Dopo il CD dal titolo “Mari Matri”„ che potete trovare su You Tube e Spotify, presenta, in lingua siciliana, il suo nuovo singolo dal titolo “Si lu munnu…” con omonimo videoclip. Con questo brano musicale, Calabrese, intende mettere in evidenza alcuni aspetti che attraversano la storia degli uomini: l’egoismo, l’avidità, l’arroganza e la prepotenza che portano alla violenza e alla sopraffazione e che si traducono nella indifferenza e nell’ingiustizia verso i deboli per poi sfociare perfino nella guerra.
Il primo verso della canzone recita: “Si lu munuu nun fossi fattu d’intentu, nuddu ci dicissi na priera a un Santu…”.
Il brano, pur riferendosi all’universalità degli uomini, prende spunto dalla tradizione popolare isolana, specie in quella religiosa, in cui il tornaconto personale, nulla togliendo alla generosità e alla ecletticità del popolo siciliano ne rappresenta uno degli aspetti caratteriali.
Autorevoli scrittori siciliani, hanno trattato questo argomento; Leonardo Sciascia ad esempio, nel saggio introduttivo al volume “Feste religiose in Sicilia”, descrive il rapporto dei siciliani con la religione, sottolineando «il crudo carattere di un patto tra l’uomo e il suo patrono celeste in cui l’uomo si impegna a fare una penitenza o a elargire dei doni per ottenere una grazia. Così pure Nino Martoglio che nella sua commedia teatrale “San Giuvanni decullatu”, mette in luce questo stretto rapporto tra l’uomo ed il santo patrono.
Per comprendere meglio questo rapporto ci viene in soccorso un episodio legato alla Patrona di Palermo, Santa Rosalia, che secondo la leggenda nel 1624 divenne Patrona della città perché liberò Palermo dalla peste sostituendo così la precedente patrona Santa Cristina.
Nel brano musicale “Si lu munnu vengono segnalati anche gli effetti del riscaldamento globale, sempre più visibili e di forte impatto nella quotidianità della nostra vita e attribuibili alle attività umane in ragione del profitto per il quale viene abbandonata qualsiasi politica di reale tutela ambientale.
Infine, Peppe Calabrese, si sofferma sul ruolo fondamentale che il canto popolare ha svolto nella vita sociale e culturale della Sicilia, fungendo da mezzo di comunicazione, espressione di identità e strumento di socializzazione. I canti popolari, tramandati oralmente di generazione in generazione, hanno documentato la storia, le credenze e le pratiche sociali della Sicilia
La canzone — come del resto gran parte della produzione musicale della tradizione popolare — rappresenta al contempo un mezzo di denuncia e di protesta per mettere in luce problemi sociali e politici.
Alla realizzazione del brano hanno collaborato: violino Luigi Aminco, chitarre, laud , tres Osvaldo Rizzo arrangiamenti, fisarmonica, piano e percussioni Graziono Mossutoin collaborazione con la Jarathstudio riprese e montaggio Graziono Mossuto