“Si mangiava cu a putia, con i supermercati non si mangia”. Che significa “con i supermercati non si mangia”? La risposta mi porta in un passato, quando diffusi erano nei vari quartieri i negozi di genere alimentare, a putia, per l’appunto. E con la putia c’era la “libretta”, un libretto nero con la bordatura rossa.
“Non c’erano soldi, così come oggi, ma u putiaru faceva credito. Si utilizzavano due libretti, uno lo teneva il negoziante e l’altro il cliente sui quali veniva annotata la merce acquistata e il costo della stessa. Chi non aveva soldi non moriva di fame e non si disperava. Prendeva il libretto e andava nel negoziante che gli concedeva il credito. Oggi, con i supermercati, si può solo morire”. A dirlo è una casalinga che deve fare acrobazie per non fare mancare il necessario alla sua famiglia.
Ogni medaglia ha il suo rovescio, lo aveva anche “a cridenza” con la maggiorazione dei prezzi da parte dei negozianti che la praticavano. “Ma – continua la donna – potevi tamponare i momenti difficili. Se in un mese arrivava di pagare la tassa comunale, la bolletta dell’Enel e altro ancora, c’era il gestore dell’alimentare nel quartiere che ti faceva credito. Il mese successivo, pagate le tasse, potevi pagare u putiaru”.
Capitava spesso che gli operai non venissero pagati puntualmente dai datori di lavoro e allora “u putiaru segnava fino a quando mio marito si aggiustava”.
Il putiaru attraverso il credito funzionava, insomma, come una sorta di ammortizzatore sociale. Ora a parte l’ironia che non guasta mai specie se vogliamo esorcizzare l’attuale difficile momento, sarebbe opportuno verificare la capacità di reddito dei cittadini prima di caricarli di tasse. “Anche perché – conclude la madre di famiglia – in mancanza du putiaru, non ci resta altro da fare che non pagare le tasse, metterle da parte in attesa di qualche margine nel poco denaro che entra”.