Nel recente passato, nel 2002, la siccità aveva condannato il territorio alla sete. Fu emergenza, si nominarono i Commissari straordinari per l’emergenza idrica, i comitati tecnici in Prefettura. Bisognava dividere la poca acqua che c’era. Ieri all’emergenza idrica si associavano le cause della siccità, oggi non è più così considerato che ad invasi pieni si rischia fortemente l’emergenza idrica.
Un’emergenza figlia della non decisione, della perdita di tempo. E di perdita di tempo non ne parla solo il giornalista, sarebbe ben poca cosa, ma il deputato regionale Margherita La Rocca Ruvolo sindaco di Montevago e componente dell’Ati idrico di Agrigento. La perdita di tempo è, tra l’altro, la causa delle dimissioni dal direttivo Ati della sindaca di Favara, Anna Alba. Nello stesso tempo ne parla l’avvocato Giuseppe Di Miceli rappresentante di Konsumer Sicilia. Da mesi il rappresentante dell’associazione di consumatori sottolinea che non si può andare avanti in questo modo. L’acqua per arrivare a casa dell’utente necessita di un gestore, non ci arriva da sola. C’è bisogno delle reti idriche, di manodopera, di fatturazioni del consumo e di incassarne la vendita per coprire le spese. Girgenti acque è un’azienda praticamente fallita, raggiunta da provvedimenti antimafia emessi dal Prefetto di Agrigento e dallo stesso commissariata e non lo è da ieri, mentre senza un qualsiasi gestore l’acqua, dicevamo, non arriva ai cittadini utenti. Non è cosa di poco conto.
L’ATI, intanto, “presieduta da Francesca Valenti, sindaco di Sciacca, continua a segnare il passo. Parla di gestione consortile, ma oltre non va”. Lo scrive un altro giornalista, Filippo Cardinale del Corriere di Sciacca.
I sindaci sembrerebbero essere orientati alla costituzione di un’azienda consortile speciale. Ciò si tradurrebbe nel lavoro di 43 Consigli comunali che devono approvare la scelta. Un lungo lavoro che dovrebbe spingere maggiormente a non perdere altro tempo. .
L’attuale gestore dell’acqua finanziariamente agonizzante, adesso deve affrontare e soddisfare la richiesta dell’Ati a incassare oltre 830mila euro per il recupero di canoni. In questo quadro, nel corso della riunione di ieri sera dell’Assemblea dei sindaci, è emersa “l’assenza di una “strategia” per garantire il futuro del funzionamento del sistema idrico in provincia di Agrigento. È anche emerso che non è ancora pronto neanche un riscontro completo e oggettivo sulla questione dei comuni non consegnatari, il cui iter di riconoscimento del diritto alla gestione diretta è ancora in alto mare, nonostante dovesse concludersi entro il 30 maggio”. Lo scrive Cardinale e personalmente lo sottoscrivo.
Questa è l’emergenza idrica del 2019, dalla quale probabile, come in passato, ci salveranno i Commissari straordinari, lo Stato, la Regione, la Divina Provvidenza con qualche miracolo, ma non l’Ati idrico di Agrigento.