Il titolo non è una esagerazione in considerazione del fatto che la Regione definisce “vitale” la fornitura al giorno per persona pari a 50 litri. Afferma la Regione che “L’erogazione giornaliera per l’alimentazione e l’igiene umana, considerata diritto umano e quantitativo minimo vitale garantito, è pari a 50 litri per persona”.
Intanto Girgenti acque continua a tagliare il servizio a chi non paga. Chi non paga, dunque, è destinato almeno in teoria a morire non ricevendo il minimo garantito. Per fortuna, non muore nessuno, ché il povero si da verso e si salva.
C’è il bonus idrico, ogni singolo Comune riceve da Girgenti acque una certa percentuale degli incassi destinati a chi è in difficoltà economiche. Quasi nessuno fa richiesta del bonus e c’è un motivo. I parametri utilizzati non tengono conto delle caratteristiche della nuova povertà. Se il riferimento è l’Isee, il nuovo calcolo ISEE 2017 prende in considerazione anche redditi familiari esclusi prima della riforma del 2015, quali gli assegni al coniuge e ai figli.
La crisi economica ha colpito, non ci vuole molta fantasia, le classi più deboli. I piccoli proprietari terrieri fanno parte della nuova povertà, pur proprietari della casa di campagna e di un appezzamento di terreno. Le donne che hanno scelto di dedicare la loro vita ai genitori, una volta venuti meno questi ultimi, ereditano proprietà che non producono reddito, vecchi magazzini e abitazioni nel centro storico sui quali devono anche pagare le tasse. La famiglia che ha, contemporaneamente, più figli che frequentano l’Università. La nuova povertà ha diversi aspetti e l’elenco è lungo.
Ora lasciamo il lungo elenco e analizziamo il problema con i numeri che non tradiscono mai.
Girgenti acque ha 161mila utenti per una popolazione di 340.000 persone, oggi la morosità si attesta intorno al trenta per cento. Il fatturato di Girgenti acque è di circa 36milioni di euro, un terzo equivale a 12milioni. Per risolvere il problema povertà, così come oggi viene affrontato, occorrerebbero circa 12milioni di euro. Un bonus di 12milioni di euro all’anno, quando in totale i 27 Comuni gestiti dall’azienda di Marco Campione ricevono circa 2milioni di euro, che non vengono, dicevamo, in buona parte utilizzati perché di difficile accesso.
Don Marco Damanti, parroco della Chiesa dedicata ai Santi Pietro e Paolo, che apre le docce della sua parrocchia a chi non gode più del servizio idrico ci racconta con amarezza “che tagliare l’acqua ad una famiglia è violenza su un debole. Come può la stessa Regione definire vitale un servizio e, nello stesso tempo, non preoccuparsi del dramma delle famiglie che non possono affrontare la spesa della fornitura idrica. Un terzo dell’utenza è moroso, si traduce in numeri che oltre 50mila utenze hanno difficoltà, più di centomila persone rischiano di non godere del bene essenziale dell’acqua. Dovrebbe la Regione impedire il blocco del servizio e garantire il minimo vitale. Dovrebbe preoccuparsi nell’immediato ad abbassare il costo dell’acqua. L’acqua è un dono di Dio a tutti gli uomini nessuno escluso. Ci vogliono nuove leggi regionali, nuove regole che non favoriscano più l’arricchimento di pochi a danno della gente. Davanti ad un problema così grande tutti i politici dovrebbero impegnarsi a risolverlo, a prescindere dai partiti dei quali fanno parte. C’è l’odioso canone imposto dalla Regione, ci sono troppi passaggi nella distribuzione del prezioso liquido, cause dell’elevato costo che impedisce l’accesso a tutti i cittadini e che mortifica le classi sociali deboli”.