Sono due ex consiglieri comunali, noti per il loro attivismo politico e protagonismo civico, a sollevare il problema del decoro dell’area dove è ubicato il monumento alla memoria di monsignor Angelo Ficarra.
I due ex consiglieri sono Gino Cilia (è stato anche presidente del consiglio comunale) e Nardo Di Stefano. I quali hanno scritto al Sindaco, Vincenzo Corbo, al Consiglio Comunale, presieduto da Mimmo Licata, e al Vicariato Foraneo di Canicattì, retto da don Calogero Morgante, per chiedere notizie e chiarimenti sul monumento del Vescovo Angelo Ficarra, eretto negli anni sessanta del secolo scorso nell’area al bivio tra la via Monsignor Ficarra e Viale Della Vittoria.
La lettera di Cilia e Di Stefano
I due ex consiglieri comunicano anzitutto “di non avere potuto accedere nel sito indicato poiché l’ area ove è ubicato il monumento risultava sbarrato e quindi inaccessibile”.
Lamentano inoltre che “il busto di sua S. E. il Vescovo veniva vergognosamente coperto da sterpaglie che ne impedivano, dalla strada pubblica, la visibilità”.
Poi, la denunzia più grave: “il comune di Canicattì negli ultimi anni ha proceduto alla vendita dell’area all’ ENI, dove insiste il distributore di carburante, e che l’Ente in quella occasione non avrebbe provveduto a salvaguardarsi il diritto alla proprietà della porzione del suolo ove è eretto il monumento e soprattutto della scultura raffigurante il nostro emerito Concittadino”.
“Tale grave e negligente determinazione operata dalla Amministrazione Comunale, se venisse confermata” -continuano ancora i due ex consiglieri- “rappresenterebbe un grave vilipendio alla figura dell’illustre nostro concittadino il vescovo Angelo Ficarra, oltraggio alla Comunità Religiosa e una grave mancanza di rispetto a tutta la Cittadinanza”.
La figura di Monsignor Ficarra
Sin qui, Gino Cilia e Nardo di Stefano che intendono prendersi cura della salvaguardia della memoria di Monsignor Angelo Ficarra ((Canicattì, 10 luglio 1885 – Canicattì, 1º giugno 1959).
Vescovo di Patti (dal 1937 al 1957), monsignor Ficarra è stato il più autorevole studioso della vita e delle opere di San Girolamo, sul quale ha scritto monografie e contributi scientifici, oltre che -nel 1928- la redazione della voce San Girolamo per l’Enciclopedia Treccani, su incarico di Giovanni Gentile, direttore scientifico dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana.
Noto per la sua refrattarietà al potere politico, il vescovo canicattinese è balzato all’onore delle cronache dell’estate 1950 quando firmò la petizione pacifista contro la proliferazione nucleare (il cosiddetto appello di Stoccolma) promossa dai Partigiani della Pace, guidati dal premio Nobel, comunista, Frédéric Joliot-Curie. Erano i tempi della scomunica di Pio XII verso i comunisti e in particolare del divieto ad appoggiarne le associazioni da essi organizzate “anche se camuffate sotto altri nomi“.