I sindacati hanno proclamato lo sciopero dei netturbini per i prossimi giorni 30 e 31 ottobre.
Sono tre le mensilità arretrate, troppe per qualsiasi lavoratore dipendente, troppe per qualsiasi famiglia che già fa fatica ad arrivare alla fine di un solo mese.
Il contratto tra le aziende che gestiscono il servizio di igiene ambientale e i Comuni prevede che il raggruppamento di imprese deve anticipare due mensilità, mentre l’amministrazione comunale ha 60 giorni di tempo dalla presentazione per pagare la fattura.
Le ditte sono inadempienti e la sindaca di Favara, Anna Alba, ha chiesto, venerdì scorso, di predisporre una nota contro la capogruppo Iseda per imporre il pagamento degli stipendi ai lavoratori come da contratto.
Ricordiamo, inoltre, che giorno 14 scorso gli operatori ecologici hanno sospeso lo sciopero per non danneggiare ulteriormente la città che non ha quasi mai ricevuto un servizio adeguato a fronte del milionario pagamento dello stesso.
La non anticipazione di due mensilità è come un affronto nei confronti dei lavoratori da parte di un datore di lavoro che non ha, in questo settore, lo stesso rischio d’impresa come le altre aziende. Tutti gli interventi sono previsti nel capitolato d’appalto e tutti coperti dai previsti pagamenti.
Immaginiamo un’industria che ha anticipatamente venduto ciò che produce, con il solo onere di anticipare il pagamento delle spese per 60 giorni, un vero paradiso aziendale, senza confrontarsi con il mercato e la concorrenza. A questo punto appare davvero paradossale caricare l’onere del contratto sui lavoratori. E c’è di più, mentre un’azienda che produce raddrizza banane subisce gli effetti dello sciopero con il blocco della produzione e quindi con una perdita, nel nostro caso gli effetti dello sciopero li subisce la cittadinanza, la stessa che paga le tasse per il servizio.
Ad ogni modo, molto probabilmente l’annunciato sciopero sarà scongiurato grazie ai pagamenti che il Comune di Favara sta preparando in favore del raggruppamento di imprese che gestisce il servizio.