E’ la Sicilia a crescere di più in termini occupazionali -secondo i dati elaborati dall’ufficio studi della Cgia– nel biennio 2023-2024, tanto che da fine anno 2022 a fine anno 2024 ci sono 133.600 nuovi posti di lavoro.
Certo, sul periodo influisce anche il super-bonus del 110% che ha stimolato i lavori edilizi e ha consentito l’emersione -e la conseguente regolarizzazione- del lavoro nero che probabilmente in Sicilia era più diffuso di quanto si immaginasse.
Ma il traino del rialzo occupazionale è stato guidato dal settore agro-alimentare, nel quale il numero di nuovi occupati è salito più che negli altri settori.
“Il merito dell’aumento dei posti di lavoro registrato in questi due anni di governo Meloni” -dice Paolo Zabeo, coordinatore dell’ufficio studi della Cgia, al quotidiano regionale Giornale di Sicilia– “è riconducibile più agli imprenditori che alla politica”.
Il governatore siciliano, Renato Schifani, approfitta comunque di questi dati positivi per affermare che il suo governo continuerà sulla scia delle politiche degli incentivi occupazionali e sul percorso dell’innovazione.
Ma, accanto a questi dati positivi, si registra anche che ci sono alcune qualifiche introvabili. Ci sono posti che, nonostante l’aumentare dell’offerta lavorativa, restano senza domanda.
E’quanto dicono i dati che pubblica mensilmente UnionCamere. Questi dati parlano inesorabilmente di posti che, anche in Sicilia, restano pressoché sempre scoperti: per esempio, quelli di fabbro, lattoniere, saldatore, carpentiere metallico. Ma scarseggiano anche gli ingegneri e gli specialisti nella progettazione di applicazioni.
Questa la situazione. Forse non guasterebbe una politica che incentivi il percorso professionale relativo a queste figure specializzate. Forse il governo regionale ci sta pensando di già.