“A cosa stai pensando” è al momento una vera e propria provocazione, una domanda capace di scatenare nella mente di ognuno di noi riflessioni al vetriolo. Viviamo un periodo difficile e non si vede la fine del tunnel, mentre la politica non è più credibile. Ci ha disincantati convincendoci sul suo vero centro di interesse che sembrerebbe essere il carrierismo, l’ambizione di raggiungere a ogni costo posizioni di primo piano, piuttosto che puntare al bene del popolo.
“Dopo che si è consumata l’ennesima congiura di palazzo pur di raggiungere il potere – scrive Giovanni Moscato – con la complicità e l’avallo di quelli che il potere lo vogliono mantenere a tutti i costi, fregandosene di cosa pensano gli italiani, cosa si può pensare?
Ormai certa politica, o certi politici sono lontani anni luce dal contatto con la gente, giustificano le loro operazioni politiche affermando che si ” sacrificano” per il “bene del paese” ma davanti agli occhi della gente hanno perso qualsiasi credibilità, tirano a campare. Finche dura è fortuna.
Io, al momento penso quello che pensano milioni di italiani, cioè che qualche centinaio di deputati che non rappresentano la volontà popolare, decidono a loro piacimento le sorti di un intero popolo.
Anche a livello locale, cosa si può pensare su chi chiede continuamente sacrifici alla gente, portata dalle loro scelte scellerate e vessatorie al limite della sopravvivenza. Cosa si può pensare se continuano a mantenere i loro privilegi, anzi li aumentano?
Io penso che in tanti siamo ormai stanchi di ascoltare “faremo, faremo, faremo”, e il faremo detto ieri non si concretizza mai con il “oggi abbiamo fatto”.
Facebook chiede a tutti “cosa stai pensando”, per ragioni di serenità pubblica, perdurando il periodo di profonda crisi economica e sociale, sarebbe opportuno cambiare la domanda con una meno diretta. Anzi, potrebbe sostituirla con un suggerimento tipo “meglio non pensarci”, in attesa che altri maggiormente titolati a chiedere agli italiani cosa stanno pensando si siano adoperati, realmente, in loro favore”.
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