Gaetano Scorsone
Su iniziativa del Consiglio Pastorale Cittadino della Comunità Ecclesiale di Favara, nell’anno del centenario delle apparizioni della Madonna di Fatima (1917-2017) e nel mese in cui si richiama la vocazione missionaria della Chiesa, nelle quattro settimane di ottobre si sono distribuiti nel territorio della comunità tutta una serie di celebrazioni, momenti di riflessione, adorazioni del SS. che ieri sera, sabato 28 ottobre, hanno avuto il loro solenne epilogo in Chiesa Madre con una celebrazione eucaristica a cui ha partecipato il clero cittadino quasi nella sua interezza.
La partecipatissima messa è stata officiata dall’Arciprete, don Giuseppe D’Oriente, che nel corso della sua articolata omelia ha sottolineato l’importanza dell’evento per un rafforzamento del concetto di comunità da intendere come famiglia di famiglie così come unico è il popolo di Dio, senza barriere ideologiche, sociali, pregiudiziali, parrocchiali.
Per un cristiano forte deve essere la spinta a voler entrare nel progetto di Amore di Dio, per proiettare la positività di questo Amore infinito nella quotidianità in cui ci si muove per il bene nostro e, soprattutto, del nostro prossimo che in noi deve poter trovare il suo armonioso completamento. Questo significa essere e vivere come comunità! L’amore, infatti, si manifesta nel servizio e nella solidarietà verso gli altri attraverso il convinto espletamento delle proprie responsabilità , poiché tutto perderebbe di significato e di speranza senza un’adeguata e matura testimonianza che si ha solo e soltanto ogni qual volta ci si mette umilmente al servizio degli altri e della comunità di appartenenza. E’ la testimonianza, infatti, che ci rende credibili e ci fa cristiani attraverso l’onestà nei rapporti e nella gestione della cosa pubblica, il rispetto degli altri, la cura dell’ambiente, la fraterna carità ai bisognosi, il sostegno dei più deboli, la salvaguardia della dignità di ogni persona.
Il battezzato cristiano DEVE sentire sua la missione del servire e non dello sfruttare o dello speculare in danno delle risorse comuni o delle giuste spettanze di collaboratori e/o operai che, spesso, si vedono decurtare il proprio salario per la prepotente ed insensibile bramosia di chi offre loro lavoro. E non serve a nulla, anzi, aggrava assai di più la negativa responsabilità degli speculatori quando nascondono le proprie malefatte con parvenze di pseudo-cristianità o di posticcia magnanimità che offendono la dignità della persona e, ancor più, la misericordia del Signore. Don Giuseppe ha tenuto a specificare che non solo le ingiustizie, i latrocini e le violenze, ma anche l’insensibilità, il distacco e la fredda indifferenza rinnegano Dio, facendo , qui, riferimento, all’imbarazzante silenzio con cui la comunità cittadina ha accolto la triste notizia della morte di un suo giovane per un rovinoso incidente stradale avvenuto all’interno della città per cause ancora da stabilire. Credere significa vivere come ci ha insegnato Cristo Gesù che ha dato la sua vita per la nostra salvezza. . . Se vogliamo presentarci al suo cospetto meritevoli della sua paterna misericordia dobbiamo allora spogliarci di tutti i nostri peccati e di tutte le nostre debolezze che, sino ad oggi, ci hanno allontanato dal nostro prossimo e che domani potrebbero privarci della gioia eterna.