Giuseppe Maurizio Piscopo
Dopo molti anni al Villaggio Mosè ho avuto il piacere di incontrare Pippo Calandrino, un grande artista agrigentino, musicista, attore, regista, una figura poliedrica che ha fatto conoscere la nostra isola in tutto il mondo. L’arte di suonare di Pippo è veramente speciale ed arriva direttamente al cuore. Ecco quel che dichiara in questa intervista:- “Scrivo sempre qualcosa e mi piace coinvolgere i giovani. Credo che sia nostro preciso dovere trasmettere loro le nostre esperienze e il nostro sapere per migliorare la società in cui viviamo”.
Pippo Calandrino nasce ad Agrigento nel 1956. Già nel 1968 “piccolo componente” del gruppo folcloristico “Val d’Akragas” di Agrigento ha svolto, successivamente, trentennale attività folclorica, partecipando a prestigiosi Festival di folklore internazionale in tutto il mondo. Fondatore del gruppo di musica popolare “I Dioscuri”. Dal ’72 al ’77 svolge attività di avanspettacolo in tutta la Sicilia e, dal ’78 all’82, è attore-musicista al Teatro Stabile di Catania. Ha lavorato anche presso “Antenna Sicilia” e il “Cat Comedia” di Catania. Dall’85 all’87 è docente di tradizioni popolari presso il CE.FO.P. di Agrigento. Autore di numerosi brani musicali. Autore e regista di programmi televisivi, opere teatrali e spettacoli di arte varia. Direttore artistico di vari eventi in Italia e all’estero. Ideatore e producer del “Giramondo” mostra internazionale di costumi e strumenti tipici. E’ stato consulente artistico dell’Interfolk di Roma(’92) e Consigliere nazionale ENAT (’96). E’ membro onorario della NIAF e Honorary Director della S.A.C.A. di Chicago. Ha ottenuto riconoscimenti nel campo del folklore internazionale da diversi enti e istituzioni. Ha ricevuto il Premio “Palcoscenico” 1996, il Premio “Pino d’Oro” 1997, il Premio “Viviagrigento 2006”.
Quando nasce la tua passione per la musica?
Credo sia nata con me. Già da piccolissimo cercavo di trarre suoni da qualunque cosa mi capitasse a tiro (posate, fustini di detersivo, etc.). Incollato alla TV, divoravo tutto ciò che di musicale veniva trasmesso, dallo “Zecchino d’oro” al varietà del sabato sera. Inoltre cantavo sempre ed ero affascinato dagli strumenti musicali che andavo regolarmente a toccare (rischiando di romperli e di farmi “rompere” dai malcapitati proprietari), per capire come si faceva a trarne suoni.
Dove hai studiato?
Non mi sono fatto mancare niente: dalle suore alla scuola pubblica, dai Salesiani al liceo, da tre anni di Seminario e a giurisprudenza.
Noi ci siamo incontrati all’interno dei gruppi folkloristici. Che ricordo hai di quei viaggi intorno al mondo?
Per me, l’esperienza folcloristica, oltre a darmi la possibilità di visitare il mondo attraverso indimenticabili viaggi (che ricordo uno per uno con riconoscenza e nostalgia), ha rappresentato una vera e propria scuola e una eccezionale occasione per esprimere e praticare la grande passione per la musica, il canto e l’amore per la tradizione popolare. E’ stata certamente qualcosa che ha inciso notevolmente sulla mia formazione, segnandomi a vita.
Che tipo di bambino sei stato?
Molto discolo, caparbio, troppo sincero, curioso della vita, generoso, ingenuo, appassionato in tutto ciò che facevo, trascinatore.
Tu suoni il friscalettu siciliano in maniera originalissima e con grande competenza. Da chi hai appreso questo modo di suonare?
Grazie per i complimenti, bontà tua. L’incontro col “friscalettu” avviene in modo del tutto casuale nel 1970 a casa di un amico di famiglia, il dr. Matteo Zuppardo che, su un tavolinetto, teneva un friscalettu “souvenir” di Sciacca. Chiedo di poterlo toccare e Zuppardo, conoscendo la mia passione per la musica, me lo regala a condizione che impari a suonarlo. E’ amore a prima vista. Tre giorni dopo, in casa Zuppardo, eseguo orgoglioso la prima tarantella della mia vita e, come promesso, lo strumento diventa ufficialmente mio. Da quel momento, è un amore che cresce e che viene arricchito dall’incontro con Aurelio Patti, unico suonatore di friscalettu catanese ad Agrigento (siamo nel 1971) e discepolo del grande Giovannino Greco, da cui apprendo i segreti di quel particolare tipo di friscalettu, ritrovandomi così ad essere (non esistevano ancora i gruppi dei piccoli), il primo ragazzino friscalittaru di Agrigento e secondo della Sicilia, (il primo era Franco Faro figlio del già famoso friscalittaru Totò).
A che serve la musica nel mondo in cui viviamo?
La musica non può prescindere dall’uomo. E’ nata con lui. E’ stata il suo primo modo per comunicare e, anche nel nostro mondo di oggi, sebbene ai bimbi forse non si canta più la ninna nanna, la musica è sempre presente e in tutto ciò che facciamo. E’ qualcosa che trasmette messaggi e sentimenti, suscitando in noi sensazioni ed emozioni e, in quanto linguaggio universale, continuerà a rappresentare un trait d’union tra gli uomini di qualunque latitudine.
Si può vivere di sola musica?
Non credo si possa vivere di sola musica ma, sono certo che non si può vivere senza la musica.
Preferisci essere considerato, un musicista, un attore o un regista?
Io non so, se alla fine, sono tutte queste cose insieme. Credo che “artista” basti e avanzi.
So che possiedi una collezione speciale a cui tieni particolarmente. Di cosa si tratta?
Si tratta di una collezione unica, ricca di circa duecento pezzi tra costumi tipici, strumenti musicali e oggetti d’artigianato provenienti da tutto il mondo. In qualche circostanza, ho avuto la possibilità di trasformarla in una mostra itinerante di notevole interesse. Un’originale occasione per un viaggio immaginario nei cinque continenti, attraverso il fascino della musica e dei costumi dei loro popoli.
So che hai al tuo attivo diversi brani musicali .
Ho composto, nel corso degli anni, diversi brani musicali spaziando tra generi vari: “Sagra messaggio d’amore” , “E corri al mare”, “A te italiano”, che sono state sigle, rispettivamente, della Sagra del mandorlo in fiore di Agrigento, della IV^ prova del Campionato mondiale di offshore e del Vivitalia Festival di Chicago. “Curri Orlandu”, “Pupidda”, “Polca marinara” e tanti altri, legati alla tradizione popolare siciliana. Tante canzoni d’amore come “Edda”, “Forse sei tu” ,“Ti scriverò”. Infine, l’”Inno alla Regina della Pace” dedicato alla Madonna e “Noi ce la faremo” legato all’emergenza coronavirus che stiamo vivendo.
Nel tuo curriculum ho letto che hai realizzato anche opere musicali e teatrali…
Anche le opere musicali e teatrali, credo che riflettano stati d’animo e periodi della mia vita: tra le dialettali ricordo con piacere “Ciavuru di Sicilia” che è un viaggio attraverso la storia, la cultura, credenze e pregiudizi del popolo siciliano. Tra quelle che attengono alla sfera del sacro, “Rahamin”, che parla della misericordia di Dio nel corso dei secoli e “dell’Aurora”, recital interamente dedicato alla Madonna. Non mancano commedia musicale e varietà con “Dal cielo una luce” , “Un quasi varietà”, “Amarcord Variety” e l’ultimo nato, “Amarcord ‘70”, che spero possa partire appena l’emergenza sanitaria sarà finita.
Mi ha colpito molto l’ultima iniziativa che hai realizzato per vincere insieme questa difficile battaglia del coronavirus. Come hai realizzato questo splendido video in questo tormentato momento di quarantena?
Questo brano nasce dall’ispirazione, purtroppo, dettata da questo periodo certamente non facile che stiamo attraversando. Dopo averlo composto, è arrivata automaticamente l’idea di condividerlo in video con quelli che io chiamo “i miei ragazzi”, cioè i 25 artisti che compongono il cast di “Amarcord ‘70”, questo mio varietà programmato per la stagione 2020 – 2021 (v. You tube). Ciascuno quindi, da casa, ha realizzato la parte audio e video assegnatagli e il tutto, ben amalgamato (naturalmente da casa sua), dal nostro video editor Simone Caramanno, è diventato il video di “Noi ce la faremo” , un omaggio all’Italia che lotta e che spera.
Riavvolgendo il nastro della tua vita, rifaresti le stesse cose che hai fatto?
Probabilmente, rifarei la maggior parte delle cose fatte. In ogni caso, poter riavvolgere il nastro (magari fino ad un certo punto), sarebbe fantastico!
Come immagini il mondo dopo il coronavirus?
Sicuramente ci sarà tanta voglia di riscatto e nuove consapevolezze scaturite da questo periodo di pausa forzata, che ci ha permesso di fare una cosa che la frenesia della vita quotidiana non ci consente: fermarci un attimo e riflettere. Spero che questo momento così difficile serva a farci fare un salto di civiltà.
Greta Thunberg nel suo ultimo libro “La nostra casa è in fiamme” ha anticipato tutto quello che ci sta succedendo?
Certamente. Il grido d’aiuto lanciato da questa ragazzina svedese al mondo intero, deve farci riflettere. “La nostra casa è in fiamme”, bisogna agire adesso. E’ vero. Il nostro pianeta è “in fiamme”: ce lo dice l’inquinamento; ce lo dicono i cambiamenti climatici; ce lo dicono i nuovi virus emergenti… E’ urgente prendere coscienza e agire. Adesso!
Siamo ancora in tempo per salvare il mondo?
Personalmente, penso che non sia rimasto troppo tempo; ma non sta a noi dirlo. Noi siamo semplici gocce dello stesso oceano. Però, una cosa è certa: se tutti insieme riuscissimo a trarre spunto da questo momento, potremo dire di essere già sulla buona strada.
Puoi commentare questa frase: “Gli artisti sono i benefattori dell’umanità”…
Il mondo ha bisogno del bello e, gli artisti veri con le loro opere, facilitano all’uomo e al mondo la comprensione della realtà spirituale, attraverso la contemplazione del bello. L’arte è amore; un amore che arricchisce ed eleva l’uomo. Credo che Il vero artista è colui che riesce a far vibrare le emozioni nell’animo dell’uomo incoraggiandolo a sognare un mondo nuovo.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Intanto, spero vivamente che, rientrata l’emergenza, possa davvero partire “Amarcord ‘70” e circuitare in tante piazze e teatri italiani. In seguito, onestamente non so. Seguirò, come sempre, l’ispirazione del momento. Scrivo sempre qualcosa e mi piace coinvolgere i giovani. Credo che sia nostro preciso dovere trasmettere loro le nostre esperienze e il nostro sapere per migliorare la società in cui viviamo.