Li incontro per caso in Piazza Cavour, sono giovani che partecipano a diversi stage presso il Comune di Favara.
A presentarmeli perché hanno qualcosa da chiedermi è Totò Lupo, l’ex presidente del Consiglio comunale, la domanda è “quando possiamo fare il bucato?”, che in favarese suona “quannu arriva l’acqua?”. E se a Favara la domanda la poniamo in un certo modo è perché la stessa domanda contiene la risposta basta togliere il punto interrogativo.
La domanda quando posso fare il bucato trova la risposta in “quannu arriva l’acqua”, ovviamente, in forma affermativa, senza, dicevo, punto interrogativo. La frase in favarese, se posta come domanda, trova la risposta in “l’acqua arriva quando arriva”.
Ci abbiamo babbiato sopra, così per esorcizzare il gravissimo problema che sembrerebbe non avere soluzioni.
Intanto, per restare con gli stagisti, in Polonia, così come in altri posti, stiamo facendo la nostra “bella figura”, con i giovani che raccontano ai loro parenti e amici di trovarsi in un pezzo d’Europa con i rubinetti a secco. Una bella pubblicità che richiama turisti da tutto il mondo.
E’ in questo modo che si distruggono gli sforzi di un territorio che cerca di fare economia attraverso gli investimenti nel settore turistico.
Manca l’acqua, non manca ed è ben presente il degrado delle città e delle periferie in particolare. E allora spesso nelle recensioni dei locali di Favara o di Agrigento, Raffadali e ancora, capita di leggere ottimi giudizi sui B&b, ristoranti, pizzerie, ma con “vista” sulla spazzatura e senza acqua che scorre nella doccia.
Gli ospiti si rammaricano e si lamentano, molto probabilmente non ritorneranno, chi si lamenta e si rammarica restando nel posto sono i residenti che pagano servizi assolutamente non adeguati in un territorio disamministrato.