“Un milione di posti di lavoro ce ne fosse toccato uno solo, saremmo stati avvantaggiati se avessero promesso più disoccupazione, lavoro nero, sfruttamento, disperazione, povertà”. A parlare è Don Marco Damanti, preferisce incontrarmi nello spiazzale della chiesa, mi mostra la statua del Cristo Redentore posata di recente in un angolo a sinistra del sagrato della Chiesa, come se volesse, per un attimo, allontanare l’argomento della nostra conversazione.
“Sono convinto – mi dice – che i nostri politici non conoscono chi stanno amministrando. Ecco, mi piacerebbe fare questo tipo di presentazioni, caro Paolo Gentiloni, caro Nello Musumeci, cari politici vi presento questo padre di famiglia che fa il muratore, a volte, l’aiutante muratore e quello che capita, quando è fortunato lavora, due, tre giorni la settimana. Carissimi vi presento quest’altro padre di famiglia che non riesce a pagare i servizi e quel poco che gli offre la suocera o la madre lo usa per sfamare se stesso e i suoi cari. Vi presento chi non si cura perché piuttosto di comprare le medicine preferisce acquistare il pane per i figli. Vi presento chi non vuole soldi caduti dal cielo, elemosina, ma vuole il lavoro. Vi presento migliaia di madri e padri di famiglia che non possono permettersi di spendere settecento euro l’anno per l’acqua, se non mille. Non possono perché è assolutamente fuori dalle loro possibilità economiche. Mettiamoci nei loro panni, facciamo nostre le loro angosce. Stiamo parlando di acqua.
Durante la guerra, alla gente mancava il pane e non l’acqua. Nel passato di povertà della nostra Isola non è mai mancata l’acqua. Ma di quali passi in avanti parla la politica? Noi abbiamo il problema di pagare l’acqua per due ordini di motivi, il primo l’abbiamo già detto, siamo poveri, l’altro è per i costi esagerati del bene essenziale”.
Don Marco è un fiume in piena, lui parroco di periferia conosce alla perfezione la drammatica situazione economica di molte famiglie che vivono nel disagio.
“Vivono nel disagio – continua – e l’acqua entra nell’elenco lungo dei loro problemi. E’ una assurdità che sfugge ai nostri politici. Mi piacerebbe che ne prendessero conoscenza”.