Pino Sciumè
Mancano ormai 5 giorni alla fine di questa scialba campagna elettorale. Abbiamo ascoltato e letto con attenzione i programmi che i candidati hanno presentato ai cittadini per ottenere il loro consenso nel segreto delle 35 sezioni sparse nel nostro comune. E questo ci sta, perché la gente vuole conoscere le vostre proposte tendenti alla soluzione di alcuni problemi che ad oggi appaiono insormontabili.
La crisi economica mondiale che da un decennio ha colpito duramente anche la nostra Nazione, si è estesa alle Regioni, alle Province e, per quanto ci riguarda, ai Comuni che più di tutti stanno pagando e pagano conseguenze tragiche che possiamo riassumere in pochi elementi: aumento vertiginoso della disoccupazione, riscoperta dell’emigrazione, chiusura di innumerevoli attività commerciali, forme di nuove e vecchie povertà che fanno rimpiangere i “tempi belli” delle rimesse degli emigrati che strappavano un sorriso alle mamme “paravedove” in fila all’ufficio postale per riscuotere il frutto del lavoro dei loro uomini sparsi per il mondo.
Il nostro unico intendimento è di porre alla vostra attenzione, dopo mesi di discussioni e ad una settimana dalle elezioni, il pensiero della stragrande maggioranza dei cittadini che, increduli, si sentono, per dirla con un’espressione nostrana, “curnuti e vastuniati”. Alla faccia di quel ministro che con un sorriso a trentadue denti ebbe a dichiarare: “pagare le tasse è bello”. La realtà che giornalmente viviamo si presenta drammaticamente diversa.
Chi di voi, cari candidati, si ricorda quanto costava un allaccio idrico? Poche migliaia di lire. Oggi il privato chiede fino a mille euro e se non paghi, te la tagliano, l’acqua. Una volta il Comune aveva nel suo organico circa ottanta netturbini e non esistevano le montagne di rifiuti a cui siamo abituati. Oggi questo servizio ci costa una trentina di milioni di euro. Come intendete risolverlo?
Cari candidati Nobile, Alba, Palumbo, Messinese, Bruccoleri, Airò, Valenti, qui non si vuole mettere in dubbio la vostra buona volontà, ma nessuno di voi ha ricordato ai favaresi che oltre ad essere cittadini italiani, noi apparteniamo ad una Regione a Statuto Autonomo. Quest’anno cade il settantesimo anniversario della proclamazione della Repubblica Italiana e della concessione dell’Autonomia Speciale alla Regione Siciliana. Tale concessione non fu “regalata”, ma la Sicilia del 1946 era pronta per distaccarsi dall’Italia, a cui era asservita come una colonia fin dal 1861 quando gente come Cavour pensarono bene di depredarla di tutte le sue ricchezze per risanare le casse vuote del regno sabaudo. Fu un patto politico ed economico che lo Stato Centrale non ha mai attuato grazie anche ai nostri politici.
Se, cari candidati, avete il tempo di andarvi a leggere l’autorevole settimanale L’Espresso uscito il 22 maggio scorso, vi troverete un’intervista rilasciata dall’Assessore Regionale all’Economia Alessandro Baccei, fiorentino e plenipotenziario di Renzi in Sicilia, in cui per la prima volta si ammette che per effetto della non attuazione dello Statuto Siciliano, la Sicilia dà allo Stato 7 miliardi di euro all’anno, ricavandone 1,4. Queste sono le cose più importanti che vorremmo ascoltare da voi. Vorremmo, altresì, ascoltare come sarà affrontato il ripianamento del debito del Comune, quali sacrifici saranno ancora chiesti ai cittadini. Vorremmo conoscere già oggi quanto costeranno i servizi, tutti i servizi.
Il resto a noi favaresi interessa poco.