Mai come adesso è stato così elevato il senso dell’antipolitica e della disistima della gente verso i politici.
SCATTA LA PENSIONE CON 4 ANNI E MEZZO DI LEGISLATURA
Le indennità economiche, i vari privilegi e le innumerevoli prebende di cui tuttora godono gli attuali parlamentari nazionali, i consiglieri regionali (ai quali fanno buona compagnia le migliaia di politici non più rieletti o già in pensione), i pubblici manager, sono stati oggetto di discussioni di ogni tipo e a qualsiasi livello. Da ogni parte sgorga spontaneo un sostanziale disgusto avverso la c.d. casta attraverso i media, i giornali, i social. Ad essere incazzata naturalmente è la deprecata gente comune.
Ultimo atto, in ordine di scadenza: da oggi 16 settembre 2017, 417 deputati su 630 e 191 senatori su 315, eletti per la prima volta il 25 febbraio 2013, hanno acquisito il diritto ad una pensione di 1.100 euro a seguito di un decreto del governo Monti che stabiliva in 4 anni 6 mesi e un giorno il periodo minimo per averne accesso. Se si aggiunge che ai detti parlamentari non vale la macelleria sociale della legge Fornero, la torta diventa più gustosa. Per loro, infatti, non si applicano i 20 anni di contributi versati, i 66 anni e 7 mesi di età anagrafica, né tantomeno gli oltre 42 anni di contribuzione richiesti se si vuole andare prima in pensione. Agli onorevoli bastano 65 anni, ridotti a 60 se vengono rieletti.
Tutti gli osservatori politici, italiani e non, avevano scommesso persino le mutande con relativa promessa di una nuotata invernale nelle acque del polo nord sulla fine della legislatura dopo la sconfitta del mega referendum costituzionale del 4 dicembre 2016. La maggioranza degli italiani disse no allo stravolgimento della nostra Carta. Come recita un saggio proverbio, chi troppo vuole nulla stringe. Ma, a questo punto possiamo dirlo, perché ne abbiamo il diritto e il dovere, ai 608 nuovi parlamentari non è fregato niente del risultato politico del referendum, del senso dello Stato, della serietà delle Istituzioni. Loro pensavano al 15 settembre 2017, ultimo giorno utile per maturare la pensione. Anche se gruppi come i 5 Stelle, la Lega, i Fratelli d’Italia, parte del PD e di Forza Italia, AP e altri gridavano al lupo al lupo, fatto sta che nacque un nuovo governo e il 15 settembre è passato.
Non ci è dato sapere dei colloqui di Mattarella con le forze politiche. Intendiamo gli “argomenti che contano”, non le dichiarazioni ufficiali. Non è difficile immaginare che tanti si sono presentati col cappello in mano: tenevano famiglia. La pensione è maturata, non ci sono state novità di rilievo, ergo in maniera brutale, alla “stai sereno”, il profumo dei soldi è sempre stato di casa nei due rami del parlamento. E vaffanculo il popolo. Ci corre l’obbligo morale di citare alcune fonti storiche.
Art. 69 della Costituzione: I membri del Parlamento ricevono una indennità stabilita dalla legge.
Legge 9 agosto 1948, n. 1102: La Camera dei deputati ed il Senato della Repubblica hanno approvato; IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA PROMULGA LA SEGUENTE LEGGE Art. 1. Ai membri del Parlamento è corrisposta una indennità mensile di L. 65.000, nonché un rimborso spese per i giorni delle sedute parlamentari alle quali essi partecipano. La misura di tale diaria sarà stabilita, dagli Uffici di presidenza delle rispettive Camere, tenendo conto della residenza o meno nella Capitale di ciascun membro del Parlamento. (Nota: 65.000 lire rapportati ad oggi corrispondono a 1.300 euro). Legge 31 ottobre 1965, n. 1261: Articolo 1: L’indennità spettante ai membri del Parlamento a norma dell’art. 69 della Costituzione per garantire il libero svolgimento del mandato è regolata dalla presente legge ed è costituita da quote mensili comprensive anche del rimborso di spese di segreteria e di rappresentanza. Gli Uffici di Presidenza delle due Camere determinano l’ammontare di dette quote in misura tale che non superino il dodicesimo del trattamento complessivo massimo annuo lordo dei magistrati con funzioni di presidente di Sezione della Corte di cassazione ed equiparate.Articolo 2: Ai membri del Parlamento è corrisposta inoltre una diaria a titolo di rimborso delle spese di soggiorno a Roma. Gli Uffici di Presidenza delle due Camere ne determinano l’ammontare sulla base di 15 giorni di presenza per ogni mese ed in misura non superiore all’indennità di missione giornaliera prevista per i magistrati con funzioni di presidente di Sezione della Corte di cassazione ed equiparate; possono altresì stabilire le modalità per le ritenute da effettuarsi per ogni assenza dalle sedute dell’Assemblea e delle Commissioni.
Articolo 7: La legge 9 agosto 1948, n. 1102, è abrogata. (Altri articoli ininfluenti al presente contesto).
Le immorali conseguenze di quest’ultima legge sono ancora vive. Nel 1948 lo stipendio di un parlamentare era 2,5 volte quello di un operaio e due volte quello di un impiegato. Oggi il differenziale è salito a 13 volte contro 1. Un artigiano che si è versato 45 anni di contributi anche minimi prende una pensione di 600 euro al mese. Un impiegato statale con 40 anni di contributi arriva a 1.400 euro al mese se ha compiuto 66 anni e sette mesi di età anagrafica. Un deputato con 4 anni e mezzo, lavorando 3 giorni alla settimana, si assicura una pensione di 1.100 euro a 65 anni, se rieletto gli anni sono 9 e bastano 60 anni con il probabile raddoppio della pensione. Popolo Sovrano, ma Bove.