La triste e paradossale storia del servizio idrico integrato nella provincia di Agrigento, per dare un riferimento temporale, si inizia nell’immediato Dopoguerra quando c’era da ricostruire il futuro della Nazione e anche del perennemente dimenticato territorio della provincia agrigentina.
Spuntarono come i funghi decine di consorzi che si divisero i Comuni nella gestione dell’acqua. E la gestione dei consorzi fu affidata ai fedeli della politica del tempo. Presidenze su presidenza, nella stragrande maggioranza di casi, a spartire soldi piuttosto di distribuire l’acqua nelle abitazioni.
Si realizzarono, comunque e per fortuna, le prime reti idriche e fognarie interne alle città e le condotte di adduzione. L’acqua arrivava nelle abitazioni per poche ore in un solo giorno della settimana, quando arrivava, e le fogne scaricavano direttamente in mare.
Con il passare degli anni il servizio seppure timidamente è migliorato, ma è assolutamente lontano dai livelli nazionali ed europei. E la poca strada che si è fatta è grazie all’impegno delle associazioni, dei sindacati, della Chiesa, dei cittadini, della Prefettura e della Magistratura. Mentre ho grandi difficoltà a ricordare il nome di un solo politico al quale intestare un serio progetto di reale miglioramento dell’essenziale servizio.
Per farla breve, dopo qualche anno dall’insediamento di Girgenti acque e con la presidenza di Marco Campione, si iniziarono le contestazioni e le proteste per la gestione pubblica dell’acqua. Anche in questo caso la politica mostrò tutti i suoi limiti. Per anni i sindaci dei Comuni dell’Ambito parlarono di risolvere il contratto con Girgenti acque e alla fine, quando ancora stavano discutendo, arrivò l’interdittiva antimafia della Prefettura a carico del presidente di Girgenti acque, che spianò la strada all’Ambito sulla cessazione contrattuale con l’azienda di Marco Campione.
Spianò anche la strada alla gestione pubblica del servizio idrico con la nascita di Aica.
La stragrande maggioranza degli agrigentini è soddisfatta del risultato ottenuto ed ha iniziato ad aspettare pazientemente un servizio accettabile e dai costi contenuti.
Fanno bene Titano, Peppe Di Rosa di Codacons e tanti altri come la Consulta e il suo presidente Giuseppe Di Miceli a tenere il faro acceso dell’attenzione su tutti i processi lavorativi di Aica. Tutte le associazioni meritano il massimo rispetto per il loro impegno nella tutela dell’utenza. Anche Aica ha la necessità di iniziare il nuovo percorso aziendale della gestione, mettendo i tasselli ad uno ad uno. Stupirà qualcuno sapere che il servizio al momento si regge sull’onda lunga di Girgenti acque, ma lasciò all’immaginazione comune ipotizzare una distribuzione senza gli operatori ex Girgenti acque adesso in Aica. La loro esperienza tecnica dai livelli più alti ai più bassi non è sostituibile.
L’Ambito ha la necessità di dotarsi di personale qualificato e di scommettere su di loro. E’ un’azienda che ha un fatturato milionario e ha la grande responsabilità di realizzare l’ammodernamento delle reti idriche, fognarie e di adduzione, in un territorio che disperde circa il 50 per cento del prezioso liquido immesso nelle condotte, con reti delle fognature fatiscenti che inquinano l’ambiente e il mare, con una fornitura idrica ai cittadini ancora con le turnazioni settimanali. E il quadro è reso ancora più difficile dall’attuale momento di crisi con i prezzi dell’energia alle stelle.
Vado alla chiusura per non stancarvi troppo. Chi opera nel settore come sindaco, vertice di Aica, dell’Ambito idrico, come associazione, componente della Consulta dovrebbe tenere conto che gli agrigentini vogliono la gestione pubblica dell’acqua, pretendono l’acqua nelle abitazioni h24 e non per poche ore in turnazioni, vogliono un servizio accessibile economicamente a tutti, pretendono reti fognarie e depuratori efficienti che non inquinino mai più il territorio.
Tutto questo condito dalla celerità, ché un po si sono stancati.
Alla fine della fiera, Aica dovrà rendere conto di tutto e principalmente delle spese, non solo con i numeri, ma soprattutto con il miglioramento del servizio e il contenimento dei costi. La caciara non porta nessun vantaggio e l’abbiamo già sperimentata dal 2007 al 2018, vogliamo continuare? Meglio lavorare in sinergia, quando all’interno di Aica c’è già un organo di controllo con parere consultivo che è la Consulta con dentro le associazioni e dunque i cittadini e i sindaci organo di controllo con parere vincolante.