Razzisti no! Iniziamo a chiarire e a chiarirci.
Credo che la Marcia della Pace organizzata a Favara cinque anni fa, possa competere e vincere in successo e in partecipazione con qualsiasi altra simile iniziativa a livello regionale e nazionale. Le cose buone è facile scordarsele, non fanno notizia.
Ricordo a me stesso che per la Marcia della Pace arrivarono, nonostante la pioggia incessante della giornata, centinaia di migranti e tantissimi favaresi stretti in un grande abbraccio di fratellanza, prima nella centralissima piazza Cavour e dopo in una lunga processione verso la collina del Convento dei Frati francescani.
L’iman della Moschea di Agrigento regalò il Corano a fra Giuseppe che ricambiò regalando a sua volta il Vangelo all’iman tra gli applausi dei presenti favaresi e migranti. Viene difficile collocare il particolare evento in una città prevalentemente razzista. Una forzatura per una popolazione che conosce esattamente cosa significa lasciare la propria terra e gli affetti familiari per cercare un lavoro e avere un futuro sicuro. Sono, attualmente, circa settemila i favaresi iscritti all’Aire, il registro degli italiani emigrati e residenti all’estero.
Fino a qualche decennio fa in Lombardia e in Piemonte i meridionali non erano accettati. Abbiamo subito, io tra loro, umiliazioni cocenti e ci siamo vaccinati contro qualsiasi forma di razzismo fino ad affermare quello che siamo: gente meravigliosa. In quelle stesse città che ci disprezzavano siamo diventati punti di riferimento rispettati in tutti i settori.
Avà razzisti, è decisamente assà! E un po ci siamo stancati di pigliarle senza mai darle. Vediamo i giovani migranti vagare senza meta in città. Ci dispiace per loro per essere vittime di una accoglienza sbagliata e senza regole che li condanna a trasformarsi in disperati in balia della criminalità.
Noi non li respingiamo, ci adattiamo al fenomeno così come abbiamo fatto in altri dove maggiormente si è avvertito uno Stato latitante. Ci adattiamo così come abbiamo fatto quando negli anni settanta e ottanta dovevamo costruirci la casa, ma non c’erano regole. Dove finiva il centro storico di Favara, si iniziava il territorio di Agrigento con destinazione agricola, non c’erano Piani regolatori, strumenti urbanistici. Dovevamo per forza di cose diventare abusivi perché l’assenza delle regole era imputabile all’assenza dello Stato così come il pizzo pagato ai controllori che compravano le fette di prosciutto da mettere sugli occhi. Nessuno si accorse degli immobili che spuntavano come i funghi a centinaia e a migliaia.
Intanto, i favaresi avevano diritto ad avere una casa. Per averla hanno pagato le sanatorie e si sono umiliati a pagare le fette di prosciutto.
Già che ci sono come non parlare della grande pazienza consumata per sopportare una città sporca per colpa di alcuni incivili con la complicità dell’Amministrazione comunale che non riesce a far pagare tutti i favaresi e chi non paga sporca per restare invisibile all’Ufficio tasse.
Sopportiamo con grande dignità, così come solo può fare gente meravigliosa.