Sui manifesti strappati, al primo cittadino sarebbe bastato un semplice ed immediato scusarsi per la sconsiderata azione del fratello. La gente avrebbe capito.
Ed, invece, il sindaco ha dovuto riflettere a lungo per prendere le distanze dall’errato gesto e per cercare, in qualche modo, di colpevolizzare chi ha disapprovato l’accaduto.
Si gonfia il petto e chiede di lasciare fuori la sua famiglia dalle polemiche, quando è stata la stessa a mettersi dentro al polverone.
Ne parlo con grande dispiacere e amarezza, ma gravissimo è non parlarne.
Nella ricorrenza del 25 aprile, anniversario della Liberazione, sono stati eliminati i manifesti politici che esprimevano liberamente la loro opinione. I partiti del centrodestra hanno, giustamente, condannato l’atto e credo che lo avrebbero fatto a prescindere dal grado di parentela dell’autore del reato con il sindaco. Nessun commento da parte della sinistra che si sente proprietaria del 25 Aprile. Immagino cosa avrebbe fatto la sinistra se l’autore fosse stato un cittadino qualsiasi.
Dove è la normalità a Favara? La normalità sta nel mettere tempo tra un’azione sbagliata e le scuse? Sta nel prendersela con gli altri accusandoli di strumentalizzare l’accaduto a danno del sindaco?
Normale sarebbe stato, con tanto di apprezzamento da parte dell’opinione pubblica, con umiltà chiedere semplicemente scusa senza fare riferimento alla sua famiglia. Da sindaco scusarsi e informare sui provvedimenti amministrativi adottati contro l’autore dello sconsiderato gesto, senza aggiungere altra carne sul fuoco. Non è stato così, il dopo è stato peggiore del prima.
Ad ogni modo, la faccenda è chiusa, se la si vuole chiudere, viceversa, se sarà necessario difendere i valori del 25 aprile, personalmente sono disponibile a non chiuderla mai e in questo sono certo di essere in buona compagnia.