Si fa fatica a chiamare emergenza una crisi che dura dalla primavera scorsa con turni di erogazione che dallo Stretto di Messina a salire fino alle Alpi i connazionali non capirebbero e non sopporterebbero. Turni di distribuzione idrica lunghi con attese di 15 giorni a salire fino a 30.
Le città più sofferenti sono Aragona, Favara, Canicattì, Racalmuto e Ravanusa.
Il Prefetto di Agrigento oggi ha convocato una riunione con la presenza dello stesso Prefetto, dottore Caccamo, dei sindaci dei Comuni maggiormente colpiti, dell’assessore regionale all’Energia, Roberto Di Mauro, dei vertici Aica, e in collegamento video anche il capo regionale della protezione civile, Salvo Cocina.
I Comuni di Aragona, Favara, Canicattì, Racalmuto e Ravanusa si portano a casa una maggiore erogazione di 50-60 litri di acqua al secondo prelevati dal lago Fanaco.
Ben poca cosa, ma è già un miglioramento, quando la soluzione definitiva dovrebbe arrivare dal mare con i dissalatori che la Regione ha promesso di installare.
Si è parlato di nuovi pozzi, ma l’esperienza passata, l’agrigentino è un territorio nel quale le siccità si ripetono con una certa frequenza, portano alla ragionevole soluzione di sdoganare il territorio dalla sete attraverso l’utilizzo dei dissalatori e senza perdere altro tempo.
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