Capita, purtroppo, abbastanza spesso nell’attuale periodo di perdere il posto di lavoro, ma a pochi sarà capitato di perderlo malgrado la particolare attività sia stata definita “essenziale”.
Come dire “il tuo lavoro è indispensabile, ma ti devo licenziare”. E’ paradossale, ma è preciso, preciso quello che sta accadendo ai componenti delle cooperative sociali che gestiscono due asili nido a Favara.
Licenziati senza neppure “godere” di opportune motivazioni alla perdita occupazionale. Manco la soddisfazione del venire meno l’utilità lavorativa. Di più, licenziati nonostante la volontà del datore di lavoro di farli continuare. Non solo, il datore di lavoro, cioè l’amministrazione comunale, continua a pagare gli affitti dei locali degli asili nido, mentre alle lavoratrici non arriva un centesimo di euro.
Si muore in perfetta salute e senza un imprevedibile incidente. A Favara è così.
Si sapeva della scadenza del 31 Dicembre e per tempo si doveva espletare l’iter per dare continuità al servizio definito dal Comune “essenziale”. C’è, molto probabilmente, una verità che non si dice? Se c’è, bisognerebbe conoscerla fino in fondo questa verità, ché se perdo il posto di lavoro è bene che io conosca le vere ragioni del danno ricevuto, per farmene una ragione, per rassegnarmi. Meglio, se conosco i motivi reali direttamente dalle parti interessate, posso dare un mio contributo a salvarmi il posto di lavoro.
Parlo, mettendomi nei panni delle persone al momento in grande difficoltà. Non accetterei di perdere altro tempo sulla pelle mia e della mia famiglia. Occuperei la stanza del sindaco così come hanno fatto le lavoratrici fino a quando al “c’è la volontà” non si aggiungerà “buona” o “cattiva”. O fino a quando, qualcuno mi dirà che servizio “essenziale” è una definizione per gioco, così tanto per dirlo, ché in realtà se ne potrebbe fare benissimo a meno. Ma non posso essere licenziato, quando tutti mi dicono che il mio lavoro deve continuare. Non posso morire quando tutti mi gridano di essere in ottimo stato di salute, mentre non ho nessuna intenzione di suicidarmi. A Favara dove tutto è di più si può morire “scoppiando” di salute, per un prevedibile “buco”.