Quella di domenica prossima 4 marzo è forse l’elezione del Parlamento Italiano meno coinvolgente dell’era repubblicana. Questa è la mia impressione. Lo so che è sbagliato prendere alla leggera una elezione, qualsiasi essa sia, ed ancor di più disinteressarsene. Ma non mi sento coinvolto, non mi sento parte attiva, non credo di avere un potere decisionale, ma di essere solo un numero.
Sarà il fatto che tutto si sta svolgendo in maniera mediatica, senza un contatto diretto tra Partito, candidati e cittadini elettori. Sarà il fatto che non possiamo veramente scegliere chi votare ma siamo chiamati ha tracciare un segno di croce e basta, tanto hanno deciso già tutto ai vertici. Nessun coinvolgimento decisionale sia in quei partiti che hanno predicato ampia partecipazione e libertà di candidarsi e di poter scegliere, sia soprattutto in quei partiti che hanno imposto nomi e personaggi calandoli dall’alto, che non hanno nulla a che vedere con il territorio ma fanno parte di una casta, di una setta, di una oligarchia che decide tutto al vertice e ci lascia solo la parvenza di una scelta che è solo di campo per uno schieramento e non certo per un ideale o una convinzione.
Tanti Centri studi specializzati hanno già detto e scritto che in relazione ai sondaggi e ai collegi ritenuti più o meno certi, sicuri o blindati dai vari partiti, già si conosce, prima ancora delle elezioni, almeno l’80% degli eletti sia alla Camera che al Senato. Pare che già si sappia che sarà difficile se non proprio impossibile che un Partito o un coalizione possa avere una maggioranza per governare e si dovrà pensare ad un Governo di “larghe intese” oppure un Governo “di scopo” per rifare una nuova legge elettorale e ritornare a votare. Ma dico io, si pensa già ad una nuova legge elettorale senza che ancora abbiamo sperimentato questa di legge. Se non andava bene non ci si poteva pensare prima. Ecco la disaffezione. Ecco l’allontanamento, Ecco il disimpegno che forse, e me ne duole, rischia di sfociare in un rassegnato qualunquismo. Situazione che è avvertita, riscontrata e decretata anche dai sondaggisti e dagli studiosi che prospettano un’altissima percentuale di astensione che coinvolge non solo il cittadino medio che si disamora, ma anche il cittadino che solitamente è stato impegnato e parte attiva.
Per le elezioni politiche del 1976 il giornalista Indro Montanelli, riprendendo la frase detta da Gaetano Salvemini alla vigilia delle elezioni politiche del 1948, ebbe a dire “Turiamoci il naso e votiamo……..”. Ecco votiamo. Tante unità diventano decine, tante decine diventano centinaia, quindi migliaia ed anche milioni. Non lasciamoci prendere da questo senso di sconforto, di scoraggiamento, di distacco che agevola solo loro, ovvero chi ci considera solo numeri . Il 4 Marzo andiamo a votare.