Si è svolto ieri presso il Castello chiaramontano, dalle ore 18:00, il convegno “Donne contro la mafia”. Il danno e la beffa, organizzato, con il patrocinio del Comune di Favara, dall’Istituto Studi e Ricerca Calogero Marrone e dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia ed in particolare dall’ins. Carmela Marrone che ne è stata la moderatrice.
Ospite dell’evento, che si incardina nella XIV edizione della “Festa della legalità”, la scrittrice Ester Rizzo; hanno presenziato Carmelo Castronovo, presidente ANPI, Rosario Manganella, Presidente ISR Calogero Marrone, l’assessore alla cultura e vice sindaco Antonio Liotta, l’assessore alle pari opportunità Antonella Morreale, l’assessore agli affari legali Laura Mossuto e Gaetano Scorsone, ideatore e coordinatore della Festa della legalità.
Un convegno, questo, fortemente voluto dall’ins. Carmela Marrone per sottolineare, soprattutto alle scolaresche presenti, che le donne non abbisognano di essere protette e difese, ma rispettate. Dopo aver evidenziato che sono moltissime le donne che si sono distinte, nel bene e nel male, in seno a tale organizzazione criminale (ed in seno ad altre similari come la ‘ndrangheta) la Marrone ha voluto mettere l’accento sulle tante donne, spesso sconosciute, che hanno speso la loro vita combattendo coraggiosamente contro di essa.
Rosario Manganella, Presidente ISR Calogero Marrone, ha esposto la storia delle due sorelle Pillìu, palermitane di origine sarda, note come “le sorelle coraggio”, la cui storia per alcuni versi è surreale in quanto, come indica il sottotitolo del convegno, hanno avuto “il danno oltre la beffa infatti, dopo aver vinto la loro coraggiosa battaglia contro la mafia, hanno dovuto affrontare un altro persecutore: l’Erario. La loro storia è narrata nel libro “Io posso. Due donne sole contro la mafia”, scritto a quattro mani da Cif, e Marco Lillo .
Carmelo Castronovo, presidente ANPI, ha raccontato una storia recentissima di alcune donne coraggiose di un comune di appena 3.000 abitanti: Mezzojuso che non hanno piegato la loro testa alla mafia nonostante le minacce, le angherie e nonostante siano state emarginate dai propri concittadini .
La scrittrice Ester Rizzo , ha narrato una storia degli anni Settanta, ambientata a Santa Caterina Villarmosa in provincia di Caltanissetta in cui protagoniste sono delle ricamatrici. Da sempre sfruttate da committenti ed intermediari decidono di mettere fine alle angherie subite e di iniziare a reclamare i propri diritti di donne e di lavoratrici e, con determinazione, dimostrano di avere ragione e riescono a far condannare i loro sfruttatori. Forti della vittoria legale dalla vittoria legale, le ricamatrici decidono di costituire una cooperativa, ma il loro lavoro viene ostacolato da tanti piccoli atti intimidatori: la mafia delle minacce e dell’isolamento. Ester Rizzo, è riuscita a recuperare, tra mille difficoltà, la storia di Filippa Rotondo e delle sue compagne e ne ha costruito un romanzo per porre l’accento sul grande senso di dignità di queste donne.
Vi è stato un intervento non programmato dell’insegnante Giuseppe Piscopo che ha voluto pubblicizzare l’iniziativa dell’Istituto comprensivo falcone Borsellino: la piantumazione di tanti alberelli ognuno contrassegnato da una targa contenete il nome di una vittima di mafia. Nomi troppo presto dimenticati o mai conosciuti per suscitare la curiosità e l’interessa dei ragazzi circa la loro storia: alberi che servono per piantare buoni semi da cui fare germogliare buoni frutti.
A seguire Gaetano Scorsone ha ricordato come la Festa della legalità nata per il desiderio di mostrare gratitudine verso l’arma dei Carabinieri si è, con gli anni, trasformata assumendo la veste odierna e coinvolgendo le Istituzioni scolastiche e le associazioni operanti sul territorio in modo che i valori della giustizia possano mettere radici profonde nella comunità ed ospitando, nel suo seno iniziative come convegno di grande valenza formativa soprattutto per i ragazzi, uomini di domani.
Ha chiuso il convegno Carmela Marrone citando Caponnetto: “Riappropriatevi del vostro passato: del vostro passato di fierezza, del vostro passato di cultura, del vostro passato di civiltà. E fatelo diventare avvenire, fatelo diventare avvenire per tutti voi. Dovete crederci, dovete crederci incrollabilmente. È questo lo spirito con cui dovete affrontare gli anni meravigliosi della vostra giovinezza e con cui dovrete affrontare, poi, anche le difficoltà della vita. Credere in questi valori: credere in voi stessi, credere in voi quali portatori di valori autentici. I valori che non cambiano mai, i valori che finiranno col prevalere sui disvalori della illegalità, sui disvalori della ‘ndrangheta, sui disvalori della mafia, sui disvalori della camorra, sui disvalori della sacra corona unita, sui disvalori della criminalità politica e affaristica. Siete voi che dovete costruite il vostro avvenire. Fatelo. Fatelo con decisione, fatelo con fermezza, fatelo con serenità, ma fatelo anche con amore e con speranza.“