Da vivi i poveri sono pressoché invisibili, utili solo a fare la differenza con i ricchi. Da morti, invece, prendono consistenza, fanno riflettere sui valori dell’esistenza. Guardate lo scatto pubblicato, non è un campo qualsiasi, è un camposanto che accoglie i resti umani dei poveri in una delle città più ricche al mondo.
Fa impressione non vedere nulla che possa identificare le tombe. Tra i morti ci sono molti italiani che all’inizio del secolo scorso lasciarono l’Italia alla ricerca di fortuna. Scusatemi ma non vi ho ancora detto come si chiama e dove si trova il cimitero, rimedio subito. È il Calvary Cemetery, cimitero cattolico di New York, Stati Uniti con circa 3 milioni di sepolture. Un enorme camposanto fondato nel 1848 di proprietà dell’arcidiocesi cattolica di New York .
All’interno del luogo sono anche sepolti, in uno spazio decoroso con monumenti marmorei, croci, lapidi, grandi personalità della politica, dello spettacolo, della cultura, militari, poliziotti tra i quali Joe Petrosino il famoso comandante della Squadra italiana.
Diviso in diverse zone ad un certo punto ti impatti nello spazio che vedi nella foto pubblicata. Un campo senza nessun segno di identificazione delle tombe.
Da questa parte dell’oceano a Favara c’è un cimitero con le sepolture senza nome, che hanno, comunque, un pezzo di ceramica contenente il numero del quadrato, della fila e del posto per risalire all’identità del defunto, dall’altra parte del mare si vede un grande prato e nient’altro.
Per NIAF, National Italian American Foundation, sarebbero oltre 20 milioni gli italo americani. Loro hanno partecipato alla costruzione della Grande America. La storia degli italo americani è stata scritta da milioni di laboriose persone alcune di loro hanno raggiunto grandi traguardi e la notorietà come Fiorello La Guardia sindaco di New York, Robert De Niro attore, Francis Ford Coppola uno dei maggiori cineasti della storia del cinema, Frank Sinatra cantante internazionale e attore, Joe Di Maggio un dei più grandi giocatori di baseball statunitense, Rudy Giuliani sindaco di New York e l’elenco è lungo, anzi lunghissimo.
Ma non per tutti l’America rappresentò la fine della povertà e dei sacrifici. Quel prato accoglie anche le sepolture di italiani che hanno inseguito senza successo il sogno americano nella prima metà del secolo scorso. Tra questi una ragazza, si chiamava Assunta, arrivata negli Stati Uniti molto probabilmente intorno al 1920. Scappava dalla fame e trovò sacrifici e la morte che la colse giovane mamma. Assunta è una dei tanti ragazzi e ragazze della nostra Isola e d’Italia che vissero sempre e ovunque da invisibili e nel campo di Calvary Cemetery continuano ad esserlo. Con la grande differenza che da morti ti riempiono il cuore di orgoglio, di tantissima ammirazione e amore pur in assenza di monumenti, ceppi, frasi e titoli altisonanti, forse perché come recitava il grande Totò de Curtis nella sua “Livella” ‘Nu rre,’ nu maggistrato, ‘nu grand’ommo, trasenno stu canciello ha fatt’o punto c’ha perso tutto, a vita e pure ‘o nomme” o forse perché quel vuoto fa pensare più di ogni altro alla pietà, ad un infinito sentimento di affettuoso dolore.