Gli scatti sono stati effettuati oggi alle ore 11 e da soli denunciano un degrado senza limiti che offende ogni singolo favarese perbene.
Alla già clamorosa denuncia delle immagini, aggiungo le mie personali considerazioni senza filtro alcuno.
Il muro del cimitero Piana Traversa e la piazza, lato via Ambrosini, sono una vergognosa discarica, badate bene, dentro lo spazio di rispetto cimiteriale.
Come cittadino preferisco mille volte l’abbandono dei rifiuti davanti casa mia, mai nel cimitero, dove riposano i nostri cari defunti. Abbiamo diverse volte e in diverse occasioni, come testata giornalistica, denunciato l’immorale fenomeno. Dopo ogni articolo è stata effettuata la bonifica. Sono convinto che anche domani si ripeterà.
Intanto, si è ripetuta l’offesa per la città e chissà quante volte ancora si ripeterà in futuro perché le istituzioni presenti a Favara non riescono a scoprire e punire fermamente questi animali senza un minimo di etica.
Perché parlo di istituzioni e non solamente di amministrazione comunale? Mi faccio la domanda e mi do la risposta.
Al massimo della indignazione posso decidere di mettermi a vigilare da semplice cittadino il muro di cinta del cimitero per beccare il maiale di turno. E continuo per essere pienamente compreso. Nel sostituirmi alle forze dell’ordine, già commetto un reato e un altro successivamente agendo direttamente nei confronti degli imbecilli, tra l’altro, con imprevedibili risvolti.
A questo punto, è chiaro che i particolari rifiuti costituiscono un problema grande quanto una montagna dal punto di vista igienico, morale e, sottolineo, di ordine pubblico.
Al di là di quel muro c’è il cuore dei favaresi e deve essere assicurato il massimo decoro.
Non possiamo dare per un verso “a manu o mortu” e dopo tollerare questa inaudita vergogna. E non credo che a Favara che non è New York non si possa dare un nome e un cognome a questi incivili.
Nomi e cognomi che, nella stragrande maggioranza di casi, non si trovano negli elenchi di chi paga la tassa sui rifiuti.
Non pagano, i virtuosi pagano per loro e devono subire le loro offese.