L’attuale tormentone favarese è “cu si candida a sinnacu?”
Ad oggi, quasi nulla è ufficiale ma quasi tutto si conosce, dovrebbe esserci già una candidatura nella sinistra che potrebbe fare riferimento al segretario provinciale di Rifondazione, Antonio Palumbo; nell’area di centro è ufficiale la candidatura di Michele Montalbano; nel centrodestra sono almeno due le persone pronte a correre nella prossima competizione amministrativa, si conosce pochissimo sulle scelte del Pd e del M5s.
Intanto, si è iniziata la corsa dei candidati al Consiglio comunale e la formazione delle liste, molte delle quali sono, strano a dirsi, in attesa di scegliere il carro sul quale salire. In pratica, si ripete il fenomeno degli addetti alla politica che formano le liste accaparrandosi i componenti di nuclei familiari estesi, che dovrebbero essere votati per “rispetto parentale”. Le liste consentirebbero di entrare nel “mercato” delle nomine degli assessori e nella futura amministrazione della città. Questo spiega in buona parte il motivo dell’andare indietro nel progresso della città.
Mentre ai consiglieri basta e avanza il motore dei familiari, discorso diverso è per i candidati a sindaco dove gioca il convincimento dell’opinione pubblica. Occorre la personalità di spicco. Tutto o quasi è confezionato al momento. Le liste civiche hanno sotterrato i partiti politici e pochi “mediatori” si danno da fare per mettere insieme le tessere del mosaico “candidato sindaco – liste” per offrirlo all’elettorato. In questo scenario il concetto di centrodestra o di centrosinistra sono concetti vaghi, buoni, in qualche occasione, a far capire il riferimento dei gruppi al deputato regionale che non si vede ma c’è.
Ritornando sul numero dei candidati a sindaco, al momento e in assenza di un futuro accordo, sono almeno due nel centrodestra, di centro è la candidatura ufficiale di Montalbano, nell’area di sinistra ma con un quasi certo allargamento con le liste civiche troviamo Antonio Palumbo, nulla si conosce sul fronte Pd e M5s, mentre potrebbe ricandidarsi la sindaca uscente, Anna Alba.
Poco o quasi del tutto assente è il dibattito sulle soluzioni ai tanti problemi della città, cosicché l’eletto con i voti dei parenti e degli amici deve rendere conto e ragione solo a questi ultimi, fino, se sarà necessario, al ricatto politico e al cambio di casacca. Il candidato a sindaco sa già che dall’indomani dell’elezioni dovrà far “sorridere” i consiglieri della sua stessa maggioranza.