“Ciò che si fa non deve essere fatto per generare obbligo in chi si aiuta o per promuovere se stessi.”
“Proprio l’ostentazione o la proclamazione del Bene toglie il suo fine e rischia di diventare mezzo per la gloria di sé o dell’Associazione o altro. Come ci insegna nostro Signore, non sappia la tua destra ciò che fa tua sinistra. Facciamo e diamo, ma sempre con discrezione e silenzio perché il Padre tuo che vede nel segreto ti ricompesera”. Conosco don Marco Damanti al punto tale di cogliere la sua amarezza anche nelle cose non dette esplicitamente. Le foto sui social, i numerosi comunicati inviati alle redazioni per fare conoscere a tutti il bene fatto, magari senza mettersi le mani in tasca, sicuramente sono sgradevoli e il sacerdote lo sottolinea.
Per fortuna, questi casi sono un’assoluta minoranza rispetto all’elevato numero delle persone che agiscono senza postare sui social il bene fatto, senza le trombe e senza rullo di tamburi.
“Questo tempo storico, segnato dalla presenza della nuova Peste il coronavirus – continua don Marco Damanti, vicario foraneo- nella sua grande tragicità ha cambiato e cambierà per un po la nostra vita sociale. Possiamo cogliere in questa tremenda esperienza, delle luci che ci fanno onore. Penso ai grandi insegnamenti che possiamo cogliere come la bellezza della vita, dei rapporti sociali, il bello della famiglia, il valore di un abbraccio e la bellezza della nostra vita ordinaria che spesso giudicavamo noiosa e monotona. Ma oggi a noi manca. Oggi vorremo tornare a quella vita fatta di piccole cose. In questo grande sconvolgimento è uscito fuori maggiormente la sensibilità, direi il cuore del popolo nel pensare gli ultimi e di chi oggi più che mai si è trovato nella miseria nera. Quante Associazioni, singole persone o famiglie a dare e a fare per gli altri. Che bello tutto ciò. Non ci salviamo da soli ma ci si salva insieme. Questo mi ha commosso e tanto. La carità che salverà il mondo. Rimanere umani ci aiuterà a costruire un mondo nuovo. Ma la cosa che mi lascia l’amaro in bocca, è che alcuni al mio parere la banalizzano con l’ostentazione. Anche alcuni politici dovrebbero fare la carità con più discrezione e meno appariscenza. Ciò che si fa non deve essere fatto per generare obbligo in chi si aiuta o per promuovere se stessi.”