Giuseppe Maurizio Piscopo
Giuseppe Gigliorosso si è diplomato all’Istituto di Stato per la Cinematografia e la Televisione “Roberto Rossellini” di Roma. Nel 1985 dirige il suo primo cortometraggio “L’uomo dal fiore in bocca” tratto da una novella di Luigi Pirandello, nel 1990 “Filologia”, riduzione cinematografica di una novella di Leonardo Sciascia. Gira numerosi altri cortometraggi e medio metraggi che sono selezionati e premiati in festival italiani e internazionali. Ha diretto quattro edizioni (2003-2006) del Festival Nazionale “Capaci Cinema Breve” Città di Capaci e per due anni il Bisacquino Festival Set” Premio Frank Capra. “Ore diciotto in punto” è il suo primo lungometraggio. E’ un regista molto apprezzato in Italia ed è una delle figure più interessanti della Rai siciliana.
Quando nasce la tua passione per il Cinema?
Sin da ragazzo ho nutrito la passione per il cinema. A diciassette anni ho iniziato a girare le prime immagini con una cinepresa super 8 Canon 514 XL. Il caricatore, così si chiamava la bobina del super 8, conteneva 15 metri di pellicola e durava 3’20” a 18 fotogrammi al secondo. Un caricatore Kodak Ektachrome negli anni 70 costava circa 10 mila lire. Tantissimo per le tasche di un ragazzo. Prima di fare una ripresa ci pensavo parecchio. Poi bisognava aspettare lo sviluppo. Di solito erano 10 o 15 giorni. E poi il montaggio alla moviola. Il cerchio si chiudeva con la proiezione sullo schermo bianco situato nella stanza da pranzo. Spettatori: parenti e amici. Era sicuramente un altro mondo. Per certi versi affascinante anche se io non sono legato al mito della pellicola. I tempi cambiano e la tecnologia va avanti. Ben venga il digitale.
In quel periodo adolescenziale la mia voglia di cinema era tanta. Così, con tanti sacrifici, mi trasferii a Roma per frequentare l’Istituto di Stato per la Cinematografia e la Televisione “Roberto Rossellini”. Cinque anni intensi di studi. Mi immersi con tutto me stesso nel mondo del cinema. Ormai sognavo a 24 fotogrammi al secondo. È stato un periodo bellissimo di grande crescita. Ho avuto insegnanti bravi e importanti. Uno tra tutti il professore ingegnere Antonino Appierto direttore dello stabilimento di sviluppo e stampa di Cinecittà. Una figura carismatica.
Sono stato sempre affascinato dell’immagine in movimento. Rapito dalle storie raccontate con le immagini.
Com’è nata la mia passione per il cinema?
Sinceramente non lo so. Forse la colpa è stata di quella macchina fotografia degli anni 60 comprata allora da mio padre e che io maneggiavo con tanta curiosità. Cercavo di comprenderne il meccanismo. La magia del diaframma e dell’otturatore. La formazione di un’immagine. Avevo 10 anni.
Ogni mese a Palermo c’è una troupe, che viene a girare una fiction sulla mafia e più o meno racconta le stesse cose viste e riviste da anni e ripropone le stesse location di sempre. Perchè i siciliani amano così tanto queste fiction che danno della Sicilia un’immagine fortemente negativa nel mondo?
Ognuno è libero di raccontare le storie che vuole. Io con il mio ultimo film “Ore diciotto in punto” ho raccontato una Sicilia per nulla stereotipata, piena di vita con tanta voglia di riscatto.
Il mio amico Pippo Cipriani, ex sindaco di Corleone (1993), costretto a vivere sotto scorta per la sua lotta alla mafia, non sopporta il film “Il Padrino”. Lo considera “pessimo” e diseducativo. È convinto che Coppola ha contribuito fortemente a rovinare l’immagine della Sicilia nel mondo. Sinceramente sono d’accordo con Cipriani.
Quali sono i tuoi registi e Autori di riferimento?
Federico Fellini, Ingmar Bergman, Luis Bunuel, Martin Scorsese, David Lynch,
Che cosa apprezzi di Tornatore e cosa non gradisci?
Apprezzo la raffinata capacità di affabulare. Non gradisco il virtuosismo a volte gratuito.
Che cos’è per te il Cinema? E’ considerato il mezzo più potente per cambiare la società dalle fondamenta? Sei d’accordo con questa espressione?
Il cinema per me è il mezzo d’espressione più completo e coinvolgete. Ma non credo, che possa cambiare la società dalle fondamenta.
Tu hai girato diversi cortometraggi che sono stati premiati” L’uomo dal fiore in bocca” di Luigi Pirandello, “Filologia” tratto da Leonardo Sciascia, “Se”‘, “Pia”, “Ciechi tutti” ed altri…
Si è vero, nasco con i cortometraggi. I corti per me sono stati una grande palestra. Mi hanno insegnato a raccontare una storia con estrema sintesi. “L’uomo dal fiore in bocca (1985)”, tratto da una novella di Luigi Pirandello, è stato il mio primo corto. Mi ricordo che riuscii a convincere il proprietario di una tv privata palermitana a produrlo. Una cosa inusuale per quel tempo. In quel periodo, scrissi la sceneggiatura di “Filologia”, riduzione cinematografica di una novella di Leonardo Sciascia. Sciascia in persona mi diede l’autorizzazione a realizzare il corto e non mi chiese neppure il pagamento dei diritti d’autore.
Realizzare un cortometraggio tratto da un’opera letteraria mi dava una certa “sicurezza”. Solo nel tempo ho acquistato una certa autonomia. Con il cortometraggio “Sé” ho cominciato a scrivere storie originali.
Il tuo ultimo lavoro “Ore 18 in punto” è uscito dopo tre anni, il 12 Giugno 2014 ed ha ricevuto diversi premi. Come ha reagito la critica e il grande pubblico alla visione di questo film?
“Ore diciotto in punto” è un film indipendente allo stato puro realizzato con la formula The Coproducers. Tutti i componenti del cast e della troupe hanno messo a servizio del film il loro lavoro, la loro professionalità, il loro talento. Nessuno ha investito capitali di tasca propria. Il 12 giugno il film è uscito nelle sale italiane piazzandosi al secondo posto tra i film italiani più visti. Nel panorama cinematografico italiano, la produzione e la distribuzione di “Ore Diciotto In Punto” è stata considerata “Una scheggia impazzita”. A Palermo il film è rimasto in programmazione in tre cinema, alternati, per circa quattro mesi.
“Ore diciotto in punto” ha ricevuto la qualifica di film D’Essai dal Ministero dei Beni Culturali Direzione Generale Cinema. Ha vinto il premio per la miglior regia al Festival Internazionale dell’Arte Cinematografica di Imperia e il premio del pubblico al Festival Internazionale di Sciacca. È stato presentato al Taormina Film Fest, proiettato negli Stati Uniti in due prestigiose università: George Washington University e alla Georgetown University ed è stato proiettato anche all’ambasciata italiana a Washington D.C.
Il film ha partecipato al festival americano Sud Est Festival di Washington ed è stato selezionato al Pechino International Film Festival 2015.
In Sicilia sono stati girati migliaia di film eppure se ne salvano solo una decina. Quali salveresti per le nuove generazioni?
Tutti i film di Pietro Germi girati in Sicilia.
Quali difficoltà reali si incontrano per girare un film in Sicilia?
Fare un film è sempre un’impresa. È come fare un lungo viaggio. Ti può succedere di tutto. E questo vale anche in Sicilia.
Le difficoltà fanno parte del piacere di fare un film.
Quale importanza dai alla scelta delle musiche in un film?
Quando scrivo o giro un film, corto o lungo che sia, il mio obiettivo è riuscire ad emozionare lo spettatore con il solo ausilio delle immagini e della musica. Per la legislazione cinematografica italiana il compositore delle musiche è uno dei quattro autori dell’opera cinematografica. Nel mio ultimo film “Ore diciotto in punto” l’autore delle musiche, Francesco di Fiore, ha composto ben 36 brani (tutti belli) per un’ora e quaranta minuti di film. Una grande possibilità di scelta. La musica è importante.
Quale importanza dai alla fotografia?
Io credo che in un film tutto deve essere equilibrato. Tutto deve “suonare” come in una grande orchestra. I vari reparti: regia, montaggio, fotografia devono creare un tutt’uno. Se un reparto spicca rispetto a tutto il resto allora c’è qualcosa che non funziona. Lo spettatore deve emozionarsi e percepire il film come qualcosa di omogeneo. Ecco perché alla fotografia do un’importanza pari a tutti gli altri reparti. E questo lo dico con un po’ di difficoltà perché in fondo la mia formazione cinematografica ha molto a che vedere con la direzione della fotografia. La scelta del direttore della fotografia per i miei film è stata sempre molto accurata. Creare un’atmosfera con un “800” non è una cosa semplice credetemi. La collaborazione sul set tra il regista e il direttore della fotografia è molto stretto. Molti dei miei film hanno avuto sempre lo stesso direttore della fotografia. Rosario Neri.
Quale criterio adotti nella scelta degli attori?
Faccio i provini. E nella scelta sono molto istintivo. Alcuni amici attori che non ho selezionato non mi parlano più. Pazienza.
Cosa stai preparando in questo momento?
Ho scritto una nuova sceneggiatura il titolo è “Vice’è vivo”
Quali sono i suoi progetti per il futuro?
Realizzare “Vice’ è vivo”