Nell’area dedicata alle principali mete turistiche siciliane, nel sito ufficiale della Regione Sicilia, su Agrigento si legge che “per la visita è necessario un giorno”.
Ne abbiamo già parlato ieri, in un articolo che riporta un’intervista con un gestore di b&b, ma vogliamo tornarci.
Le risorse locali sulle quali deve fondarsi l’economia della città sono le ricchezze culturali e ambientali. La Valle dei templi, il museo, il centro storico e la nostra costa meritano “soggiorni” più lunghi, anche a fronte del colossale fallimento del sindaco nella cura della cosa pubblica.
Seppure invasi dalla sporcizia, dall’appuntamento, quasi mensile, con montagne di spazzatura, con una segnaletica non adeguata, con mezzi pubblici che non offrono la possibilità di visitare gli angoli più belli del territorio, con il mare inquinato e l’elenco è lungo, nessuno ha rubato ad Agrigento i suoi tesori.
Sono dove sono sempre stati, dicevamo, non curati, ma pur meritevoli di essere visitati.
Ora, non parrebbe che, nell’immediato, per avere un Capoluogo di provincia più accogliente sia necessario ricorrere agli aiuti europei o correre a Roma e a Palermo a cercare porte che non si aprono.
Il servizio di igiene ambientale è pagato dai contribuenti e lo stesso vale per il servizio idrico, gli agrigentini pagano per il mantenimento della burocrazia comunale e della macchina politico-amministrativa. Che c’entra l’Europa, Roma e Palermo?
Che c’entra tutto il mondo arabo nella promozione delle ricchezze locali? Oggi internet ti apre al mondo e con bassissimi costi.
A proposito di mondo arabo, caro Marco, gli Emirati sarebbero alla fame se non avessero scavato i pozzi per estrarre il petrolio, ma tu per loro fortuna non sei uno sceicco.
Potresti, comunque, iniziare a provare a “estrarre” i tesori di Agrigento e mostrarli come meritano di esserlo, favorendo l’economia locale che a chiacchiere e promesse resta nella sua assoluta povertà.
“Basterebbe poco per rendere questa città a misura di turista!”. Lo dice un operatore del settore del turismo, ma siamo in tanti a pensarlo.
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Vittorio Terracciano liked this on Facebook.