Cartello Sociale della provincia di Agrigento interviene sullo scioglimento del CDA di Aica: Basta con i giochi di palazzo sulle spalle di cittadini e lavoratori.
In questo modo si scrive una pagina triste che mortifica le aspettative di tanti cittadini che ancora credono possibile una gestione virtuosa del servizio idrico integrato nella nostra provincia.
Nei Promessi sposi Manzoni racconta di Renzo che va dall’Azzeccagarbugli e per ripagarlo del servizio gli porta quattro capponi. Questi polli sono destinati a finir male tutti insieme: sono compagni di sventura ma non trovano di meglio che beccarsi tra loro”. E le recenti notizie politiche all’interno di Aica fanno venire in mente i polli di Renzo, senza offesa per alcuno, che come i politici si beccano tra di loro, tralasciando il destino del servizio pubblico dell’acqua.
E sul destino di Aica la dice lunga il bilancio 2021 con 1.3 mln di perdita a fronte di un capitale di 20mila euro. Preoccupante la relazione del Collegio dei Revisori
Aica ha reso pubblico il bilancio di esercizio al 31 dicembre 2021. Un documento contabile ufficiale che racchiude i risultati del primo anno della tanto attesa e decantata “gestione pubblica” del servizio idrico integrato in provincia.
Va sottolineato che il bilancio chiuso al 31 dicembre 2021 è riferito, ovviamente, al periodo racchiuso tra il 9 luglio e il 31 dicembre 2021, quindi a partire del 9 luglio 2021, sei mesi.
Il risultato di esercizio è negativo, il bilancio chiude con una perdita di esercizio pari ad oltre 1 milione e trecento mila euro a fronte di un capitale sociale irrisorio di appena 20 mila euro.
La Relazione del Collegio dei Revisori dei Conti è impietosa e certifica in modo inequivocabile le difficoltà finanziarie dell’ente e non lascia presagire nulla di positivo per la prospettiva futura.
Per il Collegio “ la struttura organizzativa e le procedure interne non risultano idonee a garantire la conformità alle norme di legge ed a rilevare tempestivamente gli indicatori della crisi dell’impresa e la perdita della continuità aziendale, e rileva la difficoltà nell’accertare la correttezza degli adempimenti posti in essere dagli organi amministrativi in esecuzione delle delibere degli organi sociali.”
Mentre “una carente informativa circa la pianificazione economica e finanziaria relativa ad iniziative rilevanti sia per novità che per dimensione, e riguardo alla adeguatezza ed al buon funzionamento della struttura organizzativa, evidenzia la mancanza di adeguate procedure interne volte a verificare l’adeguatezza e l’efficacia dei flussi informativi generati”.
Sulla scorta delle valutazioni, il Collegio dei Revisori rivolge l’invito alla governance ad adottare “ procedure che assicurino la presenza di personale con adeguata professionalità e competenza a svolgere le funzioni assegnate.”
Il Collegio sostiene che “il sistema di controllo interno risulti inadeguato in quanto non permette la chiara e precisa indicazione dei principali fattori di rischi aziendale e non ne consente il costante monitoraggio e la corretta gestione “ ed evidenzia che “l’assenza di organi preposti allo svolgimento di tale ruolo non consente la prevenzione di non conformità significative rispetto alla legge”.
Il Collegio dei Revisori, inoltre, fa rilievi che riguardano i rapporti con il Direttore Generale, evidenziando che il Collegio “è tenuto a chiedere informazioni al Direttore Generale ogni trimestre in situazioni di assunzioni di rischi significativi o di crisi d’impresa e rilevando la mancata redazione del rendiconto trimestrale relativo agli appalti, alle forniture ed alle spese in economia” ed evidenziando che il “Direttore Generale avrebbe omesso di predisporre una nuova proposta di deliberazione a corredo dell’ultima revisione del progetto di bilancio”, mentre “le proposte di deliberazione non sarebbero sempre corredate dai pareri di regolarità tecnica e contabile da parte dei responsabili del servizio, come obbligatorio.”
A fronte di questo scenario, l’assemblea dei sindaci di Aica nella riunione di ieri pomeriggio ha azzerato il consiglio di amministrazione e nominato un commissario straordinario.
Un vero e proprio colpo di scena nella seduta assembleare che doveva essere dedicata al problema della nomina di un direttore generale di ruolo al posto del facente funzioni Francesco Fiorino. Invece, la presentazione in apertura delle dimissioni del vice presidente del cda Fiorella Scalia (da tempo c’erano fratture interne a tale organo) hanno portato i sindaci presenti a presentare una mozione di sfiducia votata dalla maggioranza. Hanno votato contro in tre, i sindaci di Favara, di Santa Elisabetta e Racalmuto non ha votato il sindaco di Sciacca che era in videoconferenza ma non più in collegamento per un problema tecnico durante le operazioni di voto.
