Uno dei maggiori conoscitori del sistema idrico agrigentino e della politica dell’Ati è, senza ombra di dubbio, il Coordinamento Titano che è anche uno dei principali protagonisti della lotta per l’acqua pubblica.
Di Titano pubblichiamo integralmente la nota perché è l’attenta foto dell’attuale stato dell’arte del servizio idrico della provincia che più dell’acqua ha visto scorrere le parole della politica lenta e poco produttiva.
Coordinamento Titano
“Rispetto alla copiosa mole di inadempienze dell’Ati di Agrigento, evidenziate puntualmente dal Dipartimento Acqua e Rifiuti nel Decreto di Commissariamento n° 590 del 9 settembre 2020, poco ha portato a compimento la stessa Commissaria.
Ella non ha formalizzato l’assenza dei requisiti necessari agli 8 Comuni aspiranti alla gestione autonoma, con la verifica dei requisiti previsti dalla normativa vigente e quindi non satisfattivi della diffida del 17 febbraio 2020 e delle successive richieste di integrazione. Questo nodo doveva essere necessariamente sciolto prima della revisione del Piano d’Ambito. Tutto ciò ha determinato un’anomalia nella stesura del Piano d’Ambito con dilazioni temporali per l’accertamento in date successive (2 anni) non contemplati dalla norma, che potrebbero comportare un rigetto da parte degli organismi successivi chiamati ad approvare lo stesso Piano. Il Decreto summenzionato presuppone che, in relazione alla nascita dell’Azienda Speciale Consortile, vada prima definito ed assicurato l’iter sulle gestioni da salvaguardare nel rispetto dell’art. 172, comma 2 bis del D.Lgs n° 152/06, ancora fermo all’attività istruttoria.
Per far ciò, l’art. 7 comma 5 della legge regionale 22 dicembre 2005 n°19, riconosce all’Assessorato all’Energia “poteri di acquisizione della documentazione, di ispezione e di accesso , nonché poteri sostitutivi”, lo stesso Assessorato ha provveduto a trasferirli tramite decreto all’attuale Commissario ad acta. Ad oggi non ci risulta che sia stato esercitato detto potere, ma ci si è limitati ad acquisire note e relazioni emesse dagli stessi comuni richiedenti, la stragrande maggioranza dei quali si trova in stato di infrazione rispetto a precise Direttive dell’Unione Europea, che costano alla Sicilia parecchi milioni di Euro.
L’indulgenza con la quale la Commissaria continua ad esercitare il suo ruolo nei confronti dei Comuni inadempienti (sia gli 8 della gestione autonoma, sia i 7 Comuni che non hanno ancora approvato lo statuto della Consortile) sebbene possa essere considerata virtuosa nel suo approccio conciliante, non è contemplata dal decreto che l’ha nominata e non sta affatto aiutando ad aggiustare le storture prodotte nel tempo dall’ati; storture e inadempienze che hanno portato alla Sua nomina e che, se mantenute, avranno conseguenze gravi sulla nascita dell’Azienda Consortile.
In definitiva temiamo molto che il non aver provveduto fino ad oggi ad ottemperare a tutti i punti previsti dal Decreto di Nomina all’art. 1 e 2, a meno dell’approvazione del Piano d’Ambito seppur viziato da anomalia normativa, possa determinare il non rispetto dei tempi previsti per la nascita del nuovo gestore, condizione che consente agli 8 Comuni di intreprendere azioni legali contro il Decreto di commissariamento, al Comune di Agrigento di mettere in discussione la scelta del gestore dopo 16 mesi dalla sua votazione, alla Regione di poter impiantare la sua riforma delle ATI sul sostanziale fallimento di quest’ultime e chissà con quale reale intento.
Sempre il decreto di commissariamento stabilisce che “i costi di funzionamento dell’Ente di Governo riconosciuti in tariffa, sono posti pari a zero per tutta la durata temporale dell’esercizio dei poteri sostitutivi […] la violazione della presente disposizione comporta responsabilità erariale” e che se entro 15 giorni dall’approvazione del Piano D’Ambito l’assemblea non provvede alla formalizzazione dell’Azienda Speciale Consortile dovrà farlo la Commissaria. Anche questo termine è scaduto pochi giorni fa, dovrà dunque occuparsene la Commissaria entro il 28 febbraio, tenedo presente che i requisiti per le salvaguardie delle gestioni autonome andranno accertati nel momento della costituzione del nuovo gestore e non 2 anni dopo come riportato illegittimamente nel Piano d’Ambito il quale, anche per questo, rischia di essere impugnato.
Noi ci chiediamo: riuscirà la Commissaria dott.ssa Di Francesco a farcela o per un eccesso di cortesia istituzionale nei confronti dei Sindaci “autonomisti” verrà meno al mandato affidatole?”