La manifestazione agrigentina “Vogliamo l’acqua” è stata partecipata dai cittadini in modo davvero numeroso, oltre ogni previsione.
Nonostante qualche deputato nazionale avesse pubblicamente invitato a non partecipare, in quanto la riteneva strumentalizzata da forze politiche opposte alla sua.
Alla manifestazione ha partecipato inizialmente il presidente del CdA di AICA che è stato gentilmente invitato ad allontanarsi. Cosa che ha fatto con ogni immediatezza.
La manifestazione è stata sostenuta anche dall’Arcivescovo di Agrigento che ha parlato di servizio idrico inadeguato ed ha sollecitato gli organi competenti a trovare subito le soluzioni emergenziali e a programmare e realizzare gli interventi strutturali risolutivi.
L’Arcivescovo ha parlato di trovare soluzioni “efficaci, efficienti, economiche e solidali, tali da mitigare la crisi idrica dei comparti civile, agricolo, zootecnico e forestale”; soluzioni a “costi di gestione proporzionati al servizio reso”, senza speculazioni “che possano danneggiare i cittadini“.
Da qualche settimana, si stanno ricercando e scavando pozzi, si stanno alleggerendo i procedimenti amministrativi per le autorizzazioni all’attingimento dai nuovi pozzi. Ma perché non si è fatto prima?
E’ stata inoltre autorizzata una nave cisterna militare per alleviare la drammaticità della crisi a Licata. Ma poi si è scoperto che “in base al tempo impiegato per le operazioni di carico e di scarico e per il tragitto di andata e ritorno, ogni viaggio costa circa 50 mila euro, per una spesa pari a 43 euro a metro cubo di acqua”. Non solo. La nave cisterna portava 1.200 metri cubi d’acqua che significa dare poco più di 30 litri d’acqua a ciascuno dei quasi 40mila abitanti di Licata.
Ed anche nel comparto agricolo, le cose vanno male. In alcune zone della provincia si assiste a una guerra tra poveri: la guerra per l’irrigazione agricola dalla diga San Giovanni, la cui canalizzazione prevede l’irrigazione per i vigneti dell’hinterland di Naro e Canicattì e, tramite il riversamento nella diga Furore, l’irrigazione per le colture ortive di Palma Montechiaro-Mosè- Favara. I comuni dei vigneti temono che l’acqua non basti se viene data anche per le colture ortive e scrivono alla Regione. Ma qui il problema non è fare la guerra agli altri produttori degli altri comuni. Occorrono immediate soluzioni emergenziali e l’avvio di atti ed interventi strutturali.
E poi il comparto turistico: nelle grandi strutture alberghiere l’acqua c’è e i turisti non scappano; e ci mancherebbe!!!…Il dramma è per i B&B, per le case vacanza, per gli affittacamere, caro presidente della regione.
In questo contesto, a cosa è servita la manifestazione agrigentina del 2 agosto, con un flusso di popolo come non se ne vedeva da sempre o quasi?
Staremo a vedere. Intanto il Comitato spontaneo “Vogliamo l’acqua” ha consegnato un documento alla Prefettura di Agrigento, con sei punti salienti.
Si chiede particolare attenzione per le utenze deboli, le persone anziane, le famiglie povere, i disabili.
Si chiede ogni intervento possibile, anche il più drastico: per esempio, l’affidamento della cabina di regia al Genio Militare; oppure e/o inoltre, se occorra, anche il commissariamento dell’ente del governo d’ambito e -ove possibile ed indispensabile- anche del soggetto gestore.
Si chiede trasparenza, equità ed economicità nella gestione del servizio idrico.
Si chiede che tutti i cittadini dell’agrigentino abbiano pari opportunità nel fruire del servizio e paghino eguale tariffa, senza comuni di serie A e comuni di serie B.
Si chiedono interventi emergenziali come i dissalatori mobili, ma anche l’avvio degli interventi strutturali.
Ecco, il documento del comitato spontaneo “Vogliamo l’Acqua” consegnato ieri al rappresentante dello Stato nel territorio di Agrigento: cliccare qui per scaricarlo .