A sorpresa nella stessa seduta è stato nominato il commissario straordinaria nella persona della stessa Scalia, che lascia la vice presidenza per rientrare al vertice dell’organo esecutivo della società consortile. Farà la “traghettatrice”, come quando ha svolto per sei mesi le funzioni di direttore generale.
Il presidente dell’assemblea, Alfonso Provvidenza, afferma che la nomina del nuovo cda dovrà avvenire entro un mese massimo e che la Scalia darà continuità all’attività di Aica.
Sulla vicenda interviene il Cartello sociale in una nota senza sconti per alcuno. Del resto su ciò che è accaduto non potrebbe essere diversamente.
“La presa d’atto da parte dei sindaci delle dimissioni del CDA di Aica. fa saltare il banco a seguito dello scontro sulla nomina del direttore generale. In questo modo si scrive una pagina triste che mortifica le aspettative di tanti cittadini che ancora credono possibile una gestione virtuosa del servizio idrico integrato nella nostra provincia”.
“Un elemento di coerenza – continua il Cartello sociale – si registra nella posizione dei sindaci di Favara, Racalmuto e Santa Elisabetta che votando contro si tirano fuori da schermaglie che non giovano certo al futuro dell’azienda e dei suoi lavoratori”. Più avanti nell’articolo Antonio Palumbo, sindaco di Favara, dirà la sua su ciò che è accaduto, lontano milioni di chilometri da ciò che si aspettavano i cittadini dalla gestione pubblica dell’acqua.
“Il CDA viene liquidato ufficialmente per scarsa produttività mentre poi si sceglie il commissario tra gli stessi componenti dell’organismo deposto”. Come dire fanno uscire dalla porta per fare entrare dalla finestra, ma così è.
“Si tratta – dice il Cartello sociale – di un classico gioco di palazzo che si fa beffa degli utenti e di chi ha creduto in una scommessa che può ancora essere vinta nonostante gli ostacoli che da alcuni settori politici sono stati creati ad arte sul cammino di chi convintamente ha creduto possibile una gestione pubblica del servizio idrico.
In questo scontro, tutt’altro che ideologico, non si tiene conto dei costi di un’operazione che comporterebbe cifre non indifferenti a carico della collettività.
A tal proposito invitiamo il commissario a mantenere e utilizzare i dirigenti e il funzionario interni che hanno consentito di realizzare notevoli economie di scala e di costi, affidandosi a chi conosce bene la materia.
Nello stesso tempo auspichiamo che il prossimo CDA possa essere composto da componenti di alto profilo estranei alle logiche di piccolo cabotaggio.
Un CDA che non sia rigorosamente lottizzato e asservito a logiche di potere.
In questa direzione invitiamo i sindaci a ispirarsi a comportamenti di grande responsabilità perché nel rispetto delle loro prerogative non compromettano le opportunità che consentono di programmare al meglio una dote di 100 milioni a vantaggio di un servizio sempre più puntuale nei confronti dei cittadini utenti e per creare condizioni di maggiore garanzia per i lavoratori ancora fortemente sotto inquadrati che comunque comunque assicurano il servizio nonostante le notevoli problematiche dello star top “.
Dopo il Cartello sociale, facciamo parlare Antonio Palumbo. Per il sindaco di Favara si è trattato di un copione già scritto. “Ho votato contrariamente alla proposta avanzata da parte dei sindaci dell’Aica di azzerare il Cda della società pubblica e soprattutto di individuare l’ingegnere Fiorella Scalia in qualità di commissario dello stesso Cda.
Una scelta, la mia, presa insieme a pochi altri nella convinzione che, fermo restando le innumerevoli carenze del consiglio di amministrazione registrate in questi mesi (e che, sistematicamente, ho provveduto a contestare e segnalare), e nel massimo rispetto verso l’ingegnere Scalia, una scelta così rilevante non poteva essere presa dall’assemblea così come è stata presa: nessun dibattito, nessun confronto, solo una decisione portata avanti con la forza dei numeri e al netto di qualunque valutazione anche di solidità giuridica e che mi è apparsa quasi un copione già scritto. Appare strano che si avesse già il nome di un commissario praticamente pronto prima ancora di sapere cosa sarebbe accaduto al Cda.
Attendiamo adesso che si proceda a rinnovare il Consiglio, nel rispetto della trasparenza e delle procedure pubbliche, individuando personalità di alto profilo tecnico e amministrativo.
Fatto questo bisognerà correre: troppo resta da fare e troppe risposte vanno date ai cittadini.
L’obiettivo è dimostrare che la gestione pubblica può essere davvero virtuosa”. Fino adesso si sta dimostrando solo ed esclusivamente l’esatto contario.