Nessuno a Favara conosceva che fine avesse fatto l’unico figlio di Gaetano Guarino, il primo sindaco eletto dal popolo nel Dopoguerra e ucciso nel 1946.
Peppe Arnone, Antonio Palumbo e il nostro giornale da qualche settimana hanno attivato le ricerche che purtroppo si sono rivelate tardive perché Ettore Guarino detto Salvatore è deceduto nel 2021 in Germania.
Peppe Arnone, presidente della fondazione italiani nel Mondo, da qualche settimana aveva interessato il Consolato italiano a Francoforte e un’associazione diretta da un sacerdote, senza arrivare a risultati apprezzabili, perché le ricerche puntavano sul nome sbagliato di Salvatore e non Ettore, come realmente si chiamava.
Il sindaco di Favara, Antonio Palumbo, nel frattempo, aveva dato incarico agli uffici comunali di acquisire quante più notizie sulla particolare ricerca. E così si scopre che il vero nome è Ettore e non Salvatore come tutti lo chiamavano.
Intanto, nella scheda comunale del sindaco Guarino ucciso dalla mafia il 16 maggio del 1946 non risultano registrati figli. Per l’anagrafe, dunque, Gaetano Guarino non ha avuto figli.
Sempre grazie alle ricerche portate avanti dal sindaco Palumbo, Ettore Guarino risulta nato a Menfi il 24 gennaio 1941 da genitori ignoti.
È una storia complicata. “Continueremo – ci dice il sindaco Antonio Palumbo – a ricostruire e mettere insieme le notizie che riguardano lo sfortunato nostro concittadino”.
Si sta cercando di mettere insieme i tasselli di un mosaico confuso sempre nel rispetto della memoria di chi non c’è più e solo per capire le ragioni delle contraddizioni tra i documenti e la realtà.
Ettore detto Salvatore è stato considerato da Gaetano Guarino e dalla moglie come un figlio e lo stesso lo hanno considerato i loro parenti e per tutti a Favara è stato il figlio del farmacista ucciso nel 1946, anche se per l’anagrafe non fa parte di quella famiglia.
Ufficialmente, Ettore nasce a Menfi da genitori ignoti, per tantissimi faresesi, resterà il figlio di Gaetano Guarino proprio perché lui stesso e la moglie, dicevo, lo considerarono un figlio.
Il sindaco Antonio Palumbo, Giuseppe Arnone e tanti altri, compreso chi scrive, hanno sperato di trovarlo ancora in vita per, in qualche modo, riparare ad una colpa che appartiene alle generazioni passate per averlo, ingiustamente, dimenticato e abbandonato al suo destino quando giovanotto emigrò prima in Francia e dopo in Germania.