Giuseppe Crapanzano
La mancata realizzazione dell’aeroporto è dovuta solo alla volontà di mantenere la provincia di Agrigento nella povertà e nel sottosviluppo, adducendo tutte le scuse possibili.
In allegato la lettera inviata al Presidente della Provincia Regionale di Agrigento quasi 20 anni fa.
Favara 07.07.2008
Alla C.A. del Dott. Eugenio D’Orsi, Presidente della Provincia Regionale di Agrigento.
Preg.mo Presidente, dopo avere sentito la Sua prima intervista e, successivamente anche la seconda, Le scrivo, a proposito dell’aeroporto di Agrigento, permettendomi di inviarle alcune mie personali riflessioni che non mirano certo a dare soluzione al problema, bensì ad essere di stimolo ed anche per portare un piccolo contributo, al fine di superare lo stato di stallo e riuscire almeno a non rimanere “beati ultimi” nella classifica nazionale delle Province Italiane.
La ringrazio per l’attenzione che vorrà prestare a queste mie “povere” riflessioni e, sinceramente, La saluto.
Giuseppe Crapanzano ( Segretario Provinciale Conf.sal – Agrigento)
Aeroporto di Agrigento
Ho sempre sentito dire che nella zona vicino alle miniere, in periodo di guerra, vi fosse stato un aeroporto.
Certo, non era grande, serviva solo ai militari per la guerra, era efficiente e, principalmente, c’era.
Gli anni in cui fu combattuta l’ultima guerra mondiale, e quindi le date a cui fanno riferimenti questi racconti, risalgono al secolo scorso e più esattamente agli anni ‘40 – ‘45, ossia oltre 60 anni fa. Si racconta, pure, che, per l’epoca, era un bell’aeroporto e, come tutti possono notare, non solo era vicino alle miniere e al mare, ma anche vicinissimo alla Valle dei Templi e alla stessa città di Agrigento. Se consideriamo bene le distanze, non era neanche lontano da Caltanissetta, da Sciacca, da Licata e, ovviamente da buona parte della Sicilia sud occidentale. Questo però, allora, aveva solo una importanza relativa, considerato che stiamo parlando di un aeroporto militare.
Ho ancora sentito dire che, oltre a questo, in Sicilia, vi fossero stati vari altri piccoli aeroporti, ed esattamente nelle zone di Sciacca, Trapani, Kinisi, ( 2° aeroporto vicino a Trapani) e Comiso. Orbene, subito dopo la fine della guerra, anzi, subito dopo lo sbarco degli “Alleati”, come sempre avviene dopo le invasioni belliche, la popolazione, poiché aveva bisogno di tutto, ritenne giusto smantellare le strutture aeroportuali “da Misita”, arrivando anche ad arare la stessa pista, per cui dell’aeroporto si persero perfino le tracce.
La stessa cosa, a quanto pare, si è verificata per l’aeroporto di Sciacca, ma non per quello di Trapani o l’altro di Comiso, che anzi è stato utilizzato dagli stessi Americani per farne un centro militare molto importante.
Lasciando perdere gli altri e prendendo in considerazione solo l’aeroporto della zona di Agrigento, dobbiamo dire che da sempre si parla della sua ricostruzione, considerato il valore strategico e la sua importanza per il rilancio dell’economia della zona e perfino della stessa Sicilia.
Tutti sono stati sempre dell’idea di farlo ed anche di farlo al più presto. L’unico inconveniente era “dove”.
Era più opportuno realizzarlo dove si trovava prima, oppure farlo nei pressi di Licata?
Era meglio coinvolgere più attivamente la provincia di Caltanissetta e quindi farlo a Gela, oppure sarebbe stato più opportuno realizzarlo nella zona di Racalmuto?
E mentre tutti i maggiori e più influenti politici discettavano sulla migliore collocazione dello stesso, passavano gli anni, i decenni e, ad alcuni, anche la voglia di costruirlo.
Addirittura qualche anno fa, finalmente, con il cambio del Governo nazionale e regionale, sembrava cosa fatta. Era stata costituita una Società, era stato trovato il sito, era stato realizzato in miniatura, era stato fatto un convegno di presentazione e, addirittura, erano stati trovati, anche se in parte, pure i soldi.
“E’ COSA FATTA, FINALMENTE”, c’eravamo detti tutti. Invece, malgrado la buona volontà, la sua riconosciuta importanza,il grave ritardo di anni trascorsi inutilmente, ecco arrivare “inaspettata” la notizia che, “E’ TUTTO DA RIFARE”, se non , addirittura che fosse meglio “lasciare perdere, una volta per tutte”.
Le motivazioni sono naturalmente le più disparate: occorre prima fare le autostrade; migliorare la strada ferrata e velocizzarla; potenziare il porto di Porto Empedocle; costruire invasi per raccogliere l’acqua; dare il lavoro a tutti; etc. etc. etc. . Certo, non piace a nessuno viaggiare su strade definite “della morte” a causa dei terribili incidenti mortali che continuamente si ripetono su di esse.
Ed occorre provvedere con urgenza ad avviare almeno i progetti per la realizzazione degli invasi per la raccolta di acqua piovana per lenire la sete della popolazione siciliana e per rilanciare l’economia agricola.
Chi è contrario, poi, al potenziamento dei porti, tra cui quello di Porto Empedocle per il rilancio dell’industria turistica?
Ma, ormai, comincia a diventare opinione comune che la mancata realizzazione dell’aeroporto sia dovuta solo alla volontà di: mantenere la provincia di Agrigento nella povertà e nel sottosviluppo, adducendo tutte le scuse possibili.
Lasciare le infrastrutture nelle condizioni in cui si trovano ora, quando occorrono sette ore di treno per andare da Agrigento a Messina, un percorso di appena 250 chilometri (altro che alta velocità), o lasciare le strade nelle condizioni in cui si trovano, significherebbe condannare la nostra provincia ai soliti “cammini della speranza” che hanno reso ancora più povera questa nostra terra.
Perdere ancora l’occasione della costruzione dell’aeroporto, che darebbe grande sviluppo turistico a livello mondiale, sarebbe, però, come volere guardare indietro e, rimanendo sempre nel dubbio e nell’incertezza delle scelte, consentire agli anni di passare e continuare ad avere la realizzazione del “niente”.
Dell’aeroporto ad Agrigento o nelle sue immediate vicinanze, se ne parla da troppi decenni e siamo convinti che la sua mancata realizzazione sia da attribuire ad una precisa scelta politica del passato.
Oggi è arrivato il momento di dire basta e fare di tutto perché le promesse dei Governi: Nazionale, Regionale e Provinciale, non si rivelino “le solite promesse da marinaio”.
Il Mezzogiorno d’Italia ha puntato tutto su un auspicato cambiamento della politica e ad esso ha dato il massimo della fiducia possibile, ora spetta ai nostri politici e parlamentari pretendere che il Sud non sia lasciato nell’abbandono e che la Sicilia e la nostra provincia in particolare diventi un “grande cantiere” per la realizzazione di tutto ciò che occorre.
Il Sud e Agrigento, non vogliono più avere solo assistenza, ma vogliono essere messi nelle condizioni di sviluppare tutte le capacità occupazionali che hanno “in pectore” e l’aeroporto “A.A.V.T.” ( Aeroporto Agrigento Valle dei Templi) potrebbe essere proprio il volano necessario, ma occorre, pure, che ciascuno di noi ne sia pienamente convinto e non remi contro.