Ho chiesto a diversi pasticcieri come è andata la vendita dei panettoni e dei dolci natalizi. Mi hanno risposto che con difficoltà sono riusciti a soddisfare le richieste e che molti prodotti sono andati al di là dello Stretto. In un caso, Gioacchino Virone ha venduto in Lombardia l’80 per cento dei suoi prodotti. Oreste Alba e la sua famiglia hanno venduto tutto al punto tale di mettere sulla loro tavola un panettone di produzione industriale. E non sono i soli. Tutto è stato venduto. Ricordiamoci, intanto, che il vero grande appuntamento con l’artigianato dolciario locale non è il Natale e il panettone al pistacchio, ma l’agnello di Pasqua.
Il particolare settore va benissimo, così come quello della ristorazione. L’appuntamento con il Capodanno è al sesto anno di successi e, dicevamo, di gran pienone.
E non finisce qui, commercialmente Favara offre ottimi negozi di abbigliamento, di ferramenta, di elettrodomestici e l’elenco è lungo, quasi tutti conosciuti almeno nella nostra provincia.
Questo è in sintesi ciò che vede il giornalista, ma desidero raccontarvi ciò che pensa sul fenomeno Favara un direttore di banca, Paolo Ferrara, che è anche un politico di lunga esperienza. Ferrara è di Porto Empedocle ma conosce perfettamente la realtà favarese.
“Ciò che sta accadendo – ci dice – è frutto della capacità imprenditoriale dei cittadini. Il favarese è uno che ci sa fare, recentemente ha colto a volo l’occasione di valorizzare i prodotti locali e lo ha fatto in un processo completo in tutte le sue parti, dalla perfetta accoglienza all’altrettanto perfetta sicurezza, dall’indiscutibile bontà dei prodotti al rapporto con i prezzi. Le altre città si svuotano, Favara si riempie. La gente si è abituata ad andare a Favara. Questo è il concetto che bisogna focalizzare e difendere. Nulla c’entra la politica sui risultati raggiunti e sono risultati eccellenti. Certamente, la politica non può restare a guardare il privato. Non può e non deve”.
Se fossi tu il sindaco?
“Se la politica fino a questo punto è rimasta esclusa – continua Ferrara – cercherei di entrare nel fenomeno attraverso la partecipazione.
Senza fare filosofia, consapevole del dissesto finanziario dell’Ente, la partecipazione si tradurrebbe nello sforzo di imbrigliare al meglio l’energia dei privati promuovendo le loro attività e Favara. In questi ultimi anni, la città ha fatto passi in avanti e non un solo passo indietro. Bisogna consolidare l’abitudine dei favaresi di restare a Favara e di fare arrivare la gente delle città vicine e della provincia. Io mi metterei a fianco degli imprenditori, che generano ricchezza e lavoro, e ascolterei le loro istanze, cercando di soddisfarle”.