Pregiatissima Sindaca, spettabile Ati e, perché no, spettabili associazioni dei consumatori, mi è pervenuta una nota di un cittadino favarese, un professionista, che noi chiameremo per opportune ragioni di privacy “Vepossino”. La nota contiene una sorta di problema da risolvere tipo un compito in classe di matematica.
Eccolo:
“Qualcuno diceva «A pensar male del prossimo si fa peccato ma si indovina» [citazione di Pio XI, non di Andreotti] ma non posso pensare altrimenti confrontando le bollette dell’acqua pagate – regolarmente senza alcun aggravio di mora o altro tipo di imprevisto – con quella che è la “tariffa forfait 2017” per il comune di Favara, pubblicata sul sito ufficiale del gestore del sistema idrico.
La somma delle 4 bollette pagate per il 2017 ammonta ad € 275,24. Sul sito sono riportati 2 importi (entrambe per la stessa tipologia d’utenza domestica) stabilite dalla deliberazione n°33 del 14/07/2017 dell’ Assemblea Territoriale Idrica Ag9, rispettivamente pari ad € 271,29 ed € 252,53. Entrambe le tariffe sono inferiori alla somma delle bollette che fa pagare il gestore. La cifra in più che ho pagato rispetto alla prima tariffa indicata ammonta ad € 3,95, quella rispetto alla seconda ad € 22,71″.
La somma delle 4 bollette pagate per il 2017 ammonta ad € 275,24. Sul sito sono riportati 2 importi (entrambe per la stessa tipologia d’utenza domestica) stabilite dalla deliberazione n°33 del 14/07/2017 dell’ Assemblea Territoriale Idrica Ag9, rispettivamente pari ad € 271,29 ed € 252,53. Entrambe le tariffe sono inferiori alla somma delle bollette che fa pagare il gestore. La cifra in più che ho pagato rispetto alla prima tariffa indicata ammonta ad € 3,95, quella rispetto alla seconda ad € 22,71″.
Ora, non ci metteremmo a ragionare su 3,95 euro o su 22,71 euro se non fosse per il fatto che in ogni caso gli importi vanno moltiplicati per il numero delle utenze che a Favara saranno circa 11.000. Si capisce bene che stiamo parlando di 3,95 euro moltiplicato per 11mila, in un caso, e di 22,71 moltiplicato per 11.000, nell’altro. Tra l’altro, questa deduzione è stata fatta anche dal nostro “Vepossino”.
“Considerata – conclude il nostro amico – la somma che ho pagato in più, in entrambi i casi, non mi conviene fare ricorso o sollevare il problema. Mi costerebbe di più (soldi, tempo e fatica) ! Se questo meccanismo lo estendiamo a tutte le utenze, come presumo che avvenga, mi chiedo: quanto percepirebbe in più il gestore del servizio idrico?
Chi controlla? Buona riflessione”.
Chi controlla? Buona riflessione”.
E buona riflessione si. Buona riflessione in particolare alla nostra sindaca, in qualità di rappresentante della città e all’Ati che deve controllare, alle associazioni di consumatori, mentre noi restiamo in attesa di loro risposte, augurandoci che tutto sia regolare, che le cose stanno diversamente, che ci sia una fondata ragione diversa dalle citate deliberazioni sul costo dell’acqua. Parliamo, intanto, di cifre finali, secondo il ragionamento di “Vepossino” che vanno da un minimo di circa 40mila euro a un massimo di 250mila euro in più rispetto al totale pagato dall’utenza.