La sicurezza dei locali per vincere la paura del contagio.
Ne abbiamo parlato con l’architetto Vincenzo Castelli che è contitolare di un’attività commerciale che gestisce con il fratello.
“Pensando – ci dice Castelli – a una riapertura delle attività commerciali, anche se tardiva e gridata da più parti, dovremmo aprire in sicurezza. Oltre a essere un tecnico, avendo un’attività di famiglia nel campo commerciale al dettaglio, questa sicurezza sarà in parte autogestita, puntuale e inerente alle direttive che ci daranno. Immaginando che ci sia già in atto una programmazione a livello di governance cittadina”.
“Entrando nello specifico – continua l’architetto – l’attività commerciale si muoverà in tal senso: prima di tutto, con uno slogan principale che garantisca la sicurezza dei locali con diciture tipo “questo è un luogo sicuro etc”, “questa è un’attività sicura etc”.
Come si garantisce la sicurezza dei locali?
“Interventi – risponde Castelli – di pulizia straordinaria e disinfezione delle superfici e degli ambienti con prodotti chimici di cui al punto 6 del decalogo pubblicato dall’Istituto Superiore della Sanità nel febbraio 2020. Quindi, per dimostrare di aver effettuato la sanificazione, si potrà esporre all’esterno del locale, in modo visibile all’utenza e agli organi preposti al controllo, idonea attestazione dell’avvenuto intervento di disinfezione oppure certificazione della ditta incaricata”. Chi vuole, ovviamente, potrà rivolgersi anche a una ditta esterna che rilascerà una certificazione e potrà anche essere asseverata, volendo, la relazione di un tecnico. Si tratta di un contributo per migliorare l’igiene dei locali e dare serenità ai cittadini.
I locali verranno puliti e aerati anche nei giorni successivi.
“I prodotti sono quelli indicati dall’articolo 6 del Decalogo dell’Istituto Superiore di Sanità: disinfettanti chimici a base di cloro o alcool (a base di candeggina-cloro, solventi, etanolo al 75%, acido peracetico e cloroformio).
“Faremo anche un ulteriore lavoro per mettere in condizioni di sicurezza l’utente inserendo un front desk all’ingresso con prodotti igienizzanti quali guanti, gel, copri scarpe e laddove i clienti saranno sforniti, potremmo garantire delle mascherine, qualora il mercato ce lo consentirà”.
L’architetto Castelli fa un elenco delle azioni che devono essere solte:
1. desk all’ingresso, chiamiamolo di “abbraccio” per igienizzazione personale degli utenti;
2. distanziamento umano all’interno, anche con sosta esterna (laddove l’attività potrà);
3. sia la proprietà che i propri collaboratori indosseranno i dispositivi di protezione individuale (visiere e guanti) e verrà auto controllata la temperatura corporea degli stessi;
4. i camerini verranno disinfettati dopo l’utilizzo dei singoli utenti;
5. i capi indossati verranno ionizzati sia con procedimenti meccanici a vapore e igienizzanti spray e tecniche uv secondo le norme.
“Vogliamo lanciare un modello che mira a un marketing di luogo sicuro che deve essere esteso alla città di Favara; si dovrà arrivare ad avere lo slogan comune di ” Favara, città sicura”.
“Purtroppo siamo consapevoli che la stagione nel campo dell’abbigliamento, per molti ormai è andata persa (mancando matrimoni, cresime, comunioni etc. ), ma si ha la speranza che arrivino gli aiuti economici.
Cercheremo di metterci al servizio dei nostri clienti cercando di adottare politiche di incentivi all’acquisto, ma questo deve essere fatto con rete integrata tra tutti i settori”.
“Da parte dell’amministrazione chiediamo controlli ma che questi non siano punitivi, che abbiano piuttosto un comportamento più elastico e di controllo primariamente informativo”.
“Come dice il Senatore M. Renzi (tanti di noi lo dicono da vent’anni), “ogni attività che chiude impoverisce una via, un quartiere”, contribuendo alla desertificazione sociale, innescando meno sicurezza sul territorio”.
“Ci vorrebbero poi nello specifico, dei bandi regionali a fondo perduto, per capitali di 15mila/20mila per incentivare le attività di prossimità”.
“Apro una parentesi – Voglio dire da tecnico ai miei compaesani di sfruttare al massimo l’incentivo Ecobonus (sicuramente arriveranno a un finanziamento del 90% a fondo perduto per rifare i prospetti, coibentazioni esterne – interne, tetti e piccole ristrutturazioni ), l’edilizia rappresenta il primo motore ed acceleratore economico che innesca ricchezza sul tutto il territorio”.
“Naturalmente confido nella lungimiranza dell’ amministrazione di studiare, programmare e attuare tutte quelle procedure che possono aiutare tutte le attività imprenditoriali- commerciali- artigianali. Io consiglio solo di lavorare sul marketing di “CITTÀ SICURA”, poi il nostro Sindaco sicuramente ha dei validi collaboratori che saranno aperti a qualsiasi contributo di idee o soluzioni da adottare. In diversi settori si possono adottare delle strategie commerciali tecnico-sanitarie, che non colmeranno mai ciò che si è perso”.
“Vedo, leggo in questi giorni “iocomproafavara”, “iorestoafavara”, “favaraperfavara”, va bene, ma credo non siano degli slogan che abbiano una visione futura di rete sotto tutti i profili, sia socioculturali che economico-commerciali e turistici”.
“Favara deve interagire con tutta la provincia, quindi “Favara sicura” dovrà interagire con l’intera mobilità provinciale e non solo, invece con questi spot rischiamo di fare tre passi indietro”.
“Favara commercialmente attira diversi utenti da fuori e non possiamo permetterci di far maturare concetti “antipatici” o campanilismi storici”.
“Bisogna attivare azioni ed economie territoriali circolari, per territori intendo tutta la provincia e tra le province e non solo, per cui stiamo attenti alle parole poiché oggi hanno un loro peso. Uno dei tanti esempi che mi viene in mente seguendo questo campanilismo è il concetto sbagliato: dopo una pizza mangiata a Favara, andiamo pure a dormire dal nostro amico albergatore?
Speriamo di poter organizzare un evento che abbia un ritorno economico-culturale: “la settimana degli abbracci”.