Filippo Sciara
Speriamo che i resti del portale non siano stati distrutti o interrati sotto la base in cemento delle due sezioni che si stanno iniziando a costruire, oppure trafugati
Nel 1997, nella nostra guida storica e artistica su Favara, alle pp. 84-86, abbiamo scritto: «attraverso la via Palermo, ci rechiamo in via D’Angelo dove è presente il palazzo della famiglia D’Angelo. La via nel 1797 veniva detta strada di Francesco D’Angelo, costruttore nel 1792 del predetto palazzo. Nel lato ovest dell’edificio esistono tracce di un intonaco, tipico del ‘700, e una piccola cornice con la data di costruzione. Ricordiamo che il citato Francesco (1760-1826), detto barone, oltre che proprietario terriero (possedette circa 200 salme siciliane di terreno nell’ex feudo Grancifone e circa 13 salme siciliane in quello di Burraiti), fu anche imprenditore di zolfi. Del palazzo si può ammirare il monumentale portale d’ingresso in stile neoclassico, che introduce nella corte interna, in uno stato di notevolissimo degrado, al punto di rischiare il crollo (la parete est dell’edificio, nella quale si trova il portale, è in parte crollata). Si sta così perdendo, nell’indifferenza di tutta la collettività, una preziosissima testimonianza architettonica, una delle prime manifestazioni di neoclassico a Favara».
Nonostante questo nostro accorato appello, nei primi giorni del maggio 1998, il comune di Favara, senza prendere in considerazione la possibilità di intervenire con una riparazione del muro crollato, da noi caldamente proposta, sotto la guida dell’ufficio tecnico, procedeva ad abbattere a colpi di ruspa la porzione est del palazzo D’Angelo, per scongiurare pericoli di crollo con danno per i passanti. Tutto questo avveniva nell’indifferenza delle autorità preposte alla tutela, che, interpellati dal comune, intervenivano con un sopralluogo che era tutta una farsa.
In seguito alle nostre insistenze, l’allora sindaco Prof. Carmelo Vetro, si impegnava a fare recuperare il pregevole portale e dopo averne fatto numerare tutti i conci che lo componevano, lo faceva portare presso il deposito comunale, all’interno dell’ex carcere, in piazza della Vittoria, in attesa di poterlo rimontare in futuro. Dopo circa due anni, veniva abbattuto il resto del palazzo e con esso le case limitrofe che presentavano dei pregevoli cantoni in pietra scolpita, tipici dei secoli XVIII e XIX. Nello stesso periodo, il responsabile del deposito comunale dell’ex carcere, il vigile urbano Francesco Pullara, per mancanza di spazio, faceva trasferire i resti del portale D’Angelo all’interno del cimitero di Piano Traversa, dove era presente un grande spazio aperto, ancora non edificato, in prossimità dei nuovi uffici cimiteriali.
I resti del portale sono rimasti ammucchiati e indisturbati all’interno del cimitero per tutti questi anni e noi ne abbiamo molto spesso verificato la presenza. Sembrava che nessuno si curasse di loro, ma una settimana fa, portandoci al cimitero, ci accorgiamo che, col procedere delle costruzioni delle nuove sezioni cimiteriali, i resti del portale D’Angelo sono spariti. È per noi un grande dolore constatare tale sparizione! Ci auguriamo che i resti del portale non siano stati distrutti o interrati sotto la base in cemento delle due sezioni che si stanno iniziando a costruire, oppure trafugati. Speriamo che, anche questa volta, un altro ben pensante del comune di Favara, li abbia trasferiti in altra sede più sicura. Facciamo appello agli amministratori e funzionari comunali e a tutta la cittadinanza perché possa essere ritrovato e recuperato il portale D’Angelo, una preziosissima testimonianza architettonica del Settecento a Favara.