Ing. Idro
L’ACQUA C’È MANCA LA BUONA GESTIONE
Noi continueremo a parlare di acqua, senza stancarci. Lo faremo da attenti spettatori alla “tragedia” abilmente recitata dalla politica siciliana e dai gestori dell’acqua pubblica. Teniamo il sipario alzato sull’acqua che c’è e non si vede, sul costo della stessa che c’è, si vede e si abbatte sull’utenza costretta ad immagazzinare in poche ore il bene prezioso che consuma in diversi giorni, a volte, in settimane.
L’acqua c’è, la papera galleggia, ma sembrerebbe si voglia costruire scenari per spillare altri soldi al contribuente.
Entriamo nel vivo del problema.
Si parla di emergenza idrica, quando in passato se ne parlava d’estate e dopo qualche anno di siccità.
Adesso se ne parla ogni anno ed in tutte le stagioni, tant’è che dopo soli pochi mesi ci risiamo. Superato il prospettato periodo di crisi invernale (dicembre 2016), il ritornello emergenziale è ripreso con la stagione estiva attribuendolo alla prevedibile e scontata riduzione dei livelli d’acqua negli invasi che si viene a registrare in questo periodo.
Con l’emergenza, i disservizi idrici, attuali e futuri, sono giustificati dall’eccezionalità della circostanza imprevista ed accidentale dell’evento calamitoso e pertanto non addebitabili alla gestione del servizio; inoltre, la congiuntura favorirebbe la richiesta e l’adozione di interventi straordinari a favore dei gestori del servizio (anche di natura economica con fondi pubblici) per il ritorno alla normalità. Gli unici a piangerne le conseguenze sono i cittadini.
E così basta una disfunzione nella fornitura d’acqua alla popolazione ed è emergenza idrica a prescindere dalla causa che la determina.
E’ pensiero ricorrente attribuire questi problemi alla scarsezza di piogge utili per rimpinguare le riserve idriche e più in generale ai mutamenti climatici in corso. Con questa consapevolezza, ci bombardano sempre più frequentemente di comunicati con cui si prospettano scenari apocalittici causati della siccità.
Pur sapendo scientemente che Giove Pluvio non è stato benevolo con la nostra terra, ogni anno si grida all’eccezionalità che determina l’emergenza e si dimentica il percorso virtuoso che bisognerebbe intraprendere per affrontare correttamente l’argomento dell’approvvigionamento idrico.
L’infrastrutturazione e l’attività gestionale dell’acqua non si può improvvisare sull’onda dell’emotività emergenziale ma deve essere il frutto di un ponderato lavoro di programmazione politica e tecnica finalizzato a migliorare le condizioni di vita della società.
Una ricognizione, effettuata ad inizio mese (luglio 2017), dei principali parametri idrometeorologici e dei livelli d’invaso dei serbatoi di riferimento per l’approvvigionamento idropotabile per la provincia di Agrigento mette in evidenza che le suddette grandezze non presentano discordanze e variazioni statisticamente significative rispetto alla serie storica dei dati disponibili.
Infatti, nei 7 serbatoi di riferimento, risultano invasati complessivamente circa 120 milioni di metri cubi di acqua che equivalgono circa all’ 85 % dell’attuale potenziale capacità massima degli impianti. Rispetto ad un anno fa si ha una riduzione della scorta di circa 4 milioni di metri cubi ovvero circa il 3% (leggasi: TRE %) in meno di risorsa. Nello specifico, quest’anno, si ha meno acqua nelle dighe Arancio, Garcia e Piano del Leone, si rileva un livello sostanzialmente coincidente con quello dell’anno scorso nei serbatoi del Castello e Gammauta mentre si registra un livello superiore nelle dighe Fanaco e Prizzi.
A fronte della estrema variabilità che possono subire i dati idrometeorologici in anni diversi, le variazioni di risorsa disponibile negli invasi, registrate negli ultimi anni, compreso quello in corso, non rivestono gli estremi dell’eccezionalità, anzi risultano molto modeste. Allora, sorge spontaneo il dubbio: siamo di fronte ad una crisi idrica per l’eccezionale siccità o per la cattiva programmazione e gestione del sistema di approvvigionamento idrico?