umanitarismo e della nostra socialità”.
Esiste una chiesa del grembiule, mi auguro che a Favara nasca la politica del grembiule. Una politica che guarda l’uomo e lo serva in maniera disinteressata.
Non siate ostili fra di voi, non siate duri nei comizi e ricordatevi di essere buone persone che vogliono il bene del proprio paese.