“Larghe famiglie” gruppi WhatsApp con dentro parenti conosciuti per alcuni e per altri sconosciuti, fino al quarto grado.
Il coronavirus ha cambiato le abitudini di tutti e, molto probabilmente, in futuro molti nostri comportamenti saranno destinati a scomparire, ma il fenomeno come ogni altro ha il suo rovescio.
La pandemia ha imposto regole nuove dalle distanze fisiche alla mascherina fino ad arrivare ad un limite nel numero delle persone che si incontrano, superato il quale si cade nell’assembramento che è vietato e sanzionato dalle disposizioni nazionali per il contenimento del contagio.
Ogni medaglia, dicevo, ha il suo rovescio e se da un lato c’è l’allontanamento fisico dall’altro si fa il possibile per avvicinarsi virtualmente. Uno degli strumenti adoperati sono i gruppi WhatsApp. Sono tanti e diversi, tra i più recenti quello delle “Larghe famiglie”, inventato da una famiglia che risiede a Favara, Cianciana e Palermo, con dentro parenti anche di terzo e quarto grado. Quasi in gara, chi si ricorda del parente lo aggiunge. E per averlo provato di persona personalmente le “Larghe famiglie” è interessante perché incontri nel virtuale parenti dei quali sconoscevi la stessa loro esistenza e anche perché si riesce, in parte, a ricostruire la storia della famiglia, attraverso i diversi tasselli del mosaico dei ricordi che ognuno porta nel gruppo. Parenti che vivono nella stessa città e sparsi in tutto il mondo.
E’, comunque, un buon sistema per riempire il vuoto delle ore destinate in precedenza alle uscite, allo stare con gli amici, al precedente modo di vivere.
Intanto capita che la pandemia “avvicina”.