Sono arrivati gli accertamenti per il 2016 e per le altre annualità arretrate ed, intanto, è pervenuta la Tari per l’anno in corso. Ma quale è la reazione dell’utenza a Favara? Fino a ieri il 70 per cento ha scelto di non pagare esponendo finanziariamente il Comune che ha accumulato, negli anni, una montagna di debiti e, nello stesso tempo, generando il mancato pagamento alle ditte che gestiscono il servizio e a cascata i loro dipendenti non hanno ricevuto regolarmente il dovuto stipendio. Il resto della vicenda racconta scioperi ad oltranza e una città sommersa dai rifiuti.
Il problema principale è senza dubbio il non pagamento di una parte significativa dell’utenza e spetta alla politica, intesa come Amministrazione e Consiglio comunale trovare la soluzione. Dovrebbe la politica aprire un dibattito sulla questione e trovare, innanzitutto, le reali motivazioni che spingono la gente a non pagare, quando non si tratta di evasione fiscale giacché l’utenza è nota all’anagrafe tributaria. In altre parole, non ci sono furbi invisibili, o se ci sono non ne costituiscono la parte consistente.
Dovrebbero i consiglieri comunali, per primi, riempiere le loro numerose commissioni con l’argomento costi della Tari. Dovrebbero, Consiglio e Amministrazione comunale, in sinergia, occuparsene e trovare la soluzione. Quest’ultima molto semplice, che è la stessa del commerciante che vede i possibili clienti guardare la vetrina e non acquistare nulla. Le domande che si porrà il nostro commerciante sono esattamente due: la merce non piace? I costi sono elevati? Fatte le domande, per non fallire, proverà a trovare le soluzioni migliorando i prodotti e abbassando i prezzi. Nu ci voli assà!
Mettiamo da parte la qualità del servizio ché recentemente un tantino è migliorata e occupiamoci del costo del servizio.
Ai favaresi il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani costa ogni anno 7,2 milioni di euro. Nel dettaglio 4,8milioni di euro è il costo della raccolta e pulizia della città e 2,4milioni vanno a coprire il pagamento delle discariche.
Ora, metaforicamente, non ci vuole molto a comprendere che il costo dell’abito esposto in vetrina ha costi inaccessibili per larga parte della possibile clientela che guarda e passa avanti senza acquistare nulla. Identica cosa accade con la Tari, tu Comune me la invii e io non la pago perché non posso. Paradossalmente questo stupido e dannoso braccio di ferro tra Comune e cittadini dura da anni, senza che l’aula del Consiglio comunale l’abbia affrontato con la dovuta considerazione. Da anni i cittadini non possono pagare e non pagano e la politica si gira dall’altra parte. Da anni i favaresi gridano di modificare la parte variabile della Tari relativa al numero degli occupanti dell’immobile gravato dalla tariffa, senza mai aver ricevuto un apprezzabile e risolutivo riscontro. Mutu tu e mutu iu!
Il risultato è che l’utenza domestica paga per lo stesso numero di occupanti nella casa principale, nella seconda che cade a pezzi, nel magazzino e l’elenco è lungo. In una sorta di aerei di Mussolini, quando gli stessi si vedevano sorvolare i cieli di diverse città d’Italia ma il regime li moltiplicava come se fossero diversi stormi.
Peggio è per l’utenza non domestica con i commercianti gravati da una tariffa inaccettabile per insieme all’utenza domestica arrivare a coprire il totale di 7,2milioni di euro.
E’ chiaro che chi ha progettato il servizio non si è posto il problema dei costi a carico dell’utenza e che è arrivato il momento di occuparsene tagliando tutto ciò che può risultare non indispensabile e ottimizzando i benefici della raccolta differenziata.
Senza il taglio del costo del servizio è perfetto babbiu parlare di ridurre la Tari alla gente, semplicemente perché se agevolo una parte ne danneggio, inevitabilmente, un’altra. Farebbero bene i nostri rappresentanti del popolo ad occuparsene prima di subito, principalmente, per non mettere in difficoltà e non umiliare la gente perbene che vuole rispettare il dovere di pagare le tasse